Come è consuetudine, la Coalizione a guida saudita, che dal marzo del 2015 è intervenuta contro gli Houti in Yemen a sostegno del governo del presidente internazionalmente riconosciuto Abd Rabbo Mansur Hadi, ha negato di avere preso di mira i civili. Quella di oggi, ha affermato il portavoce dell'alleanza, colonnello Turki al Malki, era «una azione militare legittima» diretta contro miliziani armati, e se sono rimasti uccisi dei bambini è perché gli stessi ribelli se ne fanno scudo «per le loro azioni terroristiche». In particolare, il raid doveva essere una rappresaglia per un missile lanciato dagli stessi Houthi ieri verso la città di Jizan, nel sud dell'Arabia Saudita, che è stato intercettato dai sistemi di difesa, ma i cui frammenti hanno ucciso una persona e ne hanno ferite altre 11. «Il mondo ha davvero bisogno di altri bambini innocenti per fermare la crudele guerra contro i bambini in Yemen?», ha affermato Geert Cappelaere, direttore regionale dell'Unicef per il Medio Oriente e l'Africa, in una prima reazione alle drammatiche notizie provenienti da Dahyan. L'inviato speciale dell'Onu, Martin Griffiths, ha convocato colloqui di pace a Ginevra per il 6 settembre, ma nel frattempo la popolazione civile dello Yemen, che già prima del conflitto era il più povero Paese della Penisola Arabica, continua a soffrire sia per gli effetti diretti della guerra sia per una situazione umanitaria catastrofica.
In un rapporto dell'inverno scorso, Amnesty International affermava di avere accertato almeno 36 raid aerei della Coalizione che sembravano aver violato la legge umanitaria internazionale, ma accusava anche gli Houthi di bombardare indiscriminatamente aree residenziali.
Secondo l'Onu, sono quasi 6.000 i civili uccisi nei tre anni e e mezzo di guerra e oltre 9.000 i feriti. Si calcola inoltre che 22 milioni di persone abbiano bisogno di assistenza umanitaria e vi è più di un milione di sospetti casi di colera.