Il Colle: «Partiti senza proposte». Governo del presidente più vicino

Il Colle: «Partiti senza proposte». Governo del Presidente più vicino
Il Colle: «Partiti senza proposte». Governo del Presidente più vicino
Giovedì 3 Maggio 2018, 12:10 - Ultimo agg. 4 Maggio, 13:06
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A Più di sessanta giorni a disposizione. Sei incontri al Quirinale, quattro con i presidenti delle Camere e una valanga di incontri, riunioni di partito, interviste e dichiarazioni. La misura è colma anche per un presidente paziente e notarile come Sergio Mattarella che lunedì incontrerà per l’ultima volta le delegazioni dei partiti. «A distanza di due mesi- si legge nella nota diffusa ieri dal Quirinale - le posizioni di partenza dei partiti sono rimaste immutate. Non è emersa alcuna prospettiva di maggioranza di governo».

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Parole pesanti nei confronti di partiti e leader senza idee, senza una visione e incapaci di superare il proprio recinto. A questi ultimi il Quirinale lancia un ultimo appello quando annuncia un terzo e ultimo giro di consultazioni per lunedì con lo scopo di «verificare se i partiti propongano altre prospettive di maggioranza di governo».
 


LA FIDUCIA
Obiettivo degli incontri di lunedì nello studio alla Vetrata è quello di sgomberare il campo dalle ultimissime ipotesi. Ultima quella che il centrodestra, in versione compatta, andrà a sostenere in zona Cesarini. Ovvero un preincarico, se non un incarico pieno, per Matteo Salvini per un governo di minoranza. In assenza di numeri certi, l’idea sostenuta con forza dalla Meloni di mandar in aula un governo-Salvini a cercare voti, non sembra reggere. A sentire alcuni parlamentari azzurri la caccia ai “responsabili” è in corso, ma per Mattarella servono numeri certi per avere l’incarico. E, salvo sorprese, non si avvertono movimenti perché, come sostiene l’azzurro di lungo corso Gianfranco Rotondi, «in questo in Parlamento bisogna fare il monumento al responsabile ignoto». Le speranze che nel weekend possa cambiare qualcosa sono ridottissime. Le avances leghiste al M5S sono state rispedite al mittente. Così come il Pd, dopo una lunga e tormentata riunione, ha chiuso ad ipotesi di governo-politico con Di Maio o Salvini.

E’ quindi più che probabile che il giro di consultazioni - che stavolta inizierà con il partito più grande, il M5S, e finirà sempre lunedì con i presidenti delle Camere - si concluderà con un nulla di fatto, ma servirà al Presidente per prendere nota dei numeri parlamentari e dei “desideri” programmatici più urgenti di ogni singolo partito. Un lavoro di “supplenza” che Mattarella sperava di non dover fare, ma lo stallo è tale e i rischi del Paese sono talmente alti da richiedere un supplemento di iniziativa. Raccolti numeri, disponibilità e desideri, è molto probabile che Mattarella si riservi di tirare le conclusioni per l’indomani. Martedì, quindi, potrebbe rivolgere un invito fermo e chiaro a partiti e schieramenti affinchè permettano al Paese di avere un governo all’altezza degli appuntamenti che ci attendono. dalla legge di Bilancio, al G7 in Canada sino al Consiglio europeo di fine giugno. Un esecutivo di tregua o di emergenza per arrivare almeno a fine anno e che al Quirinale si proverà a comporre se ci sarà la disponibilità dei partiti a sostenerlo in modo da evitare che la crisi politica non diventi crisi istituzionale qualora il governo venisse bocciato dal Parlamento. E’ presto per i nomi, ma la caccia si muove su candidati dall’alto profilo istituzionale ed economico. Il presidente della Consulta Giorgio Lattanzi e gli economisti Carlo Cottarelli e Lucrezia Reichlin, tra i papabili.

IL TIMORE
Un tentativo non facile da parte del Quirinale che però si aspetta un sussulto di dignità da parte di un Parlamento che da marzo si è riunito una decina di volte. Mossa ad alto rischio. Almeno a stare alle dichiarazioni di M5S e Lega che escludono un sostegno anche nel timore che l’altro decida di restare fuori.
E’ soprattutto Salvini ad avere una voglia matta di urne. Il leader della Lega è convinto di poter svuotare con il voto ancor più Forza Italia e consolidare la sua posizione di leader del centrodestra. Una voglia che non ha però Berlusconi che nel fine settimana incontrerà l’alleato nel tentativo di convincerlo a sostenere l’iniziativa del Quirinale. Gli argomenti non mancano per evitare un ritorno alle urne con l’attuale legge elettorale che continuerebbe a non garantire la nascita di un governo. Votare a settembre significa infatti niente legge di Bilancio, andare all’esercizio provvisorio e far scattare l’aumento dell’Iva. 

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