Sgarbi: il sindaco di Riace valoroso
come chi ha soccorso gli ebrei

Sgarbi: il sindaco di Riace valoroso come chi ha soccorso gli ebrei
Giovedì 4 Ottobre 2018, 16:17 - Ultimo agg. 5 Ottobre, 13:23
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il sindaco di Riace Domenico Lucano ha gli stessi meriti di chi, sotto il nazifascismo, dava ricovero agli ebrei ed è stato fermato da un'azione «criminosa» dei magistrati. Lo ha sostenuto Vittorio Sgarbi in aula a Montecitorio, nel corso della discussione di una mozione sull'antisemitismo nel giorno in cui il critico d'arte ha anunciato il suo addio al gruppo, definito «infido», di Forza Italia per andare nel Misto.

 



«Il rispetto delle diversità e l'attenzione per i più deboli e per gli ebrei di ogni momento storico - ha detto Sgarbi - è uno dei fondamenti essenziali della nostra nazione». L'impegno del «sindaco di Riace Domenico Lucano, il cui atteggiamento politico è lo stesso di chi ricoverava gli ebrei in età fascista, è stato interdetto da un'azione giudiziaria criminale. Ritengo che una magistratura che interdice un'azione di tutela dei più deboli e dei perseguitati, sia l'emblema di una nazione che non ha più lo spirito del diritto. La magistratura - ha concluso Sgarbi - non deve interferire con la politica».

Intanto il corpaccione del partito azzurro sbanda. In Transatlantico, a Montecitorio, tra i deputati si respira molto  nervosismo.  Raccontano di un Silvio Berlusconi ostaggio delle beghe di partito e alle prese con la lotta tra correnti interne, preoccupate dal futuro di Forza Italia e dal rischio salvinizzazione. Un giorno sì e uno no circola la voce di una ventina di parlamentari filo leghisti pronti a seguire Giovanni Toti, il teorico del partito unico del centrodestra. Ormai le smentite non bastano più a contenere i malumori. C'è forte insofferenza per «l'assenza di una linea politica chiara nei confronti del governo giallo-verde, innanzitutto, e sulle strategie del partito, perchè quella che c'è è contraddittoria», si lamentano vari azzurri. A rendere più confusa la situazione è il caso Sgarbi scoppiato oggi.

Il critico d'arte aveva invitato il Cav stamane a Sutri, dove Sgarbi è sindaco, per inaugurare una via dedicata a Erasmo da Rotterdam e al leader forzista aveva riservato una sorpresa: una targa per l'amata mamma "Giardino Rosa Berlusconi". Poi è saltato tutto ieri sera. «Sono incazzato nero, la colpa è solo delle liti da pollaio del suo piccolo e infido partito, Berlusconi voleva venire, c'è stata una vera e propria congiura», si sfoga Sgarbi, che in segno di protesta ha lasciato il gruppo della Camera.

Nel mirino dell'ex sottosegretario alla Cultura c'è la presidente dei deputati Maria Stella Gelmini che con la «scusa di una importante riunione di partito fissata per oggi, all'ora di pranzo, mi ha detto che Berlusconi doveva darmi forfait». Sgarbi racconta: «Questa visita è stata rinviata già due volte, con questa è la terza. Ieri mattina, alle 10.30, il presidente, che è in ottime condizioni fisiche, mi ha chiamato per confermare la sua presenza a Sutri. "Vittorio posso venire nel pomeriggio? per me sarebbe meglio", mi ha detto. E io "No, non c'è la luce giusta, meglio la mattina verso mezzogiorno, così ti faccio fare una bella passeggiata anche nel bosco sacro". E lui: "Vengo in elicottero o in auto?. Vieni in auto, Sutri dista 35 minuti da Roma", la mia risposta». 

Sgarbi è un fiume in piena: «Sempre ieri, intorno alle 19,mi ha telefonato poi Gelmini per annunciarmi una importante riunione di partito a palazzo Grazioli e per questo il presidente non poteva venire a Sutri. La verità è che Berlusconi è vittima della congiura del suo partito, ha fatto male a non venire, perché così dà linfa alle beghe di cortile e dà l'impressione che qualcuno voglia decidere per lui...».

Con una nota Gelmini getta acqua sul fuoco e assicura che Berlusconi resterà a Roma per presiedere un vertice di partito sulla manovra economica. «Dispiace apprendere dalle agenzie - scrive la presidente dei deputati - la notizia relativa alla volontà di Sgarbi di lasciare il gruppo. Ci auguriamo, naturalmente,che Vittorio, collega stimato e di grande qualità, possa avere un ripensamento in merito a questa sua decisione». Del resto, continua l'ex ministro, il «presidente Berlusconi non potrà essere oggi a Sutri solo per un'urgente riunione di partito, che si svolgerà a Roma, sulla prossima legge di bilancio». 

Restano, però, i malumori interni sulla rotta da seguire per uscire dall'angolo e ritagliare uno spazio a Forza Italia
alternativo a Lega e M5S. I berlusconiani ortodossi spingono per rivendicare forte autonomia dal Carroccio e rifiutano l'idea di un centrodestra a trazione Salvini, mentre chi crede fortemente nell'alleanza con la Lega e non vede problemi nel gravitare nell'orbita salviniana. Tensioni, raccontano, si registrano anche sul fronte degli assetti
organizzativi del partito, in vista delle prossime regionali ed europee. Dopo la nomina dei responsabili di Dipartimento, ci dovrebbero essere nuovi cambi in vista per i coordinamenti regionali, come previsto.

In questi giorni gli occhi sono puntati, in particolare, sulla Lombardia, dove l'attuale coordinatore regionale, Gelmini, è anche presidente dei deputati forzisti: anche qui c'è molto nervosismo, anche perché si tratta di un ruolo delicato in una regione chiave del Nord, una volta roccaforte azzurra, ora in mano alla Lega. Il totonomine impazza, si fanno i nomi della fedelissima del Cav, Licia Ronzulli e dell'imprenditore Matteo Perego. La partita è tutta aperta, anche se qualcuno scommette che alla fine potrebbe non cambiare nulla.

 

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