Rifiuti in Campania, il pugno di ferro di Costa: «I criminali dell'ambiente fuori dalle gare d'appalto»

Rifiuti in Campania, il pugno di ferro di Costa: «I criminali dell'ambiente fuori dalle gare d'appalto»
di Daniela De Crescenzo
Sabato 17 Novembre 2018, 08:00
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«Lo ribadisco: dico no ai termovalorizzatori. E non per motivi ideologici. È evidente che con l'incremento della differenziata tra qualche anno saranno inutili. E chi investirà mai su impianti che presto diventeranno obsoleti? Puntando sull'economia circolare in tempi brevi i problemi saranno risolti: Salvini sbaglia a dire che siamo nella stessa situazione del 2008, oggi la nostra emergenza sono i roghi». Il ministro per l'ambiente Sergio Costa, dopo le polemiche dei giorni scorsi, illustra la sua ricetta per risolvere i problemi campani.

Lei in passato aveva detto sì ai bruciatori. Ha cambiato idea?
«Sfatiamo una leggenda che comincia a correre. Fino a quando ho lavorato da generale, non mi sono mai pronunciato su questo tema. Nell 2011 l'allora Corpo forestale, di cui ero comandante in Campania, mi chiese di fare un'analisi del piano regionale appena varato. Io scrissi un articolo per la rivista Silvae in cui spiegavo che la norma varata dall'allora assessore Giovanni Romano prevedeva diversi termovalorizzatori. Da servitore dello Stato in attività operativa ho semplicemente declinato tutte le azioni, inclusi i termovalorizzatori, senza commentarle».
 
Ma un termovalorizzatore non sarebbe utile in Campania?
«No. Facciamo due conti. In questo momento la differenziata in Campania si aggira intorno al 50 per cento: la percentuale è in linea con la media italiana ed è superiore a quella del Sud che si attesta al 37 per cento. Quindi dei passi in avanti sono stati fatti. I termovalorizzatori vanno alimentati per almeno venti anni altrimenti l'investimento non regge. Ma se il trend della differenziata continua a crescere e si considera che i nuovi impianti entrerebbero comunque in funzione tra qualche anno, è evidente che non ci saranno rifiuti sufficienti a rendere conveniente l'investimento. In queste condizioni quali imprenditori scenderebbero in campo? Se invece si sceglie di non incrementare la differenziata e alimentare la green economy si riavvolge il nastro della storia tornando ai tempi dell'emergenza e vanificando gli sforzi fatti dai campani».

Attualmente, però, produciamo più rifiuti di quelli che riusciamo a smaltire e una nuova emergenza è in agguato. Che fare?
«La differenziata cresce in modo abbastanza veloce, quindi il problema sarà risolto in tempi brevi. Per l'immediato bisogna formare nuovi accordi tra Regioni e far partire al più presto gli impianti di compostaggio. Il 70 per cento di quello che portiamo negli altri impianti italiani e stranieri è umido, quindi con i nuovi impianti, che possono essere costruiti in pochi mesi e non in anni come i termovalorizzatori, le difficoltà saranno superate».

Basterà?
«Certo, il nostro obiettivo è però più ambizioso. Sto cambiando con una norma la procedura del fine vita dei rifiuti che, raccolti in maniera differenziata, diventano materiale per la green economy. Appena approveremo il decreto questi potranno essere utilizzati dalle nostre imprese che non dovranno più comprare molte materie prime all'estero, ma potranno rifornirsi a casa nostra».

Inutile anche una discarica?
«Attenzione, noi dobbiamo muoverci in linea con l'Europa che promuove l'economia circolare e ha appena approvato, anche con il mio voto, una direttiva che a partire dal 2025 vieta di portare in discarica più del dieci per cento dei rifiuti prodotti».

Lunedì a Caserta ci sarà anche Salvini.
«Certamente. Ci siamo sentiti e con altri sette ministri firmeremo un piano d'azione. A duecento militari toccherà presidiare i siti individuati dai comitati per l'ordine e la sicurezza pubblica riuniti dalle prefetture. Ma ci saranno anche cento carabinieri che avranno il compito di investigare: si costituisce un nucleo ad hoc per stanare ecomafiosi. Lunedì sarà presente anche la Regione che ha competenze sanitarie. I medici di base hanno pronto un progetto chiamato Epica, mettendo a disposizione le proprie competenze e i propri archivi che sono sempre i più aggiornati. Uno strumento più agile del registro tumori».

E la legge per le Terre dei Fuochi?
«In realtà si chiamerà Terra mia perché quello che vogliamo fare è riappropriarci dei territori. Il testo conterrà misure di prevenzione molto forti che riguardano la gestione dei siti potenzialmente pericolosi. La seconda parte sarà incentrata sulle bonifiche dei cosiddetti siti orfani, quelli che non rientrano né nei Sin né nei Sir. L'aspetto repressivo si incentrerà sul Daspo per chi inquina, ma anche sul sequestro di tutti i beni di chi infrange le norme ambientali, secondo principio introdotto nel 1992 per i patrimoni criminali».

Nel mondo dei rifiuti continuano a farla da padrone imprese più volte finite all'attenzione della magistratura. Che fare?
«Bisogna vietare a chi si è macchiato di reati ambientali di partecipare agli appalti e impedire alle amministrazioni di concedere autorizzazioni.

Non solo: i delitti ambientali attualmente vengono prescritti quattro anni dopo essere stati commessi e così troppi malfattori se la cavano. Questa norma va cambiata».

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