Maroni condannato a un anno per l'incarico Expo all'ex collaboratrice

Maroni condannato a un anno per l'incarico Expo all'ex collaboratrice
Maroni condannato a un anno per l'incarico Expo all'ex collaboratrice
Lunedì 18 Giugno 2018, 14:44 - Ultimo agg. 19 Giugno, 14:50
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MILANO - Assoluzione per il viggio a Tokio (mai avvenuto) dell'ex collaboratrice Maria Grazia Paturzo, condanna per il contratto di assunzione dell'ex dipendente del Viminale Mara Carluccio. E' il verdetto del processo a carico dell'ex presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni e di altri quattro imputati. Un procedimento lungo, tormentato, con udienze più volte slittate tra gli strali del procuratore aggiunto Eugenio Fusco: «Se ogni volta per un’udienza c’è un problema di salute, questo processo, che è fermo da più di due mesi, rischia di rimanere al palo fino alla primavera del 2018», è sbottato davanti ai giudici il 27 aprile 2017.
 


Quasi una profezia, ma alla fine dopo due anni di dibattimento la sentenza è arrivata: condonna a un anno di reclusione e 450 euro di multa per Roberto Maroni (contro i due anni e mezzo chiesti dalla procura), sei mesi e 200 euro di multa per Mara Carluccio, un anno e 450 euro per Giacomo Ciriello (capo della segreteria politica del governatore), 10 mesi e 20 giorni più 300 euro di multa per Andrea Gibelli, già segretario generale della Regione. Per tutti pena sospesa e interdizione dai pubblici uffici per tutta la durata della condanna.

FALSA TESTIMONIANZA
«Vengo assolto e condannato allo stesso tempo. Un colpo al cerchio e una alla botte. Sono deluso ma non scoraggiato», si è sfogato Maroni con il suo avvocato alla lettura del verdetto. I giudici della Quarta sezione penale, presieduti da Maria Teresa Guadagnino, hanno assolto l'ex governatore e Ciriello dall'accusa di induzione indebita in merito al viaggio a Tokio «perché il fatto non sussiste». «Questo processo verrà ricordato proprio per la missione legata all'Expo e la corte ha deciso che il fatto non sussiste - commenta l'avvocato Domenico Aiello - Quanto alla turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente, ovvero l'assunzione della Carluccio ad Eupolis, non c'è alcun messaggio o mail a sostegno di questa tesi».

I giudici hanno inoltre disposto la trasmisione degli atti per Paturzo, Carluccio, l'avvocato Cristina Rossello (deputato di Forza Italia) e Brugnoli, ravvisando possibili opacità nelle loro deposizioni in aula. La procura aprirà un fascicolo e procederà alle iscrizioni nel registro degli indagati per falsa testimonianza. «La corte ha semplicemente accolto una richiesta del pm, vedremo se è così», taglia corto Aiello. Proprio la testimonianza della Paturzo, in una delle ultime udienze, ha creato momenti di tensione in aula. La donna ha negato - come invece sostiene la procura - «di aver mai avuto una relazione con l'ex governatore». Come si spiegano allora - l'ha incalzata il pm - i messaggi scambiati con Maroni? «Se si vedono altri sms, si può capire che io comunico così», ha tagliato corto lei. Ma il presidente della Quarta sezione in due occasioni ha ricordato alla Paturzo «che in questa aula deve dire la verità.

RELAZIONE
Nel mirino della procura, in particolare, c’era la relazione tra Maroni e la Paturzo. Secondo il pm Eugenio Fusco la presenza della donna «nella delegazione del viaggio a Tokyo del giugno 2014 era dettata esclusivamente dalla relazione affettiva» con l’allora governatore del Pirellone ed è «in questo contesto che si inserisce la condotta di Maroni affinché la società Expo si accollasse le spese». Quella di Maroni fu «una pressione» e non una «sollecitazione» perché sarebbe stato lui a chiedere a Giacomo Ciriello, capo della sua segreteria politica, «di insistere» per ottenere da Christian Malangone, ex direttore generale di Expo e «braccio destro» dell’allora commissario unico Giuseppe Sala, «la promessa» affinché venissero autorizzate le spese del viaggio a Tokyo per la Paturzo, alla quale era «legato da una relazione affettiva».

Per il procuratore aggiunto l’esistenza di un legame tra i due è corroborata dagli sms e messaggi whatsapp scambiati dalla coppia tra il 27 e il 29 maggio 2014.
Insomma, è chiaro «a tutti» che Maria Grazia Paturzo «era considerata in Expo, da Sala e da tutti, una figura a disposizione personale del presidente Maroni, altro che una figura di raccordo tra la Regione e Expo», afferma Fusco in fase di repliche. Ma per i giudici il fatto non sussiste. Del resto, uel viaggio alla fine non è mai stato fatto.
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