Napoli, ecco la fontana di Tatafiore: «dimenticata» nella Mostra d'Oltremare

Napoli, ecco la fontana di Tatafiore: «dimenticata» nella Mostra d'Oltremare
di Ugo Cundari
Venerdì 5 Ottobre 2018, 07:00
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Itaca, la fontana di Ernesto Tatafiore rimossa il primo settembre da via Scarlatti, si trova in un deposito all'aperto della Mostra d'Oltremare, a un centinaio di metri dall'ingresso di viale Kennedy, di fronte al laghetto.

Qui, su un terreno abbandonato e incolto, dove crescono le erbacce ed è rimasta qualche pianta secca, sono accatastati materiali di risulta, grate, lamiere arrugginite, inferriate, tronchi, reti arancioni da cantiere logore. E qui c'è anche l'opera d'arte di Tatafiore, inaugurata nel 1999, per la quale si è mossa un paio di giorni fa pure la Sovrintendenza per avanzare richieste precise all'amministrazione comunale. Nel documento, firmato dal sovrintendente Luciano Garella, si chiede dove sia stata collocata la fontana, «al fine di effettuare un sopralluogo», e quali siano i tempi previsti per il restauro e per i lavori all'impianto idrico-elettrico. Nella nota di risposta, il dirigente della direzione centrale Patrimonio del Comune, Fabio Pascapè, ha polemizzato più che chiarire. Ha scritto che «il maestro Tatafiore risulta donatore della sola idea progettuale, in quanto la fornitura e posa in opera di struttura metallica è stata affidata dal Comune all'impresa Michelangelo Lombardi costruzioni su indicazione del maestro stesso». Insomma, Tatafiore si facesse i fatti suoi sul destino dell'opera.
 
E poi Pascapè non ha risposto sulla questione più delicata, non fornendo le minime indicazioni sul luogo dove sia stata presa in custodia Itaca, forse neanche al Comune lo sanno. Le voci ufficiose davano l'opera trasportata tra Soccavo e Pianura. Invece è stata messa «in custodia» a Fuorigrotta. Ma «in custodia» significa che è dovere del Comune e di chi per suo conto, in questo caso gli amministratori della Mostra d'Oltremare, sorvegliare sulla sicurezza del luogo in cui è presente l'opera, impedendo l'accesso ai non autorizzati per evitare danneggiamenti e atti di vandalismo, magari da parte di chi ha già scritto con lo spray sulla porta scorrevole del deposito. Eppure nessun controllo viene garantito: il deposito, pur essendo dotato di doppio catenaccio, ha infatti il cancello aperto. I lucchetti ci sono ma sono solo appoggiati all'occhiello nel quale si dovrebbero chiudere. Intorno alla fontana nessuna recinzione, sopra nessuna protezione, neanche un semplice telo di plastica. Non si spiega perché, secondo i dirigenti del Comune di Napoli, la rimozione dell'opera è stata necessaria per questioni di ipotetica sicurezza e per, si legge testualmente nella nota del mese scorso, «urgenti e improrogabili interventi di pulitura e restauro, da effettuare contestualmente a una complessiva rivisitazione dell'impiantistica idrica ed elettrica».

Dopo 35 giorni ancora non sono iniziati né sono stati programmati gli «urgenti e improrogabili interventi», anzi qualcosa è peggiorato nell'assetto statico della fontana e nella sua struttura, in particolare in prossimità della bocca del Vesuvio. Evidentemente a niente è valsa, a poche ore dalla rimozione, la denuncia di Tatafiore e del suo legale per chiedere maggiore cautela e, se il caso, il risarcimento per come era stata effettuata la rimozione e per una decisione presa senza interpellare l'artista. L'unica conseguenza di quello scontro è stata la volontà di nascondere meglio possibile la fontana e la vergogna del luogo prescelto per «custodirla», ma il mistero è stato presto risolto. Il deposito dove è stata sistemata la fontana è in una zona molto frequentata, qui i proprietari di cani lasciano correre gli animali senza tenerli al guinzaglio, e in più di una occasione un paio di loro sono entrati nel deposito a fare i loro bisogni o a rincorrersi tra macerie e buche. Intanto la petizione promossa dal presidente del Comitato valori collinari Gennaro Capodanno ha riscosso un boom di adesioni: per la precisione 1.054 persone hanno firmato per dire no al ritorno della fontana in via Scarlatti.
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