Intervista a Trump: 60 Minuti in 6 punti

Intervista a Trump: 60 Minuti in 6 punti
di Luca Marfé
Lunedì 15 Ottobre 2018, 16:13
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NEW YORK - Donald Trump in “60 Minuti”. Ospite della celebre trasmissione televisiva della rete CBS, “60 Minutes” appunto, il tycoon racconta di sé e dei tanti temi in agenda, oramai ad una manciata di giorni dalle elezioni di midterm.

Abito scuro, cravatta rossa, spilla della bandiera a stelle e strisce in bella mostra sulla giacca.

Un Trump istituzionale, meno agitato del solito.



«Molto più presidenziale e sicuro di sé», a detta della stessa giornalista Lesley Stahl che lo aveva già intervistato in altre due occasioni, nelle vesti di candidato alla Casa Bianca ed in quelle di presidente eletto.

Questi i sei principali punti che hanno tenuto milioni di cittadini americani incollati al piccolo schermo.


1. Putin e Russiagate



«Putin? Sì, probabilmente è coinvolto in omicidi ed avvelenamenti. Ma non parliamo di episodi accaduti negli Stati Uniti, quindi non sono affari nostri».
Si parte subito forte, insomma.
«Certo, i russi non dovrebbero fare cose del genere».
E, incalzato sulle presunte interferenze del Cremlino sulle presidenziali 2016:
«Sì, è possibile che si siano immischiati in qualche modo. Così com’è possibile che lo abbiano fatto anche i cinesi. La Cina è un problema molto più grande».


2. Cina, commercio e concorrenza sleale



250 miliardi di dazi già imposti ed un’altra potenziale valanga in arrivo.
Trump pensa di poter gestire le relazioni commerciali tra Pechino e Washington a suon di minacce. Una terapia d’urto che potrebbe addirittura funzionare, nonostante alcune pesanti ricadute sulla stessa economia americana.
«Avete visto? Ora vogliono negoziare».
E riguardo al suo omologo, nello specifico:
«Con Xi Jinping c’è una forte intesa personale di fondo. E lui sa che non possiamo permetterci che la Cina risucchi 500 miliardi di dollari l’anno agli Stati Uniti sotto forma di beni esportati. Dobbiamo immaginare un nuovo accordo, devono aprire il loro mercato così come noi, da sempre, abbiamo aperto il nostro».


3. Corea del Nord



«Kim Jong-un viola i diritti umani. Lo so, certo. Non sono mica un bambino». A quanto pare, però, «anche con lui c’è una buona energia».
Comunque la si voglia vedere, «pensate alle terribili minacce mosse in passato. Ecco: non ce ne sono più, niente più minacce».


4. L’indagine firmata Mueller



«Un’inchiesta assurda, sleale e completamente politicizzata». Poche parole, ma nette, per definire il lavoro del procuratore speciale per le indagini sul Russiagate.
«Non c’è stata collusione, affatto, in nessun modo».
Del resto, al di là di alcune testimonianze, di prove concrete ad oggi non c’è traccia.


5. Cambiamento Climatico



Forse non proprio una bufala, ma quasi.
«Qualcosa forse sta pure succedendo, ma non ho nessuna intenzione di investire miliardi e miliardi di dollari per far sì che gli Stati Uniti perdano milioni e milioni di posti di lavoro».
Trump descrive così, dal suo punto di vista, la «follia» obamiana degli ultimi anni.
«Non nego che ci sia un cambiamento in atto, non nego nulla, ma parliamo di fenomeni enormi, di milioni di anni, di tendenze che possono essere invertite».
Sulle ipotesi più allarmanti, invece, torna sul terreno melmoso della politica.
«Gli scienziati catastrofisti hanno un’agenda politica più vasta della mia».


6. Melania e la vita alla Casa Bianca



«Mi sento esattamente come lei, non mi fido di nessuno».
The Donald fa eco alle dichiarazioni di qualche giorno fa rilasciate da sua moglie nel corso di un’altra intervista.
«Sarò sincero: la Casa Bianca è un postaccio. L’intera Washington è un ambiente tosto. Attacchi personali, gente che ti parla alle spalle, accordi e parole date che saltano come se nulla fosse».
La politica, dunque, tanto e tanto peggio di qualsiasi business.
Eppure ostenta sicurezza.
«Tengo la guardia alta e, paradossalmente, mi sento persino a mio agio».

Paradossalmente, fino ad un certo punto.


LM
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