Tra solidarietà e cura, prevenzione e ricerca parte il «treno bianco» per Lourdes, la speranza in pellegrinaggio

Tra solidarietà e cura, prevenzione e ricerca parte il «treno bianco» per Lourdes, la speranza in pellegrinaggio
di Donatella Trotta
Giovedì 4 Ottobre 2018, 17:26
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La salute umana tra solidarietà e cura, prevenzione e ricerca. Con l’ausilio di volontari specializzati, che si affiancano agli ammalati con un supplemento di umanità capace di far passare la dimensione del rapporto medico-paziente dall’high tech di pur raffinate - ma fredde - strumentazioni diagnostiche, che parcellizzano il corpo umano, al calore globale dell’high touch di un contatto fisico “ad personam” che è un “prendersi cura” dell’ammalato nella sua totalità di psiche e soma, ben oltre il percorso terapeutico: soprattutto se complesso e doloroso come quello dei malati oncologici. Parte alle 15,45 di domenica 7 ottobre, dalla stazione di Napoli Centrale, il «Treno Bianco» diretto a Lourdes e organizzato dall’associazione A.M.A.M.I. (Associazione Mariana Assistenza Malati d’Italia, fondata mezzo secolo fa da Maria Follieri e ora presieduta da Daniele Somma), che secondo una consolidata tradizione trasporta gratuitamente ammalati nella piccola cittadella ai piedi dei Pirenei. Ed è proprio dall’Istituto Tumori di Napoli-Fondazione Pascale, centro di eccellenza della sanità campana, che proviene almeno un centinaio di pazienti della carovana della speranza, uomini e donne sottoposti a interventi chirurgici per neoplasie, i quali si accompagnano ad altri ammalati provenienti da diverse parrocchie della diocesi.

Sotto l’amorevole guida di volontari dell’Associazione (costituiti da dame, barellieri e medici che lasceranno per una intera settimana i propri impegni lavorativi, per assistere ammalati soprattutto oncologici durante il viaggio in treno, in aereo ed in terra francese con la guida spirituale del vescovo Angelo Spinillo della diocesi di Aversa, del capo cappellano Michele Carlone e di  sacerdoti e suore del Pascale), il Treno Bianco partirà così dal suo binario ma solo dopo che l’attuale direttore generale dell’Istituto Tumori di Napoli-Fondazione Pascale, Attilio Bianchi, con il Direttore amministrativo Carmine Mariano e il Direttore scientifico Gerardo Botti, avrà salutato ciascuno dei partecipanti al viaggio: a conferma del legame umano avviato con i pazienti seguiti a Lourdes dai medici del nosocomio napoletano (tra i quali i dottori Angelo Mastro, Raffaele Russo, Raimondo Di Giacomo, Carmen Pacilio, Michele Pizzorusso, Immacolata Capasso) e da tanti altri colleghi sanitari, infermieri e suore di altre strutture ospedaliere o presidi territoriali di emergenza della Campania che saranno impegnati, dal 7 al 14 ottobre, nell’assistenza agli ammalati con gravi patologie in questo pellegrinaggio della speranza.

«Un adeguato supporto psicologico ed una vicinanza empatica sono condizioni indispensabili per migliorare nettamente la conformità dei pazienti oncologici ai vari trattamenti e per ridurre situazioni di distress emotivo cui troppo spesso vanno incontro», spiega la senologa Immacolata Capasso. «Perciò – aggiunge - l’Istituto Tumori di Napoli–Fondazione Pascale, oltre ad acquisire costantemente apparecchiature all’avanguardia e ad essere impegnato in protocolli di ricerca internazionale per l’approccio diagnostico-terapeutico dei pazienti, ha da sempre avviato un processo di umanizzazione nei confronti dei propri assistiti. Vivere un pellegrinaggio “da ammalato” a Lourdes – conclude Capasso - offre un balsamo alla sofferenza. Ne è prova il fatto che, nei miei 38 anni di medico volontario in questi pellegrinaggi con l’A.M.A.M.I., ho avuto modo di constatare che, mentre durante il viaggio di andata, i pazienti mostrano uno sguardo spento e triste, al ritorno, invece, hanno una luce negli occhi: una luce diversa, che deriva da una amorevole e non frettolosa assistenza, dalla vicinanza, dalla solidarietà e dall’amore che hanno sperimentato, a contatto con il personale volontario  da loro stessi definito “Esercito dell’Amore” nelle numerose testimonianze che ci rilasciano in treno o per iscritto».

