Un red carpet qui è difficile anche immaginarselo. Soprattutto nel buio di questa rampa che passa sotto al palazzo. Da poco è passata l’ora di pranzo. C’è un uomo che lavora avvolto nel silenzio. Si gira di scatto scosso dal rumore dei passi. «Film? Quale film? Il Canaro non c’è, non c’è più». Pietro De Negri ha ancora i capelli corvini, nonostante i 62 anni. La postura non è più spavalda. Non vuole parlare di un’altra vita «per la quale ha pagato», come ripete sempre la moglie tutte volte che la cronaca bussa a questo angolo dimenticato di periferia. Figuriamoci se ci si mettono pure i film.
CONTROLLO
Jeans, camicia scozzese a mezze maniche. In mano ha un trapano. Sta nel suo garage - «dove passa gran parte del tempo», raccontano i conoscenti - ad armeggiare con una moto rossa. Il suo suv nero è parcheggiato davanti alla porta a scorrimento di questa che sembra essere la sua tana, niente a che vedere con il negozio “Toletta per cani” della Magliana. Ci sono gli attrezzi da meccanico e due specchi. In fondo a questo parallelepipedo spunta un soppalco con lo schermo di un computer. È acceso e dal monitor proietta una serie di immagini: sembrano telecamere a circuito chiuso che riprendono vari scorci della zona. Sicurezza? Paranoia?
LA ZONA
Gli anziani ondeggiano sui marciapiedi disconnessi, qualche passante chiede sigarette in giro. Rapidi rientrano a casa i lavoratori che vengono qui a pranzo e a cena e per dormire. Senza farsi domande. Come lui. L’ex killer che adesso, dopo un lavoro da portantino per un commercialista, passa le sue giornate nel garage. E poi con la famiglia. Il suo scudo. Di tanto in tanto passano bambini rom che spingono nel passeggino altri bimbi. Pietro, per tutti e per sempre il Canaro, abita qui: via Andersen. Bizzarre la vita e la toponomastica: di fiabesco qui intorno c’è zero. Soprattutto nella storia del suo illustre residente-fantasma. «Aveva un cane all’inizio, ma ora non c’è più», racconta un vicino con l’aria di chi vorrebbe dare un indizio o una suggestione. Il suo cognome è scritto nel campanello di sotto con il pennarello. Risponde la moglie ma sta parlando con un’altra donna: «In questi giorni non ci lasciano in pace». Nemmeno ascolta la domanda. E ributta giù. Di sotto, nel buio dei garage, la porta è stata chiusa, il Suv è dentro. De Negri ha usato una porta interna. Passerà, pure questa, sta pensando «il Canaro che non c’è più».
Garrone stupisce Cannes con Dogman. Ma non c’è il red carpet nel garage dove vive il fantasma del pugile
di Simone Canettieri
Giovedì 17 Maggio 2018, 00:04
- Ultimo agg. 08:56
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