Papà Di Maio, il vicepremier invia Fraccaro e il Pd insorge: «Evita il confronto»

Papà Di Maio, il vicepremier invia Fraccaro e il Pd insorge: «Evita il confronto»
di Gigi Di Fiore
Giovedì 6 Dicembre 2018, 10:30 - Ultimo agg. 14:19
3 Minuti di Lettura

«Siamo molto insoddisfatti per la risposta e sconcertati perché Di Maio non ha nemmeno il coraggio di prendersi le proprie responsabilità davanti al Parlamento». Attraverso la capogruppo alla Camera, Alessia Morani, il Pd esprime la sua delusione per il question time che aveva chiesto sulle vicende che hanno investito il padre di Luigi Di Maio. Erano state sollecitate risposte al vice premier, ma in aula si è presentato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro.

«La vicenda Ardima non può essere strumentalizzata per sterili polemiche politiche» ha detto Fraccaro. Che ha poi aggiunto: «Il governo del cambiamento e del ministro Di Maio non potranno essere messi in discussione da una vicenda privata, lontana nel tempo ed estranea all'attività di ministro di Luigi Di Maio». La disponibilità a mostrare documenti, la causa di lavoro persa dall'operaio Domenico Sposito sono stati poi ricordati dal ministro Fraccaro.

E, qualche ora dopo, nella trasmissione «Stasera Italia» su Rete 4, Luigi Di Maio, aggiunge: «Mio padre, se ha sbagliato, dovrà pagare fino all'ultimo centesimo. Sono contento che si sia scusato». E ancora, in polemica con il Pd: «Mi sarebbe piaciuto vedere i padri di certi ministri scusarsi per aver mandato sul lastrico centinaia di migliaia di risparmiatori».
 
Dopo la delusione per le risposte avute in Parlamento, il Pd sceglie la strada giudiziaria. Il deputato siciliano Carmelo Miceli, avvocato penalista, annuncia un esposto-denuncia «indirizzato alla Procura territorialmente competente». E spiega: «Lo farò la prossima settimana, potrei anche scegliere di presentare il mio atto alla Procura di Roma, che lo trasmetterà agli uffici competenti sulle vicende che segnalo».

L'esposto è una ricostruzione di quanto è stato raccontato da più fonti giornalistiche. In aggiunta, ci sono le visure commerciali dell'azienda edile Ardima srl divisa a metà tra Luigi e Rosalba Di Maio. Una ditta prossima alla liquidazione come ha annunciato Luigi Di Maio. Spiega Camrelo Miceli: «Emerge dagli atti una precisa continuità tra la ditta individuale di Antonio Di Maio e le aziende successive, la prima intestata alla moglie, la signora Paolina Esposito, la seconda donata e poi trasformata in srl a due dei tre figli».

Una continuità d'impresa, su cui il parlamentare-avvocato del Pd articola la sua denuncia: «La ditta individuale sciolta, che è andata avanti in violazione di leggi con operai al lavoro in nero e il mancato pagamento di debiti fiscali, è alla base delle imprese successive, gestite di fatto da Antonio Di Maio. C'è da chiedersi come quelle imprese abbiano utilizzato l'avviamento della ditta liquidata, se ne hanno avuto a disposizione i materiali». Da qui una serie di ipotesi di reato, avanzate da Miceli: ricettazione, falso in bilancio, intestazione fittizia di beni, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.

Conclude Miceli: «Non capisco come Luigi Di Maio possa dire di avere ignorato tutto quello che era all'origine dell'impresa di cui è stato proprietario. Ci sono i bilanci, ci sono gli incarichi e i fatturati lievitati. Va chiarita anche, a mio avviso, la decisione improvvisa di mettere in liquidazione l'Ardima. Per questo, credo sia giusto che siano i magistrati a fare le loro verifiche».

© RIPRODUZIONE RISERVATA