Cafonal Pompei, l'ira di Osanna: «Stop ai selfie, in arrivo le sanzioni»

Cafonal Pompei, l'ira di Osanna: «Stop ai selfie, in arrivo le sanzioni»
di Carlo Avvisati
Domenica 1 Luglio 2018, 08:30 - Ultimo agg. 11:39
4 Minuti di Lettura
Mai più gente sui rocchi delle colonne. Mai più turisti sui podi del Foro. Mai più nessuno sui «resti della Storia». Pompei, i suoi vertici si apprestano a bloccare, attraverso una serie di misure adeguate, le manifestazioni di sciatteria, maleducazione e stupidità che da mesi sono diventate il comune denominatore per turisti selfiemaniaci. Non ultimo anche con una salata sanzione pecuniaria da comminare a chi ha poco rispetto per un patrimonio culturale unico. Un primo riscontro circa l'ondata di indignazione per i turisti irrispettosi, veicolata dalle immagini che da giorni viaggiano sui social, con visitatori ritratti mentre stanno in equilibrio precario sulle colonne del foro o nei giardini delle domus, e dunque sul ridotto numero di selfie postati, lo si potrà avere sin da subito. A fine giornata. Quando si andranno a contare i danni fatti da chi ha scelto di visitare Pompei sfruttando la gratuità della prima domenica del mese. «Ecco» sottolinea con interesse Massimo Osanna, direttore generale del Parco archeologico, «questa è una buona idea. Proprio su questo elemento si dovrebbe lavorare: punizioni esemplari che possano essere da monito per chiunque venga tentato di emulare tali atteggiamenti». Ovvero, sanzioni e multe, anche salate, a fare da deterrente materiale per quelli che non riescono a capire quanto le loro azioni inconsulte facciano male a un sito fragile come Pompei e alla cultura, più in generale. «Il problema continua l'archeologo non è nemmeno la scarsa presenza del personale di custodia. Mettere un custode a ogni colonna o a ogni labrum (si tratta di una grande vasca usata per ornamento di giardini o per abluzioni, ndr) di domus diventerebbe impossibile».

Allora quali misure prenderete?
«Punteremo sia a una maggiore sensibilizzazione del turista medio sia a una maggiore educazione. La nostra azione dovrà obbligatoriamente partire dalle scuole. Vede, quest'anno abbiamo portato avanti un progetto di alternanza scuolalavoro con numerose e diverse tipologie di istituti. Quindi, è partito un progetto educativo in cui credo molto e penso che possa essere una delle soluzioni al problema. Naturalmente si tratta di una cosa a lungo termine. A breve termine, invece, quello che stiamo facendo l'amplificazione del servizio interno».

Verrà utilizzata anche una cartellonistica adeguata e accessibile?
«Certo. Tuttavia voglio sottolineare che all'ingresso delle biglietterie abbiamo già un cartello che indica come comportarsi durante la vista agli scavi. Tra le altre, anche nel nostro sito c'è scritto, chiaramente, che è vietato introdurre cani, è vietato fumare, e che è vietato salire sui muri. Credo, comunque, che l'idea di una sanzione da applicare vada considerata e sia giusta. Poi provvederemo a quantificarla. Ovviamente l'azione che intraprenderemo dovrà essere valida per tutto il territorio italiano e per l'intero patrimonio culturale. Non dovrà essere dunque una cosa strettamente pompeiana».

Cartelli di divieto anche all'interno del sito archeologico?
«Sono contrario. S'immagina che orrore diventerebbe Pompei con tutti questi cartelli? Ricordo che quando sono entrato in questa soprintendenza c'erano tutte le strade sbarrate con cartelli segnaletici raffiguranti una mano aperta e la scritta no entry. Credo che una soluzione del genere sia una cosa che degrada e imbratta. Non è che per evitare la maleducazione e salvare il monumento creiamo un paesaggio brutto e degradato. Puntiamo a sensibilizzare tramite i social, i giornali e segnalazioni ben visibili agli ingressi. Al proposito ci siamo già attivati. Nel giro di due settimane saranno attivi nelle diverse aree d'ingresso, i monitor giganti sui quali compariranno non solo tutte le indicazioni necessarie alla visita ma anche tutto quanto è vietato. E lo faremo in maniera netta, in modo che chi sta in fila per acquistare il ticket abbia chiaro cosa può fare e cosa gli è proibito».

Gli operatori turistici spesso raccontano di visitatori stranieri non rispettosi del monumento perché «tanto in Italia nessuno viene punito».
«Il problema sta essenzialmente nel fatto che a Pompei c'è stato un incremento esponenziale delle presenze. Avere un milione in più di visitatori in pochi anni vuol dire che tra questi c'è una diversità incredibile. Tantissime sono le persone perbene; tanti altri turisti, invece, non sono toccati da divieti o punizioni. Ecco, non sono educati al rispetto delle regole. Il nostro dovrà essere un discorso generale che prevede una serie di livelli di formazione e educazione per chiunque venga in Italia a fruire di un bene culturale. E questo perché chi arriva nel nostro Paese spesso non è abituato a confrontarsi con un patrimonio così diffuso e altrettanto fragile».

Come pensate di attivarvi con le sanzioni?
«Ne voglio discutere con il Direttore generale ai musei per trovare una soluzione omogenea per il territorio. E, in questo Pompei farà ancora una volta da traino. La sua voce arriva e si ascolta dappertutto. Toccherà dunque a questa città farsi ambasciatore di sicurezza e rispetto per tutti i siti culturali del nostro Paese».
© RIPRODUZIONE RISERVATA