Muore a 14 anni per una sfida estrema sul web: «Ragazzi in pericolo»

Muore a 14 anni per una sfida estrema sul web: «Ragazzi in pericolo»
di Maria Pirro
Venerdì 14 Settembre 2018, 07:00 - Ultimo agg. 18:08
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«Gli avevamo parlato di alcool, droga, motorini, salti pericolosi e tutto ciò che conoscevamo. Ma di questo no, era proprio fuori dalla nostra immaginazione». Ramon Maj, padre di Igor, il ragazzo morto impiccato probabilmente per un gioco assurdo trovato su internet, ha commentato così, su Facebook, il post di un amico di famiglia a proposito dei rischi legati al dark web. Dall'inchiesta condotta dai carabinieri, a distanza di una settimana dalla tragedia avvenuta il 6 settembre, è emerso che il 14enne milanese aveva visionato un filmato sulle 5 sfide pericolosissime, tra cui il cosiddetto blackout, l'auto-soffocamento. Poco dopo, aveva praticato il nodo scorsoio, con una corda da scalata. Già piccolo campione di arrampicata, l'ipotesi è che possa aver tentato per sentire «l'euforia di quando a 7mila metri di quota ci si trova senza ossigeno». Di qui l'inchiesta e il sequestro dei siti web, ma anche l'allarme lanciato dai neuropsichiatri.
 
Pubblicato l'11 novembre 2016, il video in questione ha avuto quasi 900mila visualizzazioni, e si capisce la preoccupazione diffusa tra le famiglie. «Ho chiesto a due miei piccoli atleti di 14 anni, amici di Igor, e anche loro conoscevano perfettamente questi giochi e tutto il resto. Questo mi ha totalmente destabilizzato: ero ignorante di questo mondo sommerso», ha scritto Fabio Palma, l'istruttore di alpinismo e membro dei Ragni di Lecco, nello scambio di messaggi sui social con il papà dell'adolescente travolto dal dolore, ma deciso ad andare fino in fondo, denunciando tutto ai carabinieri. «Nel video la buttavano lì come se fosse un gioco», la rabbia ieri espressa ai funerali, nella cappella del cimitero di Lambrate.

Sono due le inchieste aperte dalla Procura di Milano. La prima è un'indagine conoscitiva, senza né ipotesi di reato né indagati, in mano al pm di turno Mauro Clerici che ha disposto l'autopsia e il sequestro di pc e smartphone del ragazzino. L'altra è quella aperta ieri dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano con il pm Letizia Mocciaro, per istigazione al suicidio a carico di ignoti e arrivare a eliminare subito dal web quel video sull'autosoffocamento e altri simili, riducendo il rischio emulazione. La polizia postale è al lavoro per far togliere da Youtube e da altri provider i filmati e per oscurare le pagine online : oggi all'ufficio gip arrivano gli atti con cui i pm chiederanno la convalida dei sequestri di urgenza disposti ieri. «Si tratta di capire chi vi sia dietro questo macabro gioco e, soprattutto, se sia stato indotto psicologicamente o obbligato a compiere tale gesto estremo da parte di qualcuno», scrivono i magistrati Siciliano e Mocciaro nel decreto. E aggiungono: «Di questa pratica assurda si era iniziato a parlare dallo scorso mese di febbraio, quando un altro 14enne venne trovato in fin di vita a Tivoli, provincia di Roma, strangolato dal cavo della sua Playstation, poi morto qualche giorno dopo all'ospedale Gemelli».

Antonella Costantino è presidente della Società italiana neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza. Avverte: «Decisivo è cercare di capire come intercettare precocemente i segnali di disagio. Squilibri tra parti diverse del cervello e ormoni fanno sì che gli adolescenti siano più impulsivi e cerchino di affermare la propria identità anche in contrapposizione a quella degli adulti e quindi tendano a non condividere tanto o addirittura a non dire niente ai genitori». Al Policlinico di Milano vengono visitati 2500 ragazzi all'anno. Spie di malessere: esplosioni di rabbia improvvise ed eccessive in contesti diversi, tendenza a isolarsi ma anche a essere iperattivi, sbalzi di umore che interferiscono nel quotidiano, cambiamenti marcati. E ancora: «Mettersi in situazioni ad alto rischio palese, non avere amici o fidanzati, stare sempre connessi, andare male a scuola», dice Costantino.

Telefonini e web non aiutano, anzi. «L'uso andrebbe regolato ma non può bastare, se non si affrontano le questioni alla base». Se gli adolescenti si suicidano la colpa non è di internet, «che è solo uno strumento, che permette di fare le cose in modo più evidente rispetto a prima», interviene Federico Tonioni, responsabile dell'ambulatorio di psicopatologia del web della Fondazione Gemelli di Roma. «E non è detto che dietro tutto questo ci sia necessariamente un disturbo psichiatrico, ma la tendenza a comportamenti estremi è anche una caratteristica dell'adolescenza» riflette Stefano Vicari, primario di neuropsichiatria infantile del Bambin Gesù. «È chiaro che gli strumenti a disposizione dei ragazzi sono meno controllabili e ciò richiama le famiglie a fare particolarmente attenzione, affinché un gioco o una sfida con se stessi non diventi fatale».

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