Viaggio nel centro commerciale:
«Vendite, i festivi valgono per cinque»

Viaggio nel centro commerciale: «Vendite, i festivi valgono per cinque»
di Gigi Di Fiore
Martedì 11 Settembre 2018, 10:30
4 Minuti di Lettura
Inviato a Marcianise

È difficile, dopo un fine settimana da 60mila visitatori, che qualcuno parli a favore della chiusura domenicale. Anche se è un lunedì, nel parcheggio, che ha qualcosa come settemila posti auto, sono ferme non meno di 500 auto. È il Centro commerciale Campania, uno dei primi dieci in Italia per numero negozi e ingressi.

Anche qui, naturalmente, il pieno di vendite e fatturati si fa la domenica. Intere famiglie arrivano in auto, passano qui dentro un intero pomeriggio e la serata, a volte comprano qualcosa, spesso mangiano o vanno in una delle undici sale cinematografiche. Il direttore Gianluca Galvani, manager della società francese Klepierre proprietaria del Centro dal 2015, si è laureato a Pavia. Non è in ufficio, ma dalla direzione fanno sapere che sulla questione della proposta del vice premier Luigi Di Maio, che prevede la chiusura domenicale a turno dei centri commerciali, non hanno nulla da dire. Nessun commento. Almeno da chi gestisce questa enorme area nel comune di Marcianise, con spazi dati in fitto nella galleria commerciale di 52mila metri quadri a 180 negozi, 25 tra ristoranti e bar, 11 sale cinematografiche su seimila metri quadri. In mattinata, anche le telecamere di Mediaset non hanno avuto il permesso alle riprese.
 
Eppure, non c'è nulla da nascondere. Qui, aziende come Zara, H&M, Benetton o Conbipel hanno fatturati record nei fine settimana. A piano terra, ma anche al primo salendo le scale mobili, la domenica si cammina a stento. Klepierre Italia gestisce oltre 40 centri commerciali in Italia, quello di Marcianise è uno dei più grandi. Di domenica beneficia del grande movimento anche il Mondadori store, che resta aperto fino alle 24. Due giorni fa, le vendite di libri sono arrivate a incassi di 20mila euro. E non è male. La chiusura domenicale significherebbe, facendo un rapido calcolo, una perdita media annuale secca di 600mila euro. In periodi di scarsa lettura e serrata concorrenza di Amazon, non sono guadagni di cui si può fare a meno a cuor leggero. Sono l'equivalente degli stipendi di 10 dipendenti.

Sorridono le commesse di Calzedonia, di Sisley o di Benetton. Non sanno cosa dire, rimandano a improbabili direzioni centrali che hanno sede altrove. È al suo posto, invece, Ciro Migliaccio, responsabile del ristorante Don Peppe, uno dei 25 punti di ristorazione del Centro commerciale. Non ha difficoltà a dire che «la chiusura domenicale è una sciocchezza, che rischia di mettere in ginocchio intere attività imprenditoriali». E spiega: «Chiudere le domeniche significa rinunciare a due interi mesi di fatturato, provocando in questo modo una riduzione del personale pari al 30-40 per cento».

I negozi come i punti di ristorazione pagano un affitto e le tasse. E Gianluca Passeggio, responsabile del punto di ristorazione Frittolini dice in maniera provocatoria: «Dovremmo allora pagare meno canone e meno tasse, perché ci si costringe a rinunciare a lavorare nel giorno di maggiori incassi. Questo è un centro commerciale di classe A, di grande movimento dalla provincia di Napoli, Caserta e anche dal Basso Lazio. Una proposta del genere, su cui faremo opposizione se dovesse essere portata avanti, è contro la realtà e l'impresa, soprattutto nel Sud».

Lo scorso anno, il Centro commerciale Campania, che si estende in totale su circa 87mila metri quadri con le tre aree commerciali affiancata alla galleria principale, ha registrato un totale di ben 11 milioni di ingressi. Una cifra enorme. E aggiunge Gianluca Passeggio: «Il sabato e la domenica, il movimento e i relativi fatturati sono 4-5 volte quelli medi degli altri cinque giorni della settimana».

Una realtà che, in totale, con contratti di diverso tipo, dà lavoro a circa quattromila persone. Ci sono anche i part time, concentrati proprio nei fine settimana. Alcuni sono studenti che arrotondano, soprattutto nei locali di ristorazione. Camerieri, cuochi, commesse, responsabili di negozi, gestori di servizi, vigilanza, ditta di pulizia. Tra lavoratori diretti e indiretti, il Centro commerciale è un'enorme realtà aziendale nella provincia di Caserta.

Chiara, commessa di uno dei negozi di abbigliamento dalla griffe famosa, lavora qui da tre anni. Dice: «È normale che ci farebbe piacere stare a casa la domenica, ma guardi ora di lunedì, il negozio è vuoto. La domenica, invece, non abbiamo un attimo di respiro. Se non si vende, il lavoro è a rischio. Insomma, la chiusura domenicale è un pericolo per tutti».

Il Centro commerciale come luogo di ritrovo domenicale. Punto di svago, per fare shopping e mangiare con la famiglia. Una coppia è ferma a guardare il negozio ufficiale del Calcio Napoli. Come mai di lunedì? Parla Piero: «È giornata di riposo per il mio lavoro. Spesso, però, con i nostri amici veniamo di domenica. Venire a mangiare tutti insieme una pizza qui è più comodo che a Caserta, dove viviamo. In città, ci sono problemi di parcheggi, in alcune zone il traffico e l'accesso sono caotici. Poi, c'è l'ansia di dover temere sempre qualcosa. Meglio venire qui».

È la chiave del successo dei Centri commerciali, tanto che in Italia ce ne sono addirittura 943 ed entro il 2020 sono previste altre 70 aperture. Inaugurato nel 2007 e realizzato dall'architetto casertano Fernando Iodice, il Centro commerciale Campania è cresciuto negli anni, sfruttando soprattutto il boom dei fine settimana. Negarlo non si può.
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