Napoli, a 30 anni sfregiano il Plebiscito, sorpresi dai vigili: solo denunciati

Napoli, a 30 anni sfregiano il Plebiscito, sorpresi dai vigili: solo denunciati
di Paolo Barbuto
Sabato 26 Maggio 2018, 22:58 - Ultimo agg. 27 Maggio, 10:52
5 Minuti di Lettura

Quel tizio vestito di nero che vedete accovacciato nella foto al centro di questa pagina, si chiama Raffaele, ma la ragazza lo chiama Raffy. Alle sue spalle c’è una giovane donna, anche lei vestita di nero, è Anna: la foto è un po’ mossa perché è stata estratta da un video registrato durante la corsa dell’agente della polizia municipale che stava tentando di bloccarli. Purtroppo non è riuscito a fermare quella mano barbara, così Raffy e Anna hanno avuto il tempo di lasciare il loro segno indelebile nel cuore della Napoli turistica, a Piazza del Plebiscito. Però i due sono stati fermati, identificati e denunciati: risponderanno davanti al giudice per aver sfregiato la città. 

Raffy e Anna non si sono limitati a disegnare un piccolo simbolo del loro amore. Bomboletta di spray nero alla mano hanno lasciato ovunque le scritte con i loro nomi circondati da cuoricini e fiorellini; quella con i due nomi e la data d’inizio della loro storia però, per colpa di quei curiosoni dei vigili, non è stata completata: sei maggio, ma di quale anno? 
 


Quando sono stati avvicinati dagli agenti del reparto motociclisti al comando del capitano Ciro Colimoro, li hanno guardati interrogativi: che volete da noi? Non erano nemmeno consapevoli dello scempio che avevano appena commesso, non riuscivano a spiegarsi il perché di quell’intervento così severo nei loro confronti: perché accanirsi su due ragazzi innamorati la cui unica colpa è di aver imbrattato il porticato di San Francesco di Paola nella piazza più conosciuta di Napoli?

I due sono stati identificati, la bomboletta spray di vernice nera è stata sequestrata anche se ormai era quasi vuota perché il romanzo dell’amore di Raffy e Anna ha preteso lunghe spiegazioni su pareti e colonne del porticato del Plebiscito. Per entrambi è scattata la denuncia: articolo 639 del codice penale, severo con chi imbratta i monumenti. «Se il fatto è commesso su cose di interesse storico o artistico - scrive il legislatore - si applica la pena della reclusione da tre mesi a un anno e della multa da mille a tremila euro», per i recidivi la multa sale a diecimila euro. Raffy e Anna sono andati molto vicini a quest’ultima ipotesi, quella della recidiva, e ora vi spieghiamo il perché.
 
Qualche giorno prima del blitz interrotto dai vigili, i due innamorati erano già pronti all’azione. Bomboletta spray alla mano stavano per procedere allo sfregio al porticato di San Francesco di Paola. Vennero, però, intercettati da un addetto della chiesa che comprese le loro intenzioni e li allontanò prima che potessero entrare in azione. I due hanno solo rinviato l’appuntamento: il richiamo era troppo forte, volevano ad ogni costo imbrattare la città e desideravano farlo proprio nel punto più visibile.

Così qualche giorno dopo sono tornati in azione. Non hanno nemmeno aspettato che calasse la sera perché la voglia di fare danni era troppo impellente. Nel pomeriggio di giovedì, verso le 17.30, si sono inoltrati lungo il porticato, incuranti dei turisti che sciamavano tutt’intorno e delle forze dell’ordine che presidiavano la piazza. Hanno iniziato l’opera di devastazione un po’ nascosti, sicché gli agenti della polizia municipale non si sono subito resi conto di ciò che stava accadendo. Quando la sagoma di Raffy è spuntata da una colonna, rivelandosi alla visuale della pattuglia che si trovava in piazza, l’intervento è scattato immediato. La ragazza in quel momento era alle spalle dell’imbrattatore, dava direttive sul fiorellino da disegnare al di sotto dell’ultima scritta.

I due agenti pensavano di trovarsi di fronte a due ragazzini, troppo giovani per comprendere la gravità del gesto che stavano compiendo. Si sono scontrati, invece, con la realtà di due persone adulte: Raffy ha 34 anni, non è un adolescente innamorato, lei è leggermente più giovane ma non è una ragazzina. Non hanno dato nessuna spiegazione plausibile per quel che avevano fatto, sono sembrati anche inconsapevoli della gravità della denuncia che stava per scattare nei loro confronti. 

Hanno lasciato a malincuore la bomboletta nelle mani dei vigili e sono tornati a casa in un comune della provincia di Napoli.
O forse erano consapevoli di quel che stava succedendo: una denuncia che, a una persona incensurata, non procura nessun problema perché il carcere non lo vede nemmeno col binocolo, e una multa che non può essere riscossa da chi risulta nullatenente e senza un impiego fisso. Insomma, l’aggressione al patrimonio a costo zero: «Eppure noi mettiamo in campo tutte le azioni possibili per fermare questi episodi - spiega il comandante della polizia municipale, Ciro Esposito - il nostro presidio al patrimonio monumentale della città è costante e gli interventi per fermare gli imbrattatori e i writers sono tantissimi. Però una situazione come quella dell’altro giorno al Plebiscito non l’avevamo mai affrontata: imbrattavano la chiesa in pieno giorno, senza nascondersi, come se fosse la cosa più normale del mondo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA