Il Papa indica la linea editoriale dell'Avvenire: «Poveri e migranti la vostra agenda»

Il Papa indica la linea editoriale dell'Avvenire: «Poveri e migranti la vostra agenda»
di Franca Giansoldati
Martedì 1 Maggio 2018, 16:59 - Ultimo agg. 2 Maggio, 12:34
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Città del Vaticano – Papa Bergoglio traccia la linea editoriale dell'Avvenire, il quotidiano dei vescovi ampiamente sostenuto con i fondi dell'8 per mille. A preoccuparlo non sono tanto i conti o il calo pubblicitario come accade per tutte le aziende editoriali italiane, quando la perdita di un orizzonte comune: «Nessuno detti la vostra agenda, tranne i poveri, gli
 ultimi, i sofferenti. Non ingrossate le fila di quanti corrono a
raccontare quella parte di realtà che è già  illuminata dai
riflettori del mondo. Partite dalle periferie, consapevoli che
 non sono la fine, ma l’inizio della città» ha detto ai giornalisti del quotidiano, al direttore Marco Tarquinio e ai vertici della Cei ricevuti stamattina in udienza assieme ai loro familiari.  Secondo i dati Ads il giornale dei vescovi nonostante il settore editoriale sia in forte contrazione dimostra di reggere all'urto con oltre 23 mila copie vendute in edicola e 80 mila diffuse in abbonamento nella rete delle parrocchie.

L'Avvenire, ha spiegato Papa Francesco, deve aiutare a «educare a pensare» rimanendo ben lontano dall’informazione di facile consumo. Fu Paolo VI a volere la nascita di Avvenire 50 anni fa quando non c'era la cultura digitale e i nuovi mezzi tecnologici che hanno ridisegnato l'editoria mondiale. Un contesto che dovrebbe condurre la galassia dei media cattolici – l'agenzia Sir, Tv2000, il circuito radio InBlu - ad una riorganizzazione del lavoro basata sulle sinergie.
«Analogamente a quanto sta avvenendo nel settore comunicazione della Santa Sede la convergenza e l’interattività consentite dalle piattaforme digitali devono favorire sinergie, integrazione e gestione unitaria».

Bergoglio insiste nel dire che i giornali cattolici non devono «pubblicare delle cose che fanno impressione o che fanno clientela. Noi dobbiamo fare del bene a quelli che ascoltano, dobbiamo educarli a pensare, a giudicare» in modo che la realtà non ceda il posto all’apparenza, la bellezza alla volgarità, l’amicizia sociale alla conflittualità. 
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