Ministeri, sanità ed enti locali:
chi vince la gara degli sprechi

Ministeri, sanità ed enti locali: chi vince la gara degli sprechi
di Umberto Mancini
Domenica 1 Luglio 2018, 11:47 - Ultimo agg. 14:38
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L'allarme lo ha lanciato pochi giorni fa la Corte dei conti. «È ancora troppo alta, anzi più che prevalente - hanno ammonito i giudici contabili - la quota di acquisti di beni e servizi pubblici fatta al di fuori dalle procedure Consip». E in effetti dei 47,4 miliardi di spesa complessiva, soltanto 9,6 miliardi sono passati attraverso il sistema della centrale unica per gli acquisti. Si tratta, il dato è relativo al consuntivo 2017, di un misero 20%.

Il che la dice lunga su quanto siano ampi i margini di miglioramento. Risorse che in tempi di disperata caccia alle coperture per far quadrare il bilancio e di spending review farebbero molto comodo all'esecutivo giallo-verde. Se non altro perché con la fine della politica monetaria accomodante della Bce e della volontà di non aumentare le tasse, non ci sono alternative a tagliare gli sprechi.

Ma chi aggira le norme che prevedono proprio di transitare per le gare Consip? Al primo posto c'è proprio lo Stato con le sue amministrazioni centrali: su 8,8 miliardi di acquisti solo 1,7 miliardi sono passati attraverso le convenzioni della centrale unica. Male, anzi malissimo la sanità con 22,2 miliardi di spese a solo 3,2 miliardi bollinati da Consip. Al terzo posto si piazzano gli enti territoriali, Comuni e Regioni, con 11,3 miliardi di acquisti e poco più di 3,5 miliardi messi a gara, utilizzando lo strumento dell'intermediario pubblico. Gli altri enti - Inps e Inail per intenderci - sono a quota 600 milioni rispetto a spese per 5 miliardi.
 
Eppure la riduzione dei costi che si otterrebbe con l'uso massiccio di Consip e delle altre centrali è sotto gli occhi di tutti. Nelle ultime gare sui server acquistati dalla Pubblica amministrazione si è avuto un risparmio del 58%, sulla telefonia del 49%, per le stampanti del 40% e sull'energia del 10%. Assurdo, almeno in linea di principio, quindi non partecipare. D'altro canto, come hanno fatto notare proprio l'ad di Consip, Cristiano Cannarsa, e la stessa Corte di conti, non ci sono sanzioni - perlomeno non ancora - per chi non rispetta le regole, né tanto meno controlli mirati. Da qui la spinta delle varie amministrazioni a fare da sole, ad arrangiarsi. Se a livello macro i ministeri vincono la palma dei peggiori utilizzatori, analizzando nel dettaglio gli acquisti si scopre che il 52% della spesa per comprare autoveicoli passa fuori dalla Consip (su un totale di 112 milioni), così come il 71% degli acquisti di carburanti (473 milioni complessivi di spesa), l'83% del gas naturale (1,4 miliardi), fino al 92% dei pc (121 milioni la spesa annua della Pa). Fuori dalle convenzioni - e parliamo di circa 1 miliardo - anche il 43% dei buoni pasti e l'83% della telefonia mobile (140 milioni annui).

Eppure lo Stato ha tutti gli strumenti per poter invertire la tendenza. Può ampliare cioè il raggio d'azione della centrale unica degli acquisti. Perché proprio la legge di Bilancio, la finanziaria dello scorso anno, obbliga amministrazioni centrali, enti locali, ospedali e Usl a passare per le gare Consip. Sarebbe sufficiente quindi un intervento normativo per introdurre sanzioni a carico di chi non si adegua, oppure, come suggerisce Cannarsa puntare tutto sulla trasparenza. Lo scopo è creare una mappa sempre più dettagliata di chi, tra enti, amministrazioni e ospedali, si sottrae alle convenzioni. Una mappa cioè delle zone fredde a recepire i benefici economici che si potrebbero ottenere. Un'azione dunque di forte moral suasion, che sia di pungolo e incentivo.

Del resto, è proprio questo il compito attribuito allo strumento Consip: fare da intermediario tra le aziende fornitrici e la Pubblica amministrazione, un hub in grado di selezionare e valorizzare le imprese, sopratutto le Pmi, e offrire prodotti di qualità e prezzi competitivi a tutto il complesso universo pubblico. Il management di Consip si è dato l'obiettivo, ambizioso sebbene realizzabile, di superare i quasi 700 mila ordini di acquisto registrati nel 2017 e far risparmiare allo Stato 10 miliardi nei prossimi 3 anni. E questo aumentando il numero delle gare con importi ridotti.

Intanto nel primo quadrimestre 2018 è cresciuto il valore degli acquisti conclusi dalle amministrazioni con Consip e, in particolare, le convenzioni che hanno registrano un valore intermediato di 1 miliardo (+37% sul mese precedente). Oltre la metà dei circa 26 mila ordini emessi fa riferimento al comparto degli enti locali, mentre un ordine su tre fa riferimento al comparto Stato, che attraverso l'utilizzo di questo scaffale trova grande semplificazione nei processi di acquisto. Nello stesso periodo è andato molte bene il mercato elettronico della Pubblica amministrazione che fa segnare un valore complessivo erogato di oltre 1 miliardo (+32% sul mese precedente). Oltre il 40% delle circa 174 mila transazioni concluse è stato appannaggio di Comuni e Regioni, naturali destinatari di questo veicolo, insieme alle piccole e medie imprese del territorio che rappresentano il 99% dei circa 86 mila fornitori abilitati.
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