Elliott punta al raddoppio e sale all'8,8% in Tim: è scontro

Elliott punta al raddoppio e sale all'8,8% in Tim: è scontro
di Rosario Dimito
Martedì 10 Aprile 2018, 10:23
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Il fondo Elliott affila le armi in vista dello scontro con Vivendi nell'assemblea di martedì 24. Nella comunicazione inviata alla Sec, l'organismo di controllo della Borsa americana, il fondo guidato da Paul Singer ha infatti dichiarato di possedere l'8,8% di azioni ordinarie Tim e il 2,9% delle risparmio; a questa posizioni si aggiungono opzioni esercitabili nel 2019 per il 4,93% che portano la quota potenziale delle ordinarie al 13,73%. Contestualmente, Elliott ha presentato la sua lista - ieri era il termine ultimo - per l'eventuale rinnovo del cda all'assise venerdì 4 maggio. Eventuale in quanto, qualora Elliott vincesse il confronto del 24 aprile - e il cda venisse quindi ricostituito con la revoca di Arnaud de Puyfontaine, Frédéric Crépin, Herve Philippe, Anna Jones e Felicité Herzog e la contestuale nomina di Fulvio Conti, Massimo Ferrari, Rocco Sabelli, Luigi Gubitosi, Paola Giannotti e Dante Roscini - la successiva assemblea verrebbe sconvocata e il cda rimarrebbe in vita sino a scadenza (2020). Nessuna lista è stata invece presentata da Assogestioni, come anticipato dal Messaggero che, per non disperdere i voti dei fondi, ha optato di non contrapporsi ad Elliott.
 
Oltre ai sei nomi già noti, nella lista Elliott figurano Alfredo Altavilla, top manager di Fca, Paola Bonomo (ex dirigente Facebook), Lucia Morselli (già ad di News Corp Europe e Stream), Maria Elena Cappello (ex Nokia, ora Mps). In totale dieci profili che nelle intenzioni di Elliott costituiranno un cda indipendente.

Il fondo Usa ieri ha quindi pubblicato una corposa presentazione rivolta agli investitori in cui dettaglia più approfonditamente le sue proposte, sottolineando come l'obiettivo finale è liberare Tim dai conflitti di interesse che hanno caratterizzato la gestione Vivendi e creare valore di lungo termine. Secondo Elliott il titolo potrebbe raddoppiare il valore in Borsa da 0,8 a 1,6 euro nel caso in cui il cda desse corso alle azioni proposte. Il fondo si attende un incremento di 0,1 euro dalla conversione delle risparmio, di 0,3 euro dalla separazione della rete, di 0,4 euro dalla riduzione del debito e dal ritorno al dividendo.

In particolare, Elliott ritiene che la separazione della rete potrebbe «liberare fino a 7 miliardi di valore nascosto», pari al «41% della capitalizzazione di mercato» permettendo un «re-rating delle azioni» da parte degli investitori. Nelle slide si fa anche notare che «non ha senso per Tim competere con un altro network»: l'allusione è a Open Fiber che il governo sta sviluppando attraverso Enel e Cdp allo scopo di raggiungere gli obiettivi fissati dalla Ue. «Se Tim sarà proattiva nell'indirizzare questo obiettivo del governo, l'unificazione delle reti può portare grande creazione di valore per gli azionisti, ribaltando la minaccia competitiva» rappresentata da Open Fiber e frutto della «precedente indisponibilità» di Tim «ad aiutare il Paese a raggiungere i suoi impegni con la Ue». Attraverso la separazione e la cessione di una quota della rete stessa, il debito Tim potrebbe essere dimezzato da 25 a 12 miliardi. Nella giornata di ieri si è schierato con Elliott anche Iss, l'altro grande proxy advisor: Dopo Glass Lewis, anche Iss, infatti, ha duramente criticato la gestione Vivendi, definita «molto più un peso che un asset per Tim».
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