Terrorismo, blitz tra Roma e Latina: 5 arresti, smantellata cellula dell'attentatore di Berlino Amri

Anis Amri prima dell'attentato
Anis Amri prima dell'attentato
di Sara Menafra
Giovedì 29 Marzo 2018, 06:55 - Ultimo agg. 30 Marzo, 00:13
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Documenti falsi per i jihadisti, barconi per il passaggio in Italia: la procura di Roma ha arrestato cinque persone perché collegate alla rete di contatti di Anis Amri, il terrorista di Berlino, ucciso a Sesto San Giovanni. L’operazione della polizia è iniziata questa mattina presto tra Roma e Latina, su ordine del gip Costantino De Robbio. Cinque le ordinanze di custodia cautelare notificate al palestinese Abdel Salem Napulsi, già detenuto nel carcere di Rebibbia, e a quattro tunisini residenti a Napoli e nel casertano, mentre sono scattate le perquisizioni nella zona di Latina.
 

 
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L'indagine, coordinata dal pm Sergio Colaiocco, è nata dall'analisi dei tabulati del cellulare di Amri, l'attentatore che il 19 dicembre del 2016 ha fatto dodici morti piombando con un camion sul mercatino di Natale a Breitscheidplatz. Amri è stato poi ucciso tre giorni dopo in Lombardia, da due poliziotti. Nei mesi successivi il Viminale ha espulso tre stranieri a lui collegati. E ora, questi nuovi arresti, hanno evidenziato quanto la rete fosse ramificata. Napulsi, 38 anni, è accusato di terrorismo perché si è auto addestrato su Internet. Studiava l’uso di armi sofisticate, lanciarazzi del tipo Prg-7, e come modificarle.

L’uomo si trova già in carcere a Rebibbia per una vicenda legata al traffico di droga, ma la polizia ha accertato che, prima dell’arresto, aveva cercato di acquistare un camioncino tipo pick-up. La rete di stranieri era in grado di trasportare i radicalizzati dalla Tunisia attraverso l'Europa, anche usando yacth veloci che partivano dall'altro lato del Mediterraneo. Gli investigatori della Digos sono risaliti al gruppo analizzando la rubrica del cellulare di Amri, che aveva passato un po’ di tempo nella zona di Latina nell'estate del 2015, ospite del suo amico Montassar Yakoubi, conosciuto durante il viaggio dalla Tunisia a Lampedusa, avvenuto nel 2011. Tante le telefonate intercettate, in una in particolare, del 23 agosto scorso, nella quale Napulsi, il palestinese, si accaniva contro gli infedeli occidentali: «Bisognerebbe mettere la loro testa sul tagliere e via, e colpire (mozzare la testa) e avanti un altro. Tagliargli la testa e i genitali!». La procura di Roma gli contesta l'associazione per delinquere finalizzata alla falsificazione dei documenti e al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Sono sospettati di aver fatto entrare illegalmente in Italia un centinaio di connazionali, ai quali - dietro il pagamento di grosse somme di denaro - fornivano carte d'identità e patenti fasulle in modo da consentirgli di proseguire tranquillamente il viaggio verso il resto d’Europa.

Sono 20 in totale gli indagati dalla Procura di Roma. Si tratta di persone che gravitavano a Latina e nel Lazio e che sono stati monitorati dopo l'attentato di Berlino e l'uccisione, a Sesto San Giovanni, di Anis Amri.  «Abbiamo individuato tutte le pedine - hanno spiegato gli investigatori in conferenza stampa con il procuratore aggiunto Francesco Caporale - si trovavano nel Lazio e avevano un collegamento con Amri, anche se non diretto. Non siamo in presenza di lupi solitari ma tra di loro c'erano diversi radicalizzati».

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