Caserta piange il carabiniere ucciso:
«Grazie Emanuele, eroe dell'amore»

Caserta piange il carabiniere ucciso: «Grazie Emanuele, eroe dell'amore»
Venerdì 9 Novembre 2018, 16:41 - Ultimo agg. 10 Novembre, 10:04
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Una folla commossa ha gremito la chiesetta dello Spirito Santo di Piana di Monte Verna, nel Casertano, per i funerali di Stato del vice-brigadiere dell'Arma Emanuele Reali, morto a Caserta martedì sera, travolto e ucciso da un treno mentre inseguiva un ladro. Un intero paese listato a lutto Piana di Monte Verna, tranquillo comune dell'entroterra casertano di cui è originaria la moglie di Reali, Matilde; saracinesche abbassate e tante bandiere tricolori alle finestre delle abitazioni. Per un giorno e mezzo in tanti, cittadini comuni e militari, hanno sfilato nella camera ardente allestita al municipio, segno che una comunità intera si è stretta attorno alla moglie del 34enne e alle due figlie piccole Paola e Giorgia.

l comandante Generale dell'Arma Giovanni Nistri, e il ministro della Difesa Elisabetta Trenta hanno accarezzato la bara. «Un eroe dell'amore» lo ha definito monsignor Santo Marcianò, ordinario militare in Italia, che ha sottolineato anche altro, «che la vita di oggi vale meno di ogni cosa, anche dei pochi spiccioli che si possono accumulare con un furto». E così nella stessa chiesa dove Emanuele e la moglie si sono sposati, oggi lei le ha dovuto dire addio. Piangeva e singhiozzava Matilde, sorretta da un collega del marito; più composto papà Vittorio, mentre mamma Tina e la sorella Deborah non si sono date pace. Sia il papà che la sorella del 34enne, in questi giorni, avevano espresso delle critiche, specie dopo la scarcerazione di uno dei componenti della banda di quattro ladri cui Reali aveva dato l'ultima caccia; in particolare Deborah, su Facebook, aveva scritto che «in Italia hanno vinto i malviventi». 
 

La giornata di oggi non è stata però quella delle polemiche, ma dei ricordi commossi del giovane militare che amava la vita, la moglie e le figlie, e l'Arma, e dei gesti dettati dalla commozione, come quelli di Nistri e di Trenta, che hanno accarezzato la bara. O come quelli di tanti cittadini che si sono riversati in strada o dei tanti carabinieri con gli occhi rossi, che si sono levati il cappello per salutare il collega eroe.

«Grazie Emanuele, uomo coraggioso, eroe dell'amore», ha aggiunto monsignor Marcianò; una frase che l'arcivescovo ha fatto ripetere due volte ai fedeli. Nistri, di fronte alla sofferente Matilde, ha promesso: «L'Arma non vi lascerà mai soli, siamo qui e lo saremo sempre per te e le tue figlie Paola e Giorgia; faremo in modo di far capire alle due piccole principesse che il loro principe azzurro c'è sempre». Nistri ha poi ringraziato «i tanti cittadini intervenuti oggi, perché la loro vicinanza per l'Arma è fondamentale, specie quando a volte sembra che la cittadinanza stia da una parte e i carabinieri dall'altra». Il generale ha ripercorso la carriera del 34enne carabiniere, «entrato come ausiliario nell'Arma a 20 anni, mentre altri a quelli età fanno altro; era un uomo riservato, serio, umile e generoso, che aveva già ottenuto tre encomi per l'attività investigativa svolta, era carabiniere e uomo vero. In questi giorni avrei voluto leggere sui media qualche testimonianza della sua umanità, come quando aiutò una persona che stava arrestando e che era caduta a terra facendosi male».
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