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«Questo ennesimo episodio di violenza - sottolinea un comunicato dell'Ordine dei medici di Crotone - nei confronti di chi si è adoperato al massimo per prestare la migliore assistenza al giovane paziente, che versava in particolari e già comunicate condizioni di acclarata criticità, pre-esistenti all'atto del ricovero, si ascrive, purtroppo, nell'ampio fenomeno di aggressioni nel settore sanitario che in Italia, ad oggi, conta circa tremila episodi l'anno, stando ai soli casi denunciati». In effetti quanto accaduto a Crotone è l'ultima di una serie di aggressioni verificatesi nelle ultime settimane, soprattutto al Sud. Ad Acireale (Catania), lo scorso 25 luglio, un 45enne è stato arrestato per avere ferito, con un paio di forbici, un medico del reparto dov'era ricoverato. Il 21, nell'ospedale di Capri (Napoli), a fare le spese delle intemperanze di un giovane turista ungherese sono stati un medico e due infermiere, mentre il 10 è stato il turno di un medico e quattro infermieri di Cinisello Balsamo (Milano).
Ancora prima, a giugno, a Caserta ad essere presa di mira era stata una dottoressa del presidio Asl di Frignano, mentre a inizio mese, a Palermo, c'era stata un'altra aggressione nel pronto soccorso di un ospedale dove il figlio di un paziente ha afferrato un medico per il collo perché stanco di attendere il turno.
Secondo un sondaggio del sindacato di categoria Anaao Assomed, «il 66% dei medici, ovvero quasi 7 su 10, dichiara di avere subito un'aggressione da parte dei pazienti, oltre il 66% dei quali verbalmente e quasi il 34% addirittura fisicamente». A Crotone, dopo l'aggressione, coro di solidarietà in favore del medico aggredito. Dal Tribunale dei diritti del malato, che parla di «atto incivile», alla Cisl, secondo cui l'accaduto è frutto di «sottocultura». Il Codacons, per mettere fine a tali episodi, invoca addirittura l'utilizzo dell'Esercito.