Strage di Genova, nel mirino dei pm il rapporto firmato da Ferrazza

Strage di Genova, nel mirino dei pm il rapporto firmato da Ferrazza
di Sara Menafra
Mercoledì 22 Agosto 2018, 08:00 - Ultimo agg. 12:32
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GENOVA - È il presidente della commissione chiamata a chiarire, a nome del ministero dei Trasporti, le cause del crollo del viadotto Morandi. Ma allo stesso tempo il provveditore alle opere pubbliche Roberto Ferrazza è anche l'ultimo esperto ad essersi occupato, a febbraio scorso, dei lavori di manutenzione che Società Autostrade aveva programmato sul ponte crollato alla vigilia di Ferragosto. E quel documento di trenta pagine, datato 1 febbraio 2018, non ha convinto del tutto i pm di Genova che indagano sul crollo e le sue quarantatre vittime, ipotizzando i reati di disastro e omicidio colposo plurimi e attentato alla sicurezza dei trasporti.
 
Ieri, dopo una prima lettura, hanno identificato «elementi che hanno bisogno di ulteriore approfondimento». Al Primo gruppo della Guardia di finanza, guidato dal colonnello Ivan Bixio, è stata data indicazione di ascoltare nei prossimi giorni Ferrazza, Antonio Brencich pure lui membro della commissione ministeriale - e tutti coloro che firmarono il documento, ovvero Salvatore Buonaccorso, Giuseppe Sisca e Mario Servetto. Sono almeno tre gli elementi che i pm genovesi vogliono capire: prima di tutto se davanti ad alcune incertezze contenute nell'intervento che Autostrade aveva preventivato per l'autunno prossimo in particolare sulla valutazione della corrosione del calcestruzzo - il provveditore e i suoi avrebbero potuto segnalare gli eventuali pericoli al ministero e chiedere di chiudere il ponte. Secondo aspetto: nel progetto, la società concessionaria parla di iniziativa di «retrofitting» un termine tecnico che sta per «miglioria», «aggiunta», mentre l'attenzione sul logoramento dei cavi che tenevano su il pilone caduto fa pensare ad un cantiere indispensabile per garantire la sicurezza del ponte. Dunque, non è chiaro se il Provveditorato abbia contestato la definizione che, in prospettiva, poteva avere un impatto anche sulle tariffe di pedaggio. Infine, andrà chiarito se il Mit passò ad Autostrade l'indicazione di valutare la «portanza massima» del viadotto nel tempo, come Ferrazza e Brencich avevano chiesto per «valutare gli effetti del degrado e dei lavori progettati».

Che la situazione sia delicata lo si capisce anche dal silenzio del ministro delle Infrastrutture. Dopo aver parlato con Ferrazza due giorni fa e aver chiesto chiarimenti sul lavoro fatto dal Provveditorato, finito in parte sull'Espresso on line, Toninelli non ha ancora chiarito se rinnovare oppure no la fiducia all'architetto e al gruppo di esperti che in 30 giorni dovrebbe consegnargli un rapporto sulle cause del crollo. La dichiarazione pubblica è stata rinviata più volte, probabilmente in attesa di capire le mosse dei pm. Anche perché nel frattempo è finito nell'occhio del ciclone anche Bruno Santoro, dirigente della Dvca e anche lui membro della commissione, che in passato ha collaudato alcuni lavori di Autostrade: ieri era al lavoro col resto del gruppo, al Ministero, ma il clima non è dei più felici.

Nel frattempo, l'aggiunto Paolo D'Ovidio e i pm Massimo Terrile e Walter Cotugno hanno chiesto ai periti di procedere rapidamente a valutare i resti del viadotto, prima che arrivino le piogge. Ieri, hanno identificato il reperto 1 che porta i segni della prima rottura, un pezzo di strallo, ovvero un tirante di calcestruzzo, considerato particolarmente significativo: è stato tagliato in pezzi e trasportato in un'area sorvegliata da polizia e telecamere. Da qui a pochi giorni, dovrà essere dato anche un parere definitivo sul viadotto ancora in piedi. Ieri sono ripresi i lavori nelle case sottostanti il moncone del lato est, quello considerato pericolante, ma Vigili del fuoco e Procura confermano che andrà rimosso anche se l'incarico potrebbe essere dato ad una società terza, e dunque non a Società autostrade che pure si era resa disponibile ma che gli inquirenti non vogliono coinvolgere in lavori tanto delicati. Molti altri passi sono stati messi in agenda nel corso di un vertice, ieri mattina: nei prossimi giorni sarà acquisita una mappa dei fulmini caduti nella zona, per valutare l'elemento maltempo. E poi prosegue l'analisi della storia del ponte per capire se nel momento del passaggio di competenze da Anas al ministero si sapesse già che il ponte era logorato.

Era il 2012, ma le prime relazioni critiche erano già uscite dalle aule universitarie.

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