​Mangiare bene per stare bene:
calendario dei cibi contro tumori

Mangiare bene per stare bene: calendario dei cibi contro tumori
di Salvatore Panico*
Domenica 9 Aprile 2017, 12:40 - Ultimo agg. 12 Aprile, 17:18
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Lo scorso ottobre la rivista inglese The Lancet ha pubblicato l’ultima edizione del periodico report su quello che viene definito «il carico globale delle malattie in Europa», attraverso il quale si tenta di stimare la dimensione della condizione di perdita della salute, indicandone anche le possibili ragioni. Si identificano così le principali condizioni che determinano le malattie, gran parte delle quali appaiono profondamente legate al modo di vivere. I dati consentono di stimare il potenziale preventivo delle modifiche di alcune delle condizioni riportate. Per l’Italia, non diversamente che da altri Paesi Europei, al primo posto tra i determinanti ci sono i rischi legati alle abitudini alimentari, che si lasciano alle spalle i rischi associati all’abitudine al fumo di sigaretta e all’inquinamento atmosferico. Tutte le principali malattie croniche e degenerative (in particolare le malattie cardiovascolari e i tumori) sono influenzate da abitudini alimentari non salutari. E non solo per problemi legati alla sicurezza alimentare (provenienza degli alimenti, conservazione, sofisticazioni) ma soprattutto a come la nostra popolazione si alimenta, cioè quali cibi mangia.

Gli ultimi decenni sono stati caratterizzati da fondamentali ricerche, basate sull’utilizzo di grosse moli di dati, sul ruolo delle abitudini alimentari nel determinare il carico di malattie nelle popolazioni. L’utilizzo massivo dei dati e delle relative tecniche automatiche e statistiche per il loro trattamento ha aperto la strada a ricerche innovative. E Napoli e la sua Università hanno giocato un ruolo centrale nel disegnare queste ricerche. Proprio dalle osservazioni del fisiologo Ancel Keys e del cardiologo Paul Dudley White (in Italia con le truppe alleate nel dopoguerra), che notavano pochi infartuati tra i napoletani mentre i nostri concittadini emigrati a Boston che avevano cambiato molte delle loro abitudini finivano più frequentemente in ospedale, nacque l’incontro con fisiologi e clinici dell’Università di Napoli e l’idea di una grande studio per confrontare diverse popolazioni per studiare le cause delle malattie cardiovascolari. Questa fu la genesi dello Studio delle Sette Nazioni (attuato in più continenti) che identificò nella Dieta Mediterranea il maggior determinante legato allo stile di vita per la protezione cardiovascolare.

Negli ultimi 25 anni un altro grande studio di popolazione, questa volta coinvolgente nazioni europee, ha visto la partecipazione attiva del nostro gruppo di ricerca dell’Ateneo Federico II, che già in precedenza era stato coinvolto nelle analisi dello studio delle Sette Nazioni. Lo studio EPIC (European Investigation into Cancer and Nutrition), in grado di osservare individualmente e per 20 anni oltre mezzo milione di cittadini di 10 Paesi europei, ha ulteriormente confermato che un modo di mangiare ispirato alla tradizionale dieta mediterranea può prevenire non solo le malattie cardiovascolari ma anche i tumori. E più recentemente anche i disturbi cognitivi legati all’invecchiamento.

I risultati di EPIC sono stati resi possibili grazie a rilevanti progressi tecnologici e ad approcci di ricerca innovativi e cross-disciplinari. Innanzitutto, c’è stata la strutturazione di una banca biologica per l’ibernazione di oltre 5 milioni di campioni in Europa (quasi 200.000 a Napoli). Questa struttura sta consentendo di valutare indicatori sia biochimici che genetici nel contesto di conoscenza delle condizioni di stile di vita e di storia personale ventennale dei singoli individui osservati: un risultato scientifico assolutamente unico ed originale. La composizione del team di lavoro, fatto sia di esperti del dominio del problema sia di tecnologi ed esperti del trattamento ad elevate prestazioni di big data, è stato in grado di analizzare i milioni di dati raccolti (e che continuano ad essere raccolti) sulla vita dei singoli individui.



