60 storie per raccontare l'Italia, Gianni Molinari a Napoli Città Libro

60 storie per raccontare l'Italia, Gianni Molinari a Napoli Città Libro
di Rossella Grasso
Venerdì 25 Maggio 2018, 19:01 - Ultimo agg. 20:46
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Sono le storie di tutti i giorni a descrivere il paese reale. Ne è convinto Gianni Molinari, giornalista del Mattino, che le ha raccontate nel suo libro «#Italia 2018. 60 storie per capire la Terza Repubblica». Edito da Guida, il volume è stato presentato in anteprima a «Napoli Città Libro» da Alessandro Barbano, direttore del Mattino, Luca Meldolesi, docente di politica economica e Vincenzo Marino, giornalista. Come siamo arrivati al risultato elettorale di poche settimane fa? Quale Italia esiste che i giornali e le televisioni ancora non hanno raccontato per bene? Con queste sessanta microstorie di successi e insuccessi, con protagonista per lo più gente comune, l’autore prova a fare un ritratto semplice ma efficace del nostro Paese.
 


C'è la storia di Carmine, ex detenuto, che deve vivere facendo la spola tra i centri di prima accoglienza nelle Marche ma no può spostarsi molto perchè non ha i soldi per pagarsi il biglietto; c'è la storia dell'operaio che ha fisicamente spento l'altoforno 4 di Piombino; poi c'è il ragazzo che fa le cozze nel mar piccolo di Taranto e di fronte guarda l'Ilva ma anche l'arsenale militare in un equilibrio ecologico fragilissimo che per lui è vita ed è speranza. Sono tutte storie di uomini e donne che vivono il quotidiano come moderni Ulisse di Joyce. Messe insieme fanno l'Italia, «quella che va per i fatti suoi», come dice Molinari. 
 
 

«C'è una differenza enorme tra il paese reale, la sua rappresentazione e l'interpretazione che la politica ne fa - ha spiegato l'autore - Raccontando queste storie ho cercato di cogliere qualcosa di laterale, piccole storie che raccontgassero qualcosa di più grande. Lì capisci che c'è un lavoro che è ancora tutto da fare e parte dall'idea che bisogna riconoscere il paese reale dalle piccole cose.
Non è una banalità dire che si comincia dai marciapiedi. Dobbiamo farlo noi giornalisti raccontando quello che accade e chi ha la responsabilità di aggiustare le cose e cambiarle oppure un giorno di dire che non c'è più bisogno del marciapiede ma si va tutti su auto che non hanno nemmeno le ruote».

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