Apple in crisi: bruciati 430 miliardi

Apple in crisi: bruciati 430 miliardi
di Francesco Lo Dico
Sabato 5 Gennaio 2019, 08:00
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Da ottobre a oggi sono finiti in fumo 430 miliardi di dollari. Tagliate di brutto le stime sui ricavi: meno nove miliardi. E il tonfo in borsa è di quelli eclatanti: l'indice Dow Jones cede il 2,85% a 22.683 punti, il Nasdaq segna -2,79%. Ormai gli analisti non hanno più dubbi: finiti gli anni d'oro, la Apple ha imboccato il tunnel della crisi. Nella lettera inviata agli investitori, il Ceo dell'azienda, Tim Cook, non nasconde l'imbarazzo. Ad aver avvelenato la Mela, spiega Cook, è stata la contrazione del mercato degli smartphone in Cina, definita «particolarmente acuta».
 
Ma per molti analisti autorevoli, la guerra dei dazi fra Trump e Xi Jiping è poco più di un alibi. «Apple è l'analisi dell'esperto di Bernstein Research Toni Sacconaghi, «continua a non voler ammettere che c'è la semplice possibilità che i prezzi degli iPhone sono troppo alti. I prezzi sono quasi 5 volte superiori al prezzo medio degli altri smartphone». Se solo si guarda alle recensioni degli ultimi gioielli Apple, iPhone Xs e iPhone Xs Max, il tema del costo - o meglio del rapporto qualità-prezzo - appare molto significativo in effetti. A partire dalla delusione che i nuovi modelli suscitano in chi si aspettava migliori performance della batteria. «La storiella che sui nuovi Iphone dura di più è una stupidata. Lo schermo oled ciuccia», è la disanima che Massimo affida al portale di Amazon. «Problemi con le antenne. Lo sconsiglio fortemente se avete una scarsa ricezione del segnale 3G / 4G perché l'iPhone XS ha una ricezione più debole del segnale dati», avverte un altro utente. «L'hotspot funziona poco niente. Da un telefono da 1200 mi aspettavo la perfezione», è la critica di Andrea Lorenzon.

E c'è chi contesta al prodotto l'assenza di particolari innovazioni. «È un X con alcune migliorie (es. processore e fotocamera) ma senza reali novità», avverte Alessandro da Milano. «Straordinario (anche se non vale 1200) fino a che, dal nulla, lo tocco sul comodino e lo sento bollente. È spento e non si accende», aggiunge Federico piccato. Più che in passato, quest'anno sembra prevalere più netta, a favore dei detrattori, la divisione di sempre: l'iPhone si ama o si odia. E se solo il dibattito sul tema si proietta nella viva carne di Napoli, le macro-discussioni che tentano di spiegare l'appannamento, trovano utili spunti di riflessione. Chiusa la coda natalizia, al Telefonia Discount di via Antignano, in pieno Vomero, tutto sembra viaggiare sui binari di sempre. «L'iPhone è sempre l'iPhone e continua a esercitare sui nostri clienti lo stesso fascino racconta l'addetta alle vendite a oggi non ci risultano contrazioni rispetto al passato». Ma se ci si allontana dalla zona collinare, dove il target degli utenti è mediamente più elevato, la crisi di vendite appare evidente, e ben argomentata dai rivenditori. Pasquale Faga, titolare dell'omonimo centro di telefonia di corso Novara, in zona stazione, la mette giù con parole molto chiare: «L'iPhone fa da troppo tempo sempre gli stessi telefonini. La gente si è stancata di spendere per un prodotto che non assicura più innovazioni originali rispetto ad altri telefonini che costano meno della metà». «I vantaggi di Apple sono nell'assistenza, che è più rapida e veloce rispetto a quella degli altri marchi spiega Faga ma nel complesso le vendite sono andate parecchio giù: rispetto allo scorso Natale siamo a un meno 30% di pezzi venduti». Anche da piazza Municipio, Vincenzo Cuomo, titolare dell'omonimo centro di telefonia di via Giordano, conferma: «I prezzi sono saliti troppo - commenta - e anche le rate sono diventate impegnative. Rispetto alle scorse feste siamo a un meno venti per cento. Fossi in Apple punterei su un prodotto nuovo: magari meno performante, ma più alla portata di tutti».
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