Reddito di cittadinanza, i paletti anti-furbi: niente sussidio a chi si licenzia e ai finti divorziati

Reddito di cittadinanza, i paletti anti-furbi: niente sussidio a chi si licenzia e ai finti divorziati
di Andrea Bassi
Mercoledì 2 Gennaio 2019, 07:05 - Ultimo agg. 3 Gennaio, 07:09
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Il Reddito di cittadinanza avrà dei filtri anti-furbetti. È una delle novità contenute nella bozza della misura bandiera del Movimento Cinque Stelle. Il primo di questi paletti servirà ad impedire che un lavoratore si licenzi per poter ottenere il sussidio e, magari, poi continuare in nero la sua opera. La bozza del decreto sul Reddito prevede che non avranno accesso al sussidio «i nuclei familiari che abbiano tra i componenti soggetti disoccupati a seguito di dimissioni volontarie nei dodici mesi successivi alla data delle dimissioni», fatti salvi ovviamente i casi di giusta causa. Una norma ad hoc, poi, sarà inserita per evitare le separazioni o i divorzi di comodo. «I coniugi», si legge nella bozza del provvedimento, «permangono nel medesimo nucleo anche a seguito di separazione o divorzio, qualora continuino a risiedere nella stessa abitazione». Dunque, fin quando saranno sotto lo stesso tetto due persone anche se separate o divorziate saranno considerate, ai fini del Reddito di cittadinanza, come marito e moglie. Un altro paletto anti-furbetti, poi, riguarda i figli. La si potrebbe definire una sorta di clausola anti-bamboccioni. Per impedire che i figli si stacchino dai nuclei familiari per incassare il reddito andando a vivere da soli ed evitando così che il reddito dei genitori inibisca l'accesso a quello di cittadinanza, la norma prevede che un figlio maggiorenne è considerato comunque a carico della madre e del padre se ricorre anche solo una di tre condizioni. La prima è che sia minore di 26 anni. In questo caso è sempre considerato sulle spalle dei genitori. Un modo anche per non erogare il Reddito agli studenti fuori sede. La seconda è che sia «nella condizione di essere a loro carico ai fini Irpef». Da quest'anno sono considerati fiscalmente a carico i ragazzi fino a 24 anni che hanno un reddito fino a 4 mila euro, e quelli oltre i 24 anni che hanno un reddito massimo di 2.840 euro. Infine, terza condizione, il figlio è considerato comunque a carico dei genitori se, pur non abitando più con loro, non ha a sua volta figli.
 
È previsto anche che il Reddito non possa essere erogato a chi si trova in uno stato di detenzione, e a chi si trova ricoverato in strutture di cura i cui costi sono completamente a carico dello Stato. Confermate poi, tutte le altre indicazioni contenute nella bozza anticipata dal Mattino il 31 dicembre scorso. I requisiti per l'accesso al Reddito sono stati resi più stringenti da parte del governo. Non si terrà conto solo dell'Isee complessiva che non potrà superare i 9.360 euro, ma anche un reddito familiare che non potrà oltrepassare i 6 mila euro (per un single) elevati in base alla composizione del nucleo familiare fino a un massimo di 12.600 euro. Altro paletto è il valore del patrimonio immobiliare che non potrà andare oltre i 30 mila euro, sempre ai fini Isee, mentre quello mobiliare non dovrà superare i 6 mila euro, elevati fino a 10 mila euro per un nucleo di tre persone, e di ulteriori 1000 euro per ogni figlio successivo al secondo, più altri 5 mila euro per ogni componente con disabilità. Non ci devono poi essere intestatari di auto nuove (immatricolate nei sei mesi precedenti la domanda) o di grossa cilindrata (sopra i 1600 cc), moto sopra i 250 cc e barche. Il reddito di cittadinanza, spiega sempre la bozza, sarà istituito «a decorrere dal mese di aprile 2019» e il sostegno decorrerà «dal mese successivo a quello della richiesta». Si potrà beneficiare del nuovo sostegno al reddito «per un periodo continuativo non superiore a 18 mesi» rinnovabile «previa sospensione dell'erogazione per un mese prima di ciascun rinnovo». A fronte di circa 1,8 milioni di famiglie che vivono sotto la soglia di povertà, la platea con i requisiti per accedere a reddito e pensione di cittadinanza, come si legge in una prima bozza di relazione tecnica, sarebbe di oltre 1 milione e 375mila nuclei familiari, compresi quelli di stranieri se residenti da almeno 5 anni e in possesso di permesso di soggiorno.
 

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