Grazie ai risultati ed ai i dati raccolti, successivamente l’interesse si è spostato sulla promozione di buone abitudini alimentari non solo per la prevenzione ma anche per la cura delle malattie croniche e degenerative, in particolare dei tumori. Con l’ulteriore obiettivo aggiunto di costruire e distribuire applicazioni (anche sotto forma di App per smartphone) per il monitoraggio, il controllo e la guida delle abitudini di vita ed alimentari dei pazienti. Le sperimentazioni portate avanti nell’ambito di un progetto tutto italiano (il Progetto DIANA) hanno consentito di consolidare il potenziale effetto positivo delle buone abitudini alimentari sulla prognosi dei tumori, a partire dal tumore della mammella, il più frequente nel nostro Paese. Un’arma fondamentale per aumentare la capacità di cura dei tumori. Oggi in Italia ci sono oltre 3 milioni di persone con una diagnosi di tumore, di queste oltre 500 mila con tumore della mammella. I già importanti passi avanti ottenuti con il miglioramento delle terapie farmacologiche, chirurgiche e radiologiche, possono ulteriormente giovarsi della promozione di un salutare stile alimentare. Perché non farlo quindi anche attraverso l’uso di una App che, basandosi sui risultati delle nostre ricerche, possa assistere le pazienti nella vita di tutti i giorni.

È un passaggio culturale importante che riguarda professionisti e cittadini. In gioco, insieme al miglioramento della prognosi di malattia, che significa più vita e più qualità della vita, c’è la sostenibilità dei sistemi sanitari, che possono contare su uno strumento a basso costo per contenere le consultazioni mediche non programmate dei pazienti oncologici. Infatti, queste osservazioni apparentemente semplici, ma stavolta solidamente dimostrate da dati e anni di studi scientifici, stanno ispirando la preparazione di strumenti innovativi in grado di essere utilizzati dai cittadini /pazienti; strumenti come specifiche App che supportano gli utilizzatori a mantenere uno stile di vita capace di prevenire e curare malattie come i tumori. Questi strumenti possono facilitare anche il rapporto dei cittadini/pazienti con medici curanti e specialisti, i quali sono conseguentemente responsabilizzati a sostenere il cambiamento di stile di vita nel follow-up clinico.

A guardar bene le raccomandazioni di buona alimentazione, a molti di noi meridionali viene in mente una tradizione alimentare che le nostre nonne e vecchie zie hanno sempre assecondato nella preparazione dei pranzi quotidiani. Keys descriveva il pranzo quotidiano dei napoletani nei primi anni 50 in questo modo: il cuore del pranzo è un piatto di pasta spesso preparato insieme ai legumi, molto pane, essenzialmente non raffinato, grandi quantità di verdura fresca, piccole quantità di carne o pollami o pesce (mediamente due volte alla settimana), frutta e un bicchiere di vino.

Come possiamo riprenderci le nostre tradizioni migliori e farle funzionare come strumento di buona salute o come strumento di cura anche per malattie temutissime come i tumori? E’ evidente che la battaglia è almeno su due fronti. Innanzitutto contrastare con la forza della corretta informazione tutti i suggerimenti interessati (commercialmente) che provengono da varie fonti informative: il web, la televisione e anche la carta stampata. Un ruolo decisivo lo svolgono anche tutte le azioni che promuovano la consapevolezza dell’importanza di questa tradizione alimentare per la nostra salute. Azioni che con l’utilizzo delle tecnologie ICT saranno ancora più incisive. Tra le linee di azione, va comunque iscritta l’iniziativa che l’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II, dove opera per la parte assistenziale il nostro gruppo di ricerca, ha promosso: la produzione di un calendario 2017, dove lo scorrere dei mesi viene accompagnato da sintetiche informazioni, corredate da una amichevole iconografia, sulla stagionalità dei cibi, a partire da quelli che compongono il mangiare salutare. E’ un po’ come se le nostre nonne e le vecchie zie ci facessero l’occhiolino ricordandoci che gli alimenti che mangiamo hanno un loro tempo, una loro stagione, e che in quella stagione sono più buoni e hanno anche un senso per la nostra salute: le verdure a foglia larga e gli agrumi nei periodi invernali a proteggerci con il loro forte potere antiossidante dai malanni di stagione; le verdure colorate dei periodi più vicini all’estate più adatti a fornirci quelle sostanze vitaminiche che ci proteggono anche dai raggi del sole. E ancora il rispetto della sostenibilità dei nostri mari con l’invito a riconoscere una stagione anche per il consumo dei pesci. Non mancano in alcuni mesi i suggerimenti per una buona ricetta di sapori e salute. E se ieri erano le nonne e le zie, oggi e domani avremo la tecnologia, una App magari, che ci dirà come e cosa mangiare. Come suggerisce lo slogan del calendario: mettiamo le stagioni…nel piatto. Ci riconcilia con la buona cucina tradizionale e con il nostro corpo.

* Università degli Studi di Napoli Federico II
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