Manovra da 28-30 miliardi: dentro pensioni e reddito, non ci sarà il taglio dell'Irpef

Manovra da 28-30 miliardi: dentro pensioni e "reddito", non ci sarà il taglio dell'Irpef
Manovra da 28-30 miliardi: dentro pensioni e "reddito", non ci sarà il taglio dell'Irpef
Venerdì 14 Settembre 2018, 20:01 - Ultimo agg. 15 Settembre, 14:04
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La manovra sarà da 28-30 miliardi. Ci saranno le nuove regole per le pensioni e il reddito di cittadinanza. Fuori invece, ma solo per il momento, il taglio delle tasse per le famiglie, rinviato al prossimo anno per dare un segnale più incisivo. Anche se non è ancora il tempo delle decisioni politiche, gli staff economici dei due partiti di maggioranza proseguono nel lavoro di composizione della prossima legge di Bilancio e stanno restringendo il campo per evitare sforamenti dei conti.

Fermo restando lo stop all'aumento dell'Iva, per il quale serviranno 12,4 miliardi, e altri 2-3 miliardi per le cosiddette
spese indifferibili, cinque miliardi a testa per le nuove misure, secondo Lega e Movimento 5 Stelle, limitano però un po' troppo il campo di azione. I due partiti punterebbero (e stanno studiando le adeguate coperture) ad ampliare la propria "dote" a 8 miliardi a testa. Con questi si potrebbe così da un lato dare un primo assaggio di flat tax, concentrata però sulle imprese, e dall'altro avviare il reddito, e la pensione, di cittadinanza.

Rinunciando in prima battuta all'intervento sull'Irpef, che però non dispiacerebbe al ministro dell'Economia Giovanni Tria, la Lega punterebbe quindi gran parte delle "sue" risorse allo smantellamento della riforma Fornero. Le stime dei costi sono ancora in corso e secondo il presidente della Commissione Bilancio della Camera, Claudio Borghi, non si arriverebbe a 13 miliardi. L'obiettivo è di consentire di andare in pensione a chi raggiunge quota 100 (data dalla somma di anni e anzianità lavorativa) con 62 anni di età e "quota 41 e mezzo" senza limiti anagrafici. Parte delle coperture, almeno 2,4 miliardi, sarebbero già state individuate all'interno del sistema previdenziale, attraverso «accorgimenti tecnici».

Il calo delle tasse per le famiglie sarebbe comunque solo posticipato al 2020, per mettere in campo una soluzione più consistente del taglio di un punto dell'aliquota del 23%, che sarebbe poco percepito dai cittadini. Le famiglie comunque potrebbero essere sollevate da una riduzione dei ticket sanitari, se andrà in porto la trattativa tra Mef e ministero della Salute, annunciata dal ministro Giulia Grillo. Per le imprese invece il menu stilato dal partito di via Bellerio prevede l'ampliamento del regime forfettario (costa circa 1,5 miliardi) e la 'super-Ires' sugli utili reinvestiti in azienda (aliquota ridotta al 15% dal 24%), finanziata dai fondi per l'Ace, il contributo alla crescita delle imprese che sarebbe 'assorbitò così come iper e superammortamento.

Altre risorse arriverebbero da una nuova tranche di spending review, ancora in via di modulazione, mentre coperture una tantum arriverebbero dalla pace fiscale (che potrebbe fruttare attorno ai 15 miliardi ma spalmati su più anni). Con queste risorse, viene spiegato, si potrebbero finanziare misure che hanno bisogno di una copertura iniziale, come la cedolare secca sugli affitti per negozi e attività commerciali, che poi si autofinanzierebbe grazie al maggiore numero di contratti di locazione e all'effetto emersione dal nero già registrato anche per la cedolare sugli affitti delle abitazioni.

Il Movimento 5 Stelle dovrebbe concentrare la sua dote, invece, sul reddito di cittadinanza. Il nuovo aiuto contro la povertà, come ha spiegato il viceministro all'Economia Laura Castelli, partirà da un lato con le pensioni di cittadinanza, le minime da portare a 780 euro. Anche in questo caso si sta ancora studiando la platea di riferimento, e quindi i costi. Il reddito vero e proprio sarebbe invece anticipato dalla riforma dei centri per l'impiego (si punta all'utilizzo dei fondi europei) che impegnerà i primi «3-4 mesi» dell'anno. Il nuovo strumento potrebbe quindi diventare operativo già a maggio e potrebbe contare intanto sulle risorse residue del Rei, il reddito di inclusione introdotto dai governi Renzi-Gentiloni, che per il 2019 ha già a disposizione quasi 2,6 miliardi.

 

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