Bilanci, il Comune di Avellino
prova a evitare la Corte dei Conti

Bilanci, il Comune di Avellino prova a evitare la Corte dei Conti
di Flavio Coppola
Giovedì 6 Dicembre 2018, 13:00
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I conti di Piazza del Popolo ancora una volta nell'occhio del ciclone. Mentre il commissario, Giuseppe Priolo, studia la relazione del collegio dei revisori alla delibera di dissesto approvata dalla giunta Ciampi e si appresta ad assumere una decisione che influirà pesantemente sulla vita della città, il settore Finanze ha inviato al Ministero dell'Economia ed alla Corte dei conti le sue controdeduzioni rispetto ai molteplici rilievi che, lo scorso 8 giugno, erano stati contestati al Comune. Centocinquanta pagine di osservazioni che registravano i guasti dell'amministrazione e prefiguravano un'inchiesta, con possibili risvolti per danno erariale: dalla mole dei residui attivi e passivi, alla mancata attuazione del piano delle performance del personale, dalla gestione delle partecipate, ai debiti fuori bilancio. Segnalazioni che il settore Finanze ha contestato e in alcuni casi avrebbe anche smontato. Se le controdeduzioni saranno accolte, verrà meno anche l'inchiesta davanti alla Corte dei conti. In particolare, il Mef aveva evidenziato «elevati scostamenti tra le previsioni di bilancio e le entrate». La risposta del Comune è che ciò dipende da «mancati trasferimenti di fondi comunitari, nazionali e regionali». Altro rilievo pesante era «il mancato raggiungimento dell'equilibrio nel bilancio consuntivo 2014». Si tratterebbe, però, di un errore dei funzionari ministeriali, perché si legge nella relazione del settore Finanze non sarebbero state prese in considerazione diverse entrate. E poi le tante criticità sui residui, ovvero sui debiti e sui crediti. In bilancio, sarebbero stati iscritti «residui privi di idoneo titolo giuridico», e l'ente avrebbe palesato un'evidente incapacità di riscossione.
 
Il settore Finanze risponde allegando «gli atti che giustificano il titolo giuridico dei residui» e mostra un «lieve miglioramento sulle riscossioni negli anni 2016 e 2017». Questo deficit, però, è stato successivamente evidenziato anche nel Consuntivo 2017 e dall'ultima relazione dei revisori. Così come «le carenze nelle modalità di calcolo nel Fondo crediti di dubbia esigibilità». Non a caso, queste lacune concorrono a generare il maggior disavanzo da 16 milioni di euro che espone il Comune al rischio default. In un ente che registra tempi da bradipo nel pagamento dei debiti, neanche questo parametro era sfuggito al Mef. Qui il Comune si difende ponendo in risalto la riduzione dei giorni necessari a saldare le fatture: 93 nel 2015, 62 nel 2017. Ma Piazza del Popolo era risultato carente anche per la «mancata esplicitazione dei criteri adottati per la determinazione del Fondo rischi spese legali e soccombenza». In pratica, sarebbero stati accantonati importi troppo bassi rispetto al rischio reale di perdere i contenziosi. La conclusione del dirigente Gianluigi Marotta è che le risorse messe da parte, che nel rendiconto 2017 ammontano a 7,9 milioni, sono state determinate «sulla scorta di valutazioni fornite dall'Avvocatura comunale». Gli importi sarebbero «attendibili, pur in assenza di una metodologia di calcolo esplicitata». Ora toccherà alla Corte dei conti decidere se accettare la difesa del Comune di Avellino ed archiviare la pratica. Diversamente, l'inchiesta andrà avanti e potrà generare conseguenze gravi. Tanto sulla struttura tecnica del settore Finanze, quanto sulla parte politica che aveva governato negli anni passati al setaccio dai funzionari ministeriali: ovvero l'amministrazione di centrosinistra di Paolo Foti. La vicenda rischia di incrociarsi con la partita cruciale del dissesto: un doppio binario che, seppure a rilento, va avanti a testimoniare i guasti economici prodotti negli ultimi anni a Palazzo di Città.
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