Comune, da Auricchio Sos a Conte: «Sospenda i vincoli, si alle assunzioni»

Comune, da Auricchio Sos a Conte: «Sospenda i vincoli, si alle assunzioni»
di Valerio Esca
Lunedì 20 Agosto 2018, 08:18 - Ultimo agg. 13:48
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«Siamo in piena emergenza. Non è possibile che tra i vincoli di spesa e il blocco delle assunzioni il Comune della terza città d'Italia debba governare con 5mila dipendenti in meno rispetto a quando ci siamo insediati nel 2011. Ad ottobre questo diventerà argomento di discussione con l'attuale governo e andrà affrontato con una logica emergenziale». Il direttore generale e capo di gabinetto del Comune di Napoli Attilio Auricchio mette in fila i dati contenuti in una montagna di carte, che restituiscono la fotografia di un ente in difficoltà, non solo dal punto di vista economico, ma dal punto di vista gestionale. Si è così resa necessaria una riorganizzazione dell'intera macchina comunale.

Perché si parla di emergenza?
«Al di là dell'eventuale riforma sulle pensioni, penso alla quota 100, noi siamo già in affanno attualmente. Il personale in dotazione è ridotto ai minimi termini. Basti pensare che quando ci siamo insediati potevamo contare su 12mila dipendenti, oggi ce ne sono 7mila. Una condizione che deve far riflettere. Purtroppo gli scorrimenti delle graduatorie non bastano ad invertire la tendenza».
 
Cosa prevede la riforma della macchina comunale?
«Il vero obiettivo è lo snellimento delle funzioni e delle cariche. Abbiamo eliminato le macro-strutture, ovvero le direzioni centrali, importanti per il coordinamento, ma se c'è qualcosa da coordinare. Spesso oggi ci si ritrova con una macro-struttura di coordinamento, ma senza personale che risponda al dirigente. I livelli apicali dell'ente si assottigliano. Avremo cinque dipartimenti: quello del segretario generale, del ragioniere, del comandante della polizia municipale, dell'avvocato capo e del capo di gabinetto. Ognuna di queste figure si avvale di un dipartimento, legato alle funzioni soggettive rispetto al ruolo ricoperto. A sopraintendere il tutto c'è il direttore generale».

Come verranno gestiti i servizi?
«Tra i dipartimenti e i servizi c'è un livello intermedio, chiamato area, dove ci sarà un responsabile. L'area ha il vantaggio e l'obiettivo di rendere più snella la struttura di coordinamento. Invece delle direzioni centrali, che gestivano fino a nove o dieci servizi, abbiamo immaginato un'area che coordina da due a un massimo di quattro servizi. Tutti di natura molto coerente. Il responsabile di area sarà comunque il dirigente del servizio più importante dell'area. Se negli altri due o quattro servizi non c'è il dirigente titolare, e questa è una cosa che accadrà visiti i numeri del personale, il responsabile di area avrà in aggiunta la gestione di quei settori non coperti da altri colleghi».

Nelle Municipalità invece cosa accadrà?
«Abbiamo eliminato la figura del dirigente tecnico nelle Municipalità, che avevamo mantenuto finora, ma che non può funzionare. Perché avere un dirigente sulla Municipalità, che a sua volta è titolare di altri tre o quattro servizi a livello centrale, rischia di farci ottenere il risultato opposto a quello sperato. Così verranno valorizzati i funzionari delle Municipalità, ai quali verrà conferita una posizione apicale, in pratica una posizione organizzativa. Quella che volgarmente viene considerata una vice dirigenza».

Ci sarà una rotazione tra i dirigenti?
«Dai primi giorni di settembre e si completerà entro l'anno. Al 31 dicembre avvieremo la prima verifica sui risultati. Alcuni dirigenti, ad attuazione avvenuta del regolamento, non avranno più la posizione attuale, per esempio i direttori centrali non avranno più il dipartimento. Ovviamente queste persone saranno reimpiegate in altri servizi».

I sindacati sono sul piede di guerra. Perché non li avete coinvolti in fase di stesura del nuovo regolamento?
«Perché quella appena conclusa è stata una fase molto tecnica, da settembre sicuramente apriremo invece una fase costruttiva dando vita a meccanismi di interlocuzione».

Cosa chiederete al governo, una norma ad hoc?
«Noi vogliamo né norme, tantomeno finanziamenti speciali. C'è bisogno di individuare un percorso di tipo autorizzativo condiviso con il governo, per tamponare una situazione che si è venuta a creare negli ultimi tre anni, fortemente incisiva. Si potrebbe pensare ad un allentamento dei vincoli attuali, per poter permettere al Comune di Napoli di poter assumere personale».

A Palazzo San Giacomo c'è chi dice che questa delibera è stata approvata con un classico blitz di ferragosto?
«È una teoria che rigetto con forza. Abbiamo approvato a dicembre un primo atto, ovvero uno schema generale della riorganizzazione del personale, con un cronoprogramma ben preciso. Questo prevedeva una serie di fasi, tra cui dopo sei mesi arrivare all'approvazione del regolamento. La prossima fase prevede l'attuazione del regolamento, che verosimilmente avverrà in autunno».
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