Pompei, l'ironia di un elettore del 79 dopo Cristo è virale

Pompei, l'ironia di un elettore del 79 dopo Cristo è virale
di Susy Malafronte
Lunedì 9 Luglio 2018, 13:14
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O «Scarrafune» che si aggira tra le antiche vestigia continua ad infiammare il popolo dei socia. I graffiti pompeiani - ritrovati sulle pareti di domus e di edifici pubblici, sinonimi di superficie d’espressione - tradotti in napoletano dal giornalista e scrittore Carlo Avvisati sono virali. O «scarrafune» questa volta traduce l'ironia di un elettore della Pompei di duemila anni fa. «Admiror, paries, te non cecidisse ruinis qui tot scriptorum taedia susteneas - Me faccio maraveglia, muro, ca nun te ne si ancora caduto preta preta, tu ca hê suppurtà’ l’ammusciamiento ‘e tanti zucagnosta ‘e niente». Ovvero «mi meraviglio, o parete, che non sia crollata in macerie, tu che dovresti sopportare i fastidi di tanti pessimi scrivani». Un’echeggiante sentenza di un elettore rivolta ad un politico della pompei romana, che ritorna su diversi muri di Pompei. Questo graffito, infatti, si trova nella Basilica, ripetuto integralmente nel Teatro Grande e parzialmente nell’Anfiteatro. Come accade nelle competizioni politiche di oggi, a distanza di secoli, ci sono sempre stati abusivi nella propaganda elettorale e anche chi ha denunciato questo abuso.
                           
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