Trivelle, il Mise ci ripensa e annuncia: norma per fermarle anche nello Ionio

Trivelle, il Mise ci ripensa e annuncia: norma per fermarle anche nello Ionio
di Francesco Pacifico
Giovedì 10 Gennaio 2019, 10:30
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In primo luogo una sospensione di ogni attività di esplorazione - in corso o da autorizzare - di idrocarburi nei prossimi tre anni. Non sarà più possibile ricercare gas naturale o petrolio in mare e sulla terra ferma. Ma i Cinquestelle stanno predisponendo una messa al bando delle trivelle molto più ampia di quella che vedrà la luce con un emendamento al decreto Semplificazioni, in discussione al Senato. Lo fa intendere via Facebook il ministro dell'Ambiente, Sergio Costa: «Non finisce qui: lavoreremo insieme a un intervento normativo per modificare lo Sblocca Italia, voluto dal governo precedente nel 2014, che ha di fatto costituito la via privilegiata per le trivelle in questi anni e contro cui anche i comitati territoriali si battono». Infatti sono allo studio gli aumenti dei canoni per le società petrolifere, una maggiore compartecipazione delle Regioni nel via libera alle autorizzazioni fino a un aumento della distanza minima dalla costa dove operare.
 
A dicembre il Mise aveva autorizzato tre esplorazioni per la ricerca di gas naturale nel Mar Ionio su richiesta dell'americana Global MED LLC, che con le modifiche al decreto Semplificazioni saranno congelate. Dalla maggioranza fanno capire che questa decisione va letta in una più generale risposta del mondo M5S, dopo le polemiche intorno al salvataggio di Carige o la riduzione della portata del reddito di cittadinanza. Sul versante delle aziende energetiche c'è molto sconcerto: nessuno prende posizione, ma si fa intendere che difficilmente il provvedimento - soprattutto per le concessioni in corso - potrebbe resistere ai ricorsi in sede giurisprudenziale. Ma più in generale c'è la preoccupazione per il futuro di un settore dove l'Italia avrebbe grandi prospettive - su circa 100 miliardi di metri cubi di gas naturale ne vengono estratti dal mare soltanto 5 o 6 miliardi - e per il comparto impegnato nella realizzazione delle infrastrutture, che soltanto a Ravenna vale intorno al miliardo di euro e dà lavoro a circa 20mila persone.

A svelare i contenuti dell'emendamento è stato il sottosegretario allo Sviluppo, Stefano Crippa. «Per un termine massimo di tre anni - ha annunciato in una nota - avremo la sospensione dei permessi di prospezione e di ricerca già rilasciati, nonché i procedimenti per il rilascio di nuovi permessi di prospezione o di ricerca o di coltivazione di idrocarburi. Grazie a tale moratoria, sarà impedito il rilascio di circa 36 titoli attualmente pendenti, compresi i tre permessi rilasciati nel mar Ionio». Per poi aggiungere che «le attività upstream non rivestono carattere strategico e di pubblica utilità, urgenza e indifferibilità» e si prevede «l'introduzione del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (Ptesai), strumento già in programma da tempo, e la rideterminazione di alcuni canoni concessori». Questo piano - che riguarda l'off shore e l'on shore - prevede di ridefinire tutte le aree dove è possibile fare attività di esplorazione, andando a guardare sia la stabilità morfologica dei fondali o dei suoli sia le ripercussioni a livello sanitario. A realizzarlo sarà una commissione governativa, alla quale parteciperanno anche i rappresentanti delle Regioni, per lo più No Triv. Proprio ai tempi lunghi del progetto è legata la moratoria alle esplorazioni.

Siccome parliamo di un progetto molto ambizioso e dai tempi lunghi, il governo sta pensando a una sospensione di tutte le attività di esplorazione fino alla pubblicazione del Piano con una moratoria, per le concessioni in essere e quelle future, fino al 2021. Ma allo studio c'è anche, per disincentivare l'attività delle coltivazioni - cioè delle estrazioni in corso - una stangata sugli oneri di concessione: si passerà dagli attuali mille euro per chilometro quadrato a una cifra che potrebbe anche raggiungere i 30mila euro per chilometro quadro. Si stanno anche valutando la messa al bando delle tecniche più invasive come «l'air gun» a onde sonore, un nuovo sistema di concessioni per dare più spazio ai territori, il permesso a fare esplorazioni e coltivazioni non più entro 12 miglia dalla linea di costa ma a 12 miglia della cosiddetta linea di base fino a impedire ogni intervento nei golfi storici.
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