BIM, appalti digitali per l’edilizia
Ultima chance per le costruzioni

BIM, appalti digitali per l’edilizia Ultima chance per le costruzioni
di Edoardo Cosenza*
Sabato 25 Marzo 2017, 10:50 - Ultimo agg. 26 Marzo, 23:01
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Il tema del BIM e della digitalizzazione degli appalti è solo una parte di una questione più grande: quella della modernizzazione e della innovazione tecnologica nel comparto delle costruzioni. Comparto che in Italia e specie nel Mezzogiorno rappresenta una percentuale elevatissima del PIL; che oggi è ancora in crisi ma la cui ripresa può trascinare molti altri comparti. Dunque ben venga la spinta del nuovo codice degli appalti con la graduale introduzione del BIM. E cioè della Building Information Modeling (o Model, oppure Management, la M finale può avere varie interpretazioni). Partendo proprio dal BIM, l’Italia è indietro nell’adozione. Al pari di molti altri paesi occidentali, ma decisamente indietro rispetto al Regno Unito, agli USA, ai Paesi arabi più sviluppati.

L’introduzione in Italia non è una opzione, è una necessità per non rimanere arretrati e tagliare fuori dal nuovo mondo delle costruzioni professionisti ed imprese. Che diventa poi una grandes chance per i professionisti e gli imprenditori, magari di nuova generazione, che si faranno trovare pronti. La possibilità di rallentare o fermare l’avanzamento, che spesso è una tentazione italiana, non esiste e non deve avere spazio di azione: si tratterebbe di mettere il nostro Paese fuori dal mondo degli appalti europei ed internazionali. E poi, o meglio potrei dire soprattutto, rappresenta una grande occasione per rendere più efficiente ed economico il nostro settore. Qualcuno, ad esempio nel Regno Unito, stima possibili risparmi dovuti alla digitalizzazione del 20%; io sono più prudente e d’accordo con stime dell’ordine del 6-7% che comunque rappresentano una opera in più per i cittadini, se siamo nel mondo degli appalti pubblici, ogni quindici. Inoltre ci sono risparmi dello stesso ordine di grandezza nei tempi di realizzazione.

Per i non addetti ai lavori, per BIM si intende una piattaforma interoperabile ed informatica di lavoro, che vede al centro il modello completo del progetto e tutti gli attori, dall’ideazione alla progettazione, dalla realizzazione alla manutenzione, che interagiscono continuamente con il progetto stesso. Senza invece interagire fra di loro one-to-one, magari in tempi diversi, come invece accade nella progettazione classica. Naturalmente interagiscono in via informatica, e dunque mediante i software ad esempio per la progettazione e l’analisi delle strutture, degli impianti elettrici e meccanici, dei cronoprogrammi e dei costi, della sicurezza, della gestione; software che siano in grado di dialogare fra loro con formati appropriati (formato ifc = industry foundation class). Creando cioè un modello multidimensionale e multidisciplinare, che introduca tutti gli aspetti cruciali della costruzione possibilmente dalla concezione alla demolizione. 

In linguaggio BIM, le prime tre dimensioni sono ovviamente quelle fisiche, in cui si inseriscono interagendo fra loro tutte le progettazioni ingegneristiche ed architettoniche. Già lavorare direttamente su una piattaforma tridimensionale è una innovazione, in quanto normalmente i progettisti interagiscono in uno spazio bidimensionale, ovvero sui disegni stampati. Si aggiungono poi diverse valutazioni, per costituire ulteriori elementi comuni di interoperabilità per creare ed aggiornare diversi livelli della progettazione e che convenzionalmente si chiamano ancora dimensioni. La quarta dimensionale è ovviamente il tempo, che consente di avere cronoprogrammi dell’opera sempre aggiornati in tutte le parti, potendosi seguire in modo affidabile la tempistica realizzativa. La quinta dimensione è quella economica, consentendo di avere computi metrici ed quindi economici sempre completi, tenendo sotto controllo i costi dell’opera. La sesta dimensione è costituita da tutti i problemi di efficientamento energetico, degli involucri e degli impianti: immediato dunque conoscere l’efficienza e la variazione di efficienza energetica dell’intera opera. La settima dimensione è quella del Facility Management, e cioè dei processi ottimali di ogni parte, per la gestione e la manutenzione nel tempo dell’opera. Infine l’ultima dimensione attualmente introdotta nella piattaforma interoperabile, l’ottava, è riferita alla sicurezza, e quindi l’aggiornamento di tutti i piani relativi a tutte le parti progettuali a favore del coordinatore e di tutti gli operatori della sicurezza. 

