Conte cambia la manovra e va a trattare da Juncker: tensioni tra M5S e Lega

Conte cambia la manovra e va a trattare da Juncker: tensioni tra M5S e Lega
di Marco Conti
Giovedì 6 Dicembre 2018, 07:30 - Ultimo agg. 12:22
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L'ultimo assalto ai «numerini» della Commissione, Giuseppe Conte lo tenterà martedì prossimo incontrando di nuovo a Strasburgo il presidente della Commissione Jean Claude Juncker. Per quel giorno sarà pronta una nuova proposta frutto del lavoro fatto sinora dal ministero dell'Economia che a palazzo Chigi ha recapitato le varie opzioni che incastrano Reddito, quota 100 - e le altre misure che dovranno entrare nell'emendamento alla manovra - con la percentuale di debito aggiuntivo. Un pacchetto tutto nuovo che la Commissione dovrebbe vistare per evitare che l'Ecofin proceda con l'infrazione.
 
Soluzioni e proposte che, prima di arrivare a Strasburgo, Di Maio e Salvini valuteranno oggi in un vertice convocato da Conte per quella «decisione politica» evocata ieri l'altro dal titolare del Mef. Mentre alla Camera per tutta la notte si è discusso su un testo della manovra di fatto vuoto - tanto da scatenare l'ira delle opposizioni - palazzo Chigi e Mef lavorano da giorni con tecnici e funzionari di Bruxelles su un nuovo impianto che di fatto ribalta in buona parte l'impostazione della vecchia manovra. Alla fine risulteranno ridotte le spesa per le due misure assistenziali care a M5S e Lega, dando molto più spazio alla parte degli investimenti in grado di produrre un effetto moltiplicatore.

Infatti il solo spostare in là le due costose misure non basta perchè la Commissione, oltre a valutare la sostenibilità anche per gli anni futuri di ogni singola misura, la pensa come Tria quando il ministro dice che se l'economia frena, la risposta non può che essere «più investimenti». E che l'economia italiana stia frenando, anche per colpa «dell'incertezza politica», lo scrivono gli esperti di Fitch che riducono le stime di crescita dall' 1,2% all'1. Comunque sia Reddito e quota 100 «costeranno meno», come conferma il sottosegretario Giancarlo Giorgetti, ma per i due vicepremier la rinuncia - rispetto alle promesse iniziali - potrebbe risultare indigesta e occasione per nuove contrapposizioni.

Dopo giorni di trattative con Bruxelles che hanno coinvolto anche il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, a Conte spetta ora il non facile compito della divisione del carico e ancor prima di accettare un cambio di passo che stride con quanto sia Di Maio che Salvini hanno sostenuto sinora. Malgrado lo sforzo, i toni mutati e l'addio al 2,4%, non è però detto che la riduzione del debito che proporrà Conte riesca a convincere non tanto Juncker quanto i governi dell'eurozona che il 19 saranno chiamati a valutare la relazione della Commissione. Ma dopo l'appuntamento di martedì a Strasburgo, Conte ha dalla sua anche il Consiglio europeo che due giorni dopo si terrà a Bruxelles dove il premier incontrerà tutti i capi di stato e di governo dell'eurozona e dove si recherà dopo aver informato il Parlamento e il Capo dello Stato.

Una trattativa estenuante, cominciata in ritardo per i reciproci veti e proclami M5S e Lega, che va accelerata anche per evitare che la mancata approvazione della legge di Bilancio porti il Paese all'esercizio provvisorio. La spada di Damocle dell'infrazione, così come il timore che una crisi del debito italiano possa contagiare l'intera eurozona, sono i due principali argomenti che Conte ha dalla sua per ammorbidire da un lato i due partiti di maggioranza e dall'altro Bruxelles. Ma i margini a disposizione di Conte sono ridottissimi e l'asticella del 2% nel rapporto debito-pil, rischia di non bastare senza uno sforzo nel voler ridurre - seppur di poco - il debito strutturale.

Le trattative - quella con i partiti e quella con Bruxelles - che il presidente del Consiglio sta guidando in prima persona convinto di riuscire nella quadratura del cerchio, non è quindi detto che si concludano con il faccia a faccia di Strasburgo. Così come non è detto che il Parlamento riesca a chiudere la manovra di Bilancio entro Natale. Domani la Camera voterà la fiducia sulla manovra che passerà al Senato lunedì prossimo dove verrà cambiata - alla luce della possibile intesa con la Commissione - e votata entro il 21-22 del mese per poi tornare a Montecitorio.
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