Napoli, il post di Nino Daniele: «La storia del pignoramento inquieta e indigna»

Napoli, il post di Nino Daniele: «La storia del pignoramento inquieta e indigna»
Giovedì 12 Aprile 2018, 12:29
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«Inquieta ed indigna la storia del pignoramento delle casse comunali, per un debito rivendicato dal consorzio edile costituito nel 1981 per la ricostruzione del dopo terremoto del 1980». Lo scrive in un post pubblicato su Facebook, l'assessore alla Cultura del Comune di Napoli, Nino Daniele, che ricorda: «Sono passati 38 anni da quei giorni che segnarono l'inizio di una brutta storia di criminalità, di corruzione e speculazione. Finanziamenti che hanno arricchito pochi e che ora aggiungono danni ulteriori ed ingiusti. Una storia morta cerca di afferrare una città viva che vuole cambiare». Per Daniele «È una Italia divisa in due. Alle 'banche salvatè con 'interventò statale, sostenuto dal sacrificio di chi lavora ed intraprende, si contrappongono le 'casse svuotatè da un debito Statale di un Comune che ha dovuto subire tagli di risorse finanziarie ed umane durissimi e su cui vengono aggiuntivamente scagliati macigni originati da un così lontano passato, in cui, per altro, metà della popolazione attuale non era ancora nata».
L'assessore alla Cultura del Comune di Napoli sottolinea che così, «non è l'Amministrazione de Magistris che viene colpita ma l'intera comunità. Non è per un fine 'politico di partè ma fieramente e degnamente ed orgogliosamente civico, che proclamiamo giusto seguire l'invito alla manifestazione del 14 aprile mattina in Piazza Municipio rivolto dal Sindaco. Deve essere una data della nostra Storia. Napoli deve raccogliersi come l'intero demo di tutte le generazioni e di tutti i lavori nell'agorà della Polis. Non come città questuante. In quella piazza dovrà manifestarsi come comunità sociale, che esprime il proprio diritto di autonomia di governo». «Quella mattina di quest'anno in cui ricorre il 70' dalla promulgazione saremo Napoletani per Costituzione», conclude Daniele secondo il quale «Napoli non può restare la città velata a se stessa, messa sotto vetro di una bellezza negata al bene di una comunità sociale». 
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