«Punta il piccione e spara»:
come si diventa camorristi

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di Nadia Verdile
Venerdì 18 Maggio 2018, 14:30
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Dai libri di diritto alla pistola e poi ai libri ancora, come autore e coprotagonista. La storia del pentito di camorra, Bruno Buttone, è stata ricostruita nel libro «Punta il piccione e spara», per i tipi di Gnasso editore, dalla giornalista Marilù Musto che oggi pomeriggio sarà presentato nella sala conferenze di Confindustria Caserta; con questo evento l'organizzazione presieduta da Gianluigi Traettino è al suo quinto appuntamento del ciclo Confindustria Cultura. Musto, giornalista che dalle pagine di questo quotidiano racconta da anni le vicende di cronaca nera e di cronaca giudiziaria di una terra martoriata che lotta quotidianamente per rinascere, ha ricostruito la vita di uno dei più efferati assassini del clan Belforte di Marcianise. Sullo sfondo la faida contro i Piccolo. La vita, gli amori, gli interessi di un giovane studente universitario, Bruno Buttone appunto, che dai banchi di giurisprudenza passa alle armi della camorra diventandone uno dei peggiori esponenti. «Punta il piccione e spara» è il titolo del libro ma anche l'inizio di una vita corrotta dal male perché Bruno il piccione lo uccide davvero con la pistola del padre, nascosta nell'armadio.

Nella sua vita di giovane adolescente l'uccisione del fratello, la sete di vendetta e una fidanzata, Korinne, che lo lascia per andare a Londra e interrompe la gravidanza che lo avrebbe visto padre. Dai dolori personali all'ingresso nel clan Belforte che ha significato per lui una vita di violenza, corruzione, morte. Il libro di Marilù Musto è figlio del racconto di Bruno in carcere, al 41 bis. «Il libro spiega l'autrice è liberamente ispirato ad un manoscritto che Bruno Buttone mi diede nel 2014 nel quale l'uomo raccontava la sua vita». La storia narrata è diventata il punto di partenza di questo romanzo criminale dove la verità storica si incontra e fonde con quella poetica. Il vero e il verosimile viaggiano all'unisono raccontando non solo le vicende di un uomo e di un clan, ma anche quelle di un luogo che oggi percorre la via del riscatto e della bellezza, di un tempo che sembra aver lasciato alle spalle gli anni peggiori, di una mentalità che fa fatica ad essere distrutta e, infine, ma forse prima di tutto, della giustizia che può essere non solo giusta ma anche straordinaria occasione di rinascita.

Nel 2014 l'uomo che aveva ucciso, ordinato omicidi, che poi si era pentito decidendo di collaborare con la giustizia, scriveva ai giudici e si rivolgeva ai giovani: «Mi appello ai giovani affinché non cadano nella tentazione della trasgressione e dei facili guadagni perché i veri valori della vita sono tutt'altro: la libertà, l'onestà, la cultura, l'amore per la propria famiglia e il rispetto della vita umana. Sappiate, ragazzi, che la camorra fa schifo, ha distrutto me, e, se non vi opponete, distruggerà anche voi». Parleranno del libro con l'autrice, dopo i saluti di Gianluigi Traettino e don Antonello Giannotti, Sergio Costa, comandante delle ragione Campania dei carabinieri forestali, Mariachiara Francica, presidente del Collegio penale del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Cesare Sirignano, sostituto procuratore nazionale antimafia. Introdurranno l'avvocata Rossella Calabritto e Mara Donesi, dirigente antifrode della dogana di Napoli; il giornalista Nico Pirozzi modererà l'evento. La casa editrice Gnasso è nata lo scorso anno per volontà del giovane Pasquale, ventinovenne, dottorando in storia romana antica, con un sogno: realizzare un'editoria di qualità sia per l'originalità delle proposte e sia per il rigido criterio di selezione delle opere e degli autori.
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