E scusate se è poco: «Una carezza, un sorriso di un medico o di un infermiere valgono quanto un’idonea terapia, perché occorre prendersi cura dell’ammalato oltre che curarlo», sottolinea l’attrice Lina Sastri, testimonial della Notte della Ricerca al Pascale - che nei giorni scorsi ha chiuso la Settimana della Ricerca svoltasi di recente a livello europeo – ricordando un’esperienza personale di malattia di un suo familiare. Con l’artista napoletana, tra i testimonial della Settimana anche la collega Luisa Ranieri e il drammaturgo, scrittore e regista Ruggero Cappuccio, direttore del Napoli Teatro Festival: celebrities convocate al Pascale come “influencer” nella campagna di prevenzione, nota dolente (almeno in Campania) per la tutela della salute. Basti solo pensare, come è emerso durante i lavori, che malgrado l’eccellenza dei protocolli di ricerca, diagnosi e cura, al Sud purtroppo c’è ancora scarsa adesione agli screening che, unitamente ad uno stile di vita poco corretto (fumo, eccesso di peso, sedentarietà, alcol…) fanno registrare proprio nelle regioni meridionali una mortalità maggiore per cancro, «anche se – sottolinea l’oncologo Franco Bonagurol’incidenza della patologia neoplastica risulta tuttavia inferiore rispetto alle regioni del Nord».

Di qui, l’importanza – anche – di una corretta informazione e comunicazione: «Momento essenziale nel percorso diagnostico-terapeutico del cancro alla mammella, ad esempio» sottolinea Carmine Mariano, direttore amministrativo del Pascale. Gli fa eco Rosa Martino, direttore sanitario dell’Istituto dei Tumori di Napoli: «Molte criticità in campo sanitario derivano non tanto da errati atti diagnostico-terapeutici quanto dalla scarsa comunicazione medico-paziente» afferma in apertura del corso «Sanità e ricerca traslazionale: la comunicazione nell’era dei social media», promosso di recente nella Sala Consiglio del Pascale dallo staff Formazione, coordinato dal direttore scientifico Gerardo Botti, con i medici Francesco De Falco e Mario Anepeta. «Oggi il paziente è più consapevole perché si aggiorna sui social e quindi le informazioni che il medico deve fornirgli devono essere le più ampie e corrette possibili», ribadisce Attilio Bianchi, Direttore Generale dell’Istituto Tumori di Napoli: «Occorre però che la collettività riceva da parte dei social e mass media non solo notizie di malasanità, come troppo spesso accade, ma soprattutto notizie di sanità all’avanguardia, in un Centro di Eccellenza come il nostro che, grazie ad una convenzione, accoglie ogni anno moltissimi medici cinesi e russi, per “formarsi” anche alla luce di molti protocolli di ricerca  coordinati da ricercatori di calibro internazionale».

Il  paziente, infatti, ha diritto ad essere informato perché un più efficace controllo della salute (e una diagnosi precoce, ossia la possibilità di accedere a cure tempestive e di guarire, con conseguente conservazione dell’integrità fisica) si ottiene fornendo notizie esatte e assicurando una valida educazione sanitaria (come stabilito dalla Carta di Ottawa, 1986). Di qui, infine, la necessità di validi investimenti nella ricerca, per incentivare anche le campagne di prevenzione: ed è proprio per arginare il divario tra Nord e Sud che il Governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca - come ha annunciato nel suo intervento nella Notte della Ricerca al Pascale - ha stanziato 150 milioni di euro per progetti di ricerca soprattutto in ambito preventivo, da distribuire nei vari poli oncologici: il Pascale, con i suoi validissimi ricercatori tra i quali l’oncologo Michele De Laurentis, direttore dell’Oncologia senologica, sarà non a caso capofila in numerosi studi. «Si cura meglio dove si fa ricerca», commenta il Direttore Generale Attilio Bianchi.       
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