Usura ed estorsione: nove arresti in Calabria, vittime minacciate di morte per un debito di 50 euro

Un momento della conferenza stampa tenutasi a Cosenza
Un momento della conferenza stampa tenutasi a Cosenza
di Serafina Morelli
Mercoledì 27 Giugno 2018, 15:50 - Ultimo agg. 16:35
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Cosenza - «Minacciati di morte per non aver saldato un debito di 50, 100 euro. Questo è un fenomeno tentacolare, l’usura corrode, distrugge la società». È uno spaccato inquietante quello raccontato dal procuratore della Repubblica di Cosenza Mario Spagnuolo nel corso della conferenza stampa per illustrare l’operazione “Faenerator”, dal latino usuraio, che ha portato all’esecuzione di 14 misure cautelari: tre persone sono finite in carcere, sei ai domiciliari e per cinque soggetti è stato disposto l’obbligo di firma.

Gli usurai, persone improvvisate, insospettabili o con precedenti penali, applicavano tassi mensili dal 10 al 100 per cento, per un giro d’affari superiore ai 50mila euro. Tra l’altro alcune delle 17 vittime identificate, pressate da una gravissima condizione di precarietà finanziaria e da esigenze di sopravvivenza delle loro attività economiche, avevano contemporaneamente contratto debiti con più usurai, nel tentativo di fare fronte alle incessanti sollecitazioni di pagamento saldando le posizioni debitorie più impellenti.

L’inchiesta della Procura di Cosenza è partita dalla denuncia di due commercianti, titolari di una storica gioielleria cosentina, esasperati dalle minacce di strozzini senza scrupoli che non esitavano a fare ricorso ad avvertimenti o atti di violenza fisica pur di incassare gli interessi derivanti dalla restituzione delle somme lievitate in maniera esponenziale.

L’operazione dei carabinieri della Compagnia di Cosenza ha messo in evidenza «la miseria e le difficoltà, non delle persone marginali, ma di chi ha una vita normale e non riesce ad arrivare a fine mese, che riesce ad andare avanti solo ricorrendo al mercato usurario. Quest’indagine mostra – ha spiegato il procuratore Spagnuolo – il dramma della gente comune che ha bisogno dei 50 euro per andare a fare la spesa, di persone che stanno scendendo pian piano i gradini della scala sociale per arrivare davvero a livelli di povertà estrema». Ma in pochi ancora decidono di denunciare, sono restii a collaborare con le forze dell’ordine.
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