«Colera, primi sintomi in aereo:
madre e figlio mai rientrati a casa»

«Colera, primi sintomi in aereo: madre e figlio mai rientrati a casa»
di Nicola Rosselli
Venerdì 5 Ottobre 2018, 07:00 - Ultimo agg. 16:18
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SANT'ARPINO - Dall'aeroporto di Capodichino direttamente in ospedale. Madre e figlio mai tornati a Sant'Arpino, nessuna altra tappa al rientro dal Bangladesh. Il malore già in aereo e dunque la necessità di fare ricorso alle cure degli specialisti soprattutto per il bambino di soli due anni per il quale sono state isolate vibrioni del colera nelle feci. Una circostanza che fa tirare un sospiro di sollievo nella cittadina alle porte di Aversa dove risiede da anni la famiglia bengalese. Ma mette un argine anche tensioni e paure, anche perché in queste ore le autorità sanitarie e le Asl stanno facendo chiarezza sulle modalità di diffusione dell'eventuale contagio e delle moderne metodologie per batterlo. Per non dire della prevenzione attuata sui familiari del piccolo e della mamma rientrati in Italia lunedì, il papà e gli altri due figli prima di tutto.
 
Migliorano le condizioni di salute del piccolo, ancora ricoverato. E si cerca di capire il percorso che avrebbe fatto la famiglia, composta da quattro persone, sino a lunedì sera, quando è giunta all'aeroporto di Capodichino. Il piccolo, insieme con i genitori e a un fratellino più piccolo, era partito da Sant'Arpino a metà del mese di settembre per recarsi in Bangladesh, sempre dall'aeroporto di Capodichino, dopo aver fatto scalo in Germania. Dopo alcune settimane trascorse nel paese d'origine con i familiari, dove nessuno avrebbe accusato malori particolari, nella giornata di domenica avrebbero intrapreso il viaggio di ritorno giungendo a Capodichino dopo uno scalo sempre in Germania.

Anche il sindaco di Sant'Arpino, Giuseppe Dell'Aversana, conferma che la famiglia, in particolare madre e piccolo, non sarebbero mai rientrati in paese dall'aeroporto, perché il piccolo e la madre si sarebbero sentiti male avvertendo vomito e diarrea già sull'aereo, per cui sarebbero andati direttamente all'ospedale pediatrico Santobono e da qui al Cotugno, meglio attrezzato per le malattie infettive.

Una circostanza in contraddizione rispetto a quanto affermala dottoressa Maria Rosaria Russo responsabile del Ufficio di sanità aerea dell'aerostazione partenopea, alla quale non è arrivata alcuna segnalazione di passeggeri con malori né da autorità sanitarie né da parte dei comandanti degli aerei o personale viaggiante. Probabilmente i viaggiatori non avevano sentito di dover informare sui malori. Insomma, il piccolo sarebbe stato portato in ospedale in maniera autonoma dalla famiglia dopo lo sbarco a Capodichino, probabilmente con una inversione di marcia sulla strada verso Sant'Arpino.

«In merito al sospetto caso di colera, da informazioni ricevute da medici e dirigenti Asl - si legge in una nota diramata dal Comune - si comunica che il bimbo è in netta ripresa ed in via di guarigione». A rassicurare sulle condizioni di salute del bambino è lo stesso primo cittadino che tiene a ribadire: «Sulla causa del malore si attendono ancora i risultati da Roma dell'Istituto Superiore di Sanità che sta svolgendo indagini ematologiche. La madre è sana e non ha dato segnali di malori». 

Subito dopo Dell'Aversana, anche per tranquillizzare i suoi concittadini, ribadisce: «Madre e figlio non hanno mai messo piede a casa a Sant'Arpino». Una circostanza in netto contrasto rispetto a quanto dichiarato dagli addetti dell'aeroporto di Capodichino dove, se fosse confermata la versione di Dell'Aversana, si sarebbe dovuta applicare una profilassi che avrebbe dovuto coinvolgere tutti quei soggetti che hanno viaggiato con la famiglia sia dal Bangladesh allo scalo in Germania che da qui a Napoli.

La famiglia, quando è in Italia abita in via Rotondella, una strada periferica che collega Sant'Arpino ad Orta di Atella, a pochissima distanza dal confine con la provincia di Napoli. «Anche il padre del bambino per precauzione, insieme ad altro figlio piccolo, - conclude il sindaco di Sant'Arpino - sono isolati in quarantena in ospedale e mai hanno mostrato sintomi della malattia».

Insomma, una vicenda che potrebbe sgonfiarsi in poco tempo anche se evoca scenari apocalittici e che ha riportato alla mente le scene del 1973, 45 anni fa, quando Napoli e la Campania furono colpiti da un'epidemia che si credeva sconfitta da tempo. Hanno reagito in maniera più composta e tranquilla gli abitanti di Sant'Arpino e i vicini di casa dopo l'iniziale choc.
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