Ue, crescita Italia in calo all'1,2% nel 2019. Rischi per incertezza politica prolungata

Ue, crescita Italia in calo all'1,2% nel 2019. Rischi per incertezza politica prolungata
Giovedì 3 Maggio 2018, 11:48 - Ultimo agg. 4 Maggio, 12:15
3 Minuti di Lettura

Dopo «l'accelerazione» della crescita nel 2017, l'economia italiana «continuerà a crescere allo stesso passo dell'1,5% quest'anno, sostenuta largamente dalla domanda interna». Ma con i «venti di coda in calo e l'output gap che si chiude, la crescita del pil verrà moderata a 1,2% nel 2019». Lo scrive la Commissione Ue nelle stime economiche di primavera, che confermano quelle invernali e che per l'anno prossimo segnalano anche un rallentamento degli investimenti.

L'Italia dunque resta fanalino di coda d'Europa per la crescita, la più bassa dei 28 Paesi assieme a quella del Regno Unito. Per entrambi i Paesi il pil 2018 crescerà di 1,5%, per poi rallentare a 1,2% nel 2019. La più alta è quella di Malta (5,8% nel 2018 e 5,1% nel 2019) seguita da Irlanda (5,7% e 4,1%). 

«L'incertezza sulle politiche è diventata più pronunciata e, se prolungata, potrebbe rendere i mercati più volatili e intaccare il sentimento economico e i premi di rischio», scrive poi la Commissione Ue nel capitolo dedicato all'Italia, dove sottolinea che per il Paese «i rischi per le prospettive di crescita sono diventati più inclinati verso il basso».

Tornando alle previsioni della Commissione «il rapporto debito/pil ha raggiunto il suo picco nel 2017, a 131,8%, anche a causa del sostegno alle banche, e progressivamente scenderà a 130,7% nel 2018 e 129,7% nel 2019, principalmente come risultato di una crescita più forte del pil nominale».  

«Nel 2018, presupponendo che non ci saranno ulteriori cambiamenti di politiche, il deficit italiano scenderà a 1,7%, sostenuto dalla crescita economica e da alcune misure contenute nel bilancio 2018». E resterà a 1,7% anche nel 2019, sempre se non ci saranno cambiamenti di policy ed escludendo le clausole sull'aumento dell'Iva, scrive ancora la Commissione Ue segnalando però un peggioramento del saldo strutturale: da -1,7% del 2018 a -2% del 2019.

«I trend positivi del mercato del lavoro, iniziati nel 2015, continueranno», con l'occupazione che crescerà «in linea con l'attività economica ma anche beneficiando degli sgravi di tre anni per l'assunzione dei lavoratori giovani». «Grazie all'aumento della partecipazione, la disoccupazione scende» a 10,8% nel 2018 e 10,6% nel 2019, continua la Commissione Ue.

«La crescita resta forte nel 2018 e si allenterà solo leggermente nel 2019, con una crescita rispettivamente del 2,3% e del 2%». Sono le previsioni economiche di primavera della Commissione Ue, dopo il picco record del 2,4% di pil nel 2017, il più alto da dieci anni. Dopo un raffreddamento a inizio 2018, «il ritmo della crescita si prevede resti robusto sullo sfondo di consumi sostenuti e forti esportazioni e investimenti», mentre nel 2019 «colli di bottiglia diventano più evidenti in alcuni Paesi e settori». 

«Il più grande rischio» per le previsioni «rosee» per l'eurozona «è il protezionismo, che non deve diventare la nuova norma». Così il commissario Ue agli affari economici Pierre Moscovici. «Un'escalation del protezionismo commerciale presenta senza ambiguità rischi negativi per le previsioni economiche globali» e «per la sua apertura, l'eurozona sarebbe particolarmente vulnerabile», avvertono le nuove previsioni economiche Ue, secondo cui rischi arrivano dagli Usa anche su stimolo e aumento dei tassi.

Dovrebbe restare debole, sotto il target della Bce (vicino ma inferiore al 2%) l'inflazione (indice dei prezzi al consumo): nell'Eurozona nel 2018 è prevista all'1,5%, come nel 2017, per salire all'1,6% nel 2019, malgrado «stiano aumentando le pressioni sui prezzi per effetto di mercati del lavoro» con meno disoccupati di prima e «di una crescita dei salari più rapida in molti Stati membri».


 

© RIPRODUZIONE RISERVATA