Il prefetto Schilardi: «Norme speciali per ricostruire a Casamicciola»

Il prefetto Schilardi: «Norme speciali per ricostruire a Casamicciola»
di Nando Santonastaso
Giovedì 9 Agosto 2018, 23:05 - Ultimo agg. 10 Agosto, 10:19
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Ha squillato a lungo per tutta la mattinata di ieri il cellulare del prefetto Carlo Schilardi, nominato l’altra sera dal governo Commissario straordinario per la ricostruzione delle zone terremotate dell’isola di Ischia. Al telefono amici di vecchia data, colleghi ma soprattutto amministratori locali che hanno voluto bruciare le tappe per un primo, informale contatto con l’uomo al quale è stato affidato il compito più delicato e gravoso dopo il sisma dello scorso anno. E lui, il prefetto originario di Lecce, classe 1948, che ebbe Caserta nel 2000 come prima nomina dopo essere stato vicario a Napoli (seguirono Bari e una serie di incarichi di alta responsabilità specie su materie legate ad emergenze ambientali, fino alla nomina a Consigliere di Stato) ha risposto a tutti con sincerità e realismo, le doti che gli sono più congeniali oltre ad un senso del servizio per lo Stato che appartiene al suo Dna umano e istituzionale. «Mi rendo conto dell’importanza del mio incarico - spiega Schilardi - e conosco bene l’attesa per il lavoro che tutti insieme andremo a fare. Spero di avere collaborazione a 360 gradi perché senza fare squadra tra istituzioni e addetti ai lavori non riusciremo a portare avanti il nostro impegno. E se fallirò io, falliremo tutti».

Lei di ricostruzioni o comunque di impegni legati da emergenze alluvionali o calamitose è ormai uno dei massimi esperti in Italia perché ha gestito in passato anche dal punto di vista normativo situazioni a dir poco complicate. Il suo incarico per Ischia, dunque, è più di una garanzia. 
«È vero, sono stato già impegnato su questi fronti. Mi ricordo con particolare emozione gli interventi coordinati in Puglia, nel 2006, dopo l’alluvione che aveva colpito una vastissima zona tra le province di Foggia e Bari, coinvolgendo un’ampia area della Capitanata. Di quell’emergenza è rimasta viva nella memoria di molti italiani l’immagine di un treno sospeso nel vuoto per il crollo del ponte ferroviario che stava attraversando. Per miracolo il convoglio non precipitò e la cosa ci dette ancora più carica ed energia per portare soccorso alle popolazioni colpite in tempi relativamente brevi. Ma già qualche anno prima, nel 1997, ero stato nominato Commissario per chiudere le ultime pratiche del terremoto dell’Irpinia del 1980. Grazie alla collaborazione di tutti, anche in quel caso, sono riuscito in tre anni, un tempo quasi record considerati i ritardi fino ad allora accumulati e la complessità delle pratiche da esaminare, a portare a conclusione il mio incarico. Certo, ci sono stati in seguito altri contenziosi ma non hanno riguardato la sostanza e la responsabilità dell’incarico che mi era stato affidato. Con me, in pratica, la vera e propria emergenza del terremoto irpino si concluse».

E per Ischia? Dove intende mettere mano subito?
«Ischia è un’isola particolare, una realtà unica non solo dal punto di vista ambientale e paesaggistico, che ho avuto la fortuna di conoscere e visitare anche quando ero vice prefetto vicario a Napoli, ma anche dal punto di vista delle responsabilità e soprattutto dei vincoli urbanistici e non solo che disciplinano molti aspetti della vita locale. Tenere conto di questi limiti che sicuramente non semplificano il mio lavoro è comunque un dovere, nella consapevolezza che dobbiamo dare risposte urgenti e chiare alle persone che attendono ancora una sistemazione abitativa e alle attività commerciali e imprenditoriali che vanno rilanciate al più presto».