Comunque i software sono una parte importante, ma non la parte più importante. Che rimane il progetto e la capacità di comprendere bene la propria materia e sopratutto sapere dialogare con gli esperti delle altre materie dei vari professionisti della filiera. Per una vera progettazione integrata e sostenibile.

Il BIM consente di eliminare in partenza gli errori di progettazione, ad esempio le indesiderate interferenze fra struttura ed impianti: con la Clash detection il modello se ne accorge subito. Non si può cioè scoprire in fondo alla progettazione o addirittura in fase di realizzazione che un impianto elettrico, oppure un cavedio di aereazione, oppure una pluviale attraversano una trave o addirittura un pilastro: in quanto tutti i diversi modelli interagiscono fra di loro. Ed è anche possibile avere in tempo praticamente reale le conseguenze progettuali di qualsiasi variazione, in termini di tutte le dimensioni descritte. E sono solo alcuni esempi delle tante nuove possibilità.

Sono necessarie nuove competenze delle figure professionali. Ma poi vi saranno risparmi per le imprese bene organizzate e per le Pubbliche amministrazioni. E in definitiva risparmi per i cittadini.

L’introduzione dovrà essere graduale, perché tutte le parti della catena - stazioni appaltanti, progettisti, commissioni di gara, direttori dei lavori e coordinatori della sicurezza, imprenditori, collaudatori, manutentori ecc - dovranno essere preparate. La catena del mondo delle costruzioni è lunga e basta il cedimento di un anello per provocare il collasso dell’intero sistema...

La Commissione ministeriale voluta da Graziano Delrio, di cui anche io ho l’onore di farne parte, sta preparando la bozza di decreto ministeriale, sotto l’attento ed equilibrato coordinamento di Piero Baratono, provveditore delle opere pubbliche di Lombardia ed Emilia-Romagna. Prima della stesura sono state ascoltati in audizione tutti i soggetti pubblici e le associazioni di categorie interessate nel processo. La gradualità dovrà consentire in tempi ragionevoli l’utilizzo del BIM da parte delle catene più efficienti, ma anche di non creare blocchi agli appalti con imposizioni non verosimili alle catene meno pronte.

Il BIM è una occasione importante di modernizzazione, anche nella ricerca e nella didattica. L’Università di Napoli Federico II se ne è resa conto da molto tempo ed ha fatto partire ricerche ed un Master –il primo nel Mezzogiorno - che ha avuto un consenso enorme. 

Da quest’anno 2017 il BIM si insegnerà anche nei corsi della Laurea Magistrale in Ingegneria Strutturale e Geotecnica. L’Università ed in particolare il Dipartimento di Strutture sta seguendo gli sviluppi normativi con attenzione, in particolare partecipando attivamente con propri docenti alle attività dell’UNI 11337 che sta normando le procedure. E la Federico II sta anche creando giovani imprenditori pronti ad entrare nel mondo del lavoro con i giusti strumenti, mediante spin off.

Ma il BIM è solo una parte, seppur molto importante, del processo di modernizzazione. Più in generale la modernizzazione e l’innovazione tecnologica sono essenziali in un mondo delle costruzioni che guardi al futuro. Questo è un discorso lungo e complesso e che quindi non posso affrontare in questa breve nota; deve passare per la forte interazione con altre culture, come l’informatica, l’ingegneria gestionale, la robotica, la scienza dei materiali. E la fantasia napoletana potrà essere di grande aiuto: non è un caso che i primi pezzi in calcestruzzo costruiti con una stampante 3D siano made in Napoli, Federico II, complesso di San Giovanni a Teduccio. E lo saranno anche i primi pezzi in calcestruzzo costruiti da un robot. Tutta una nuova prospettiva per l’industria delle costruzioni, che può entrare a pieno titolo nell’ambito di Industria 4.0.

* Università degli Studi di Napoli Federico II
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