 

Ma molti si chiedono se è giusto pensare a ricostruire immobili già vetusti prima del crollo, come nel caso di Casamicciola, che il terremoto ha sbriciolato o seriamente danneggiato. Lei cosa ne pensa?
«Io devo attenermi a valutazioni che sono estremamente tecniche e al tempo stesso tener conto anche delle risultanze del dibattito che su questo punto si è già abbondantemente sviluppato. So che si parla di recupero conservativo ma è anche vero che molta gente continua ad essere ospitata in strutture pubbliche, a spese dello Stato, e che dunque bisogna definire un percorso chiaro per dare risposte a loro e al tempo stesso all’esigenza di gestire con la massima oculatezza le risorse disponibili. Ci sono sicuramente problemi di carattere burocratico da risolvere, penso soprattutto al fatto che molti contributi economici pure previsti non sono stati ancora materialmente erogati. Sarà mia cura verificare perché e accelerare il più possibile tutti gli iter normativi».

Ecco, quello dei fondi disponibili o meno è uno dei grandi temi di cui si discute da tempo sull’isola e non solo. Lei che idea si è fatto della situazione?
«Io so che finora negli interventi decisi o programmati dalle autorità della Protezione civile e dalla Regione Campania, per quanto di sua competenza, sono state individuate le direttrici di base per la ricostruzione. La prima riguarda il ripristino delle attività alberghiere danneggiate o compromesse dal terremoto, una priorità importante dal momento che l’isola vive essenzialmente di turismo. La seconda, strettamente connessa alla precedente, si riferisce alla ripresa delle attività commerciali. La terza interessa appunto l’edilizia abitativa che rappresenta sicuramente, come ho già detto, un problema importante anche sul piano normativo».

Cosa vuol dire, esattamente, prefetto Schilardi?
«Che occorrerà in tempi ragionevoli una norma specifica per la ricostruzione post-sisma di Ischia. Il precedente governo aveva ipotizzato qualcosa del genere, rendendosi conto della particolarità dell’isola e della complessità degli interventi da mettere in campo. Poi non se n’è fatto più nulla e la normativa attualmente in vigore rimane quella del terremoto dell’Aquila. In base ad essa si è potuta finora gestire la parte delle strutture della Protezione civile l’emergenza degli istituti scolastici, il cui ripristino è stato giustamente ritenuto una priorità assoluta, nonché quella delle prime sistemazioni abitative. Ma ora è ovvio che bisogna partire con la ricostruzione vera e propria e che dunque occorrono norme certe e, come ripeto, specifiche».

Ma i fondi ci sono? Che notizie ha in proposito?
«Naturalmente posso rispondere in base a informazioni ancora provvisorie e dunque, almeno per quanto mi riguarda, da verificare con la massima attenzione. So che ci sono stati in due anni due stanziamenti di risorse pubbliche, il primo dei quali finalizzato alla prima sistemazione delle persone che a causa del terremoto avevano perso la loro casa. Ci sono state altresì delle quantificazioni delle risorse necessarie da parte della Protezione civile e so che esiste anche una dettagliata ricognizione degli immobili danneggiati eseguita dalla Regione Campania. È una fotografia che può essere utile per capire l’entità degli interventi da attuare ma sull’ammontare delle risorse necessarie bisognerà valutare le cose con molta attenzione. Non a caso la stessa Protezione civile parla di due stime, approssimate a valori minimi e massimi a seconda della quantità delle opere da realizzare, per un ammontare complessivo di spesa pari a centinaia e centinaia di milioni. Di più, ovviamente, non sono al momento in condizioni di precisare».

Teme di trovarsi in qualche modo di fronte a sindaci battaglieri, considerati i problemi che finora non si è riusciti ancora a risolvere?
«Io conto molto sulla competenza e sullo spirito di collaborazione dei sindaci dell’isola. La mia priorità sarà quella di mettere in moto subito la macchina che dovrà diventare il punto di riferimento operativo di tutti gli interventi e la loro collaborazione sarà indispensabile. Le porte del Commissario per la ricostruzione saranno sempre aperte e come lei sa bene, le critiche non mi spaventano. Sono sempre stato disponibile ad ascoltarle e se sono mosse da spirito costruttivo non mi fanno paura. Insedierò i miei uffici a Napoli e ovviamente sull’isola e saranno in ogni momento a disposizione di tutti. Dobbiamo gestire bene i soldi dello Stato e so perfettamente che lo faremo nella massima trasparenza».

Se la sente di assumere un impegno sui tempi entro i quali porterà a termine il suo incarico?
«Da uomo delle istituzioni posso solo garantire a quanti attendono le nuove risposte dello Stato che più lavoreremo insieme e nella stessa direzione, meno lunga sarà l’attesa per il ritorno alla normalità».
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