In migliaia per papa Francesco a San Giovanni Rotondo: «Preghiera, piccolezza e sapienza»

In migliaia per papa Francesco a San Giovanni Rotondo: «Preghiera, piccolezza e sapienza»
di Maria Chiara Aulisio
Sabato 17 Marzo 2018, 09:12 - Ultimo agg. 18 Marzo, 11:32
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Papa Francesco è atterrato intorno alle 10 sul campo sportivo Antonio Massa di San Giovanni Rotondo. Ad accoglierlo l’arcivescovo Michele Castoro e il sindaco Costanzo Cascavilla. Un veloce saluto e poi il trasferimento in auto verso l’ospedale Casa del Sollievo, qui lo hanno atteso centinaia di persone assiepate dietro le transenne solo per vederlo passare.

La permanenza di Bergoglio è durata pochi minuti: i tempi sono stati strettissimi e gran parte della visita ha voluto dedicarla ai piccoli ricoverati nel reparto di oncoematologia pediatrica al terzo piano del poliambulatorio Giovanni Paolo secondo, a pochi metri dal grande ospedale del Sollievo voluto da Padre Pio e inaugurato nel 1956. Qui lo hanno aspettato ventuno piccoli pazienti in fibrillazione da giorni per l’abbraccio di Bergoglio.

Un momento di grande emozione, certamente il più toccante, un gesto di amore e di speranza che ha fatto tornare il sorriso sui volti delle mamme e dei bambini in attesa della chemioterapia.  Papa Francesco nell'ospedale «Casa Sollievo della Sofferenza» ha salutato e benedetto molti ammalati, acclamato dai presenti. Si reca poi in visita ai bambini degenti nel reparto di oncoematologia pediatrica, al terzo piano. 

Successivamente, nel santuario di Santa Maria delle Grazie a San Giovanni Rotondo, il pontefice si è raccolto in venerazione e preghiera davanti al corpo di San Pio da Pietrelcina e al «crocifisso delle stimmate». Il Papa, con al fianco il ministro provinciale dei cappuccini, padre Maurizio Piacentino, il padre guardiano padre Carlo Laborde, il rettore del santuario padre Francesco Dileo e l'arcivescovo di San Giovanni Rotondo-Manfredonia-Vieste mons. Michele Castoro, è rimasto alcuni minuti in preghiera davanti alla teca di cristallo che custodisce il corpo di San Pio, esposto davanti all'altare del santuario. Quindi si è avvicinato al crocifisso che ricorda l'episodio delle stimmate, l'ha toccato e baciato al ginocchio. Infine è tornato nuovamente in preghiera sulla salma di Padre Pio, lasciando sulla teca una stola rossa. Francesco aveva già venerato il corpo di Padre Pio durante l'ostensione nella basilica di San Pietro, nel febbraio 2016, in occasione del giubileo della misericordia.

 

 

Il santuario Santa Maria delle Grazie è strapieno: sul sagrato ci sono circa ottomila persone in attesa mentre dinanzi ai quattro maxi schermi allestiti nei dintorni si raccolgono almeno altre ventimila persone. Preghiera, piccolezza, sapienza: sono le prime tre parole pronunciate dal Papa nella sua omelia dinanzi a migliaia di persone. «Ma noi cristiani preghiamo abbastanza?» si domanda Bergoglio. Forse no perché - aggiunge - al momento di farlo vengono in mente tante scuse, tante cose urgenti da fare. A volte poi si mette da parte la preghiera perché presi da un attivismo che diventa inconcludente quando si dimentica la “parte migliore”, quando si scorda che senza di lui non possiamo fare nulla. San Pio, a cinquant’anni dalla sua andata in cielo, ci aiuta perché in eredità ha voluto lasciarci la preghiera». E poi aggiunge: «Gesù nel Vangelo ci mostra anche come si prega. Prima di tutto dice: “Ti rendo lode Padre”; non dice “ho bisogno di questo o di quello”, ma ti “rendo lode”. E allora ci domandiamo: le nostre preghiere assomigliano a quella di Gesù o si riducono a saltuarie chiamate di emergenza… oppure le intendiamo come dei tranquillanti da assumere a dosi regolari per avere un po’ di sollievo dallo stress? No - aggiunge il Papa - la preghiera è un gesto d’amore, è stare con Dio e portargli la vita del mondo: è una indispensabile opera di misericordia spirituale”. Parole da custodire, raccomanda Papa Francesco, che conclude questa parte di omelia dedicata alla preghiera con una domanda che affida ai fedeli: “Io prego? E quando prego, so lodare, so adorare, so portare la vita a Dio?».
 
 

Poi la “piccolezza”, la seconda parola a cui Bergoglio dedica la sua riflessione: «Nel Vangelo Gesù loda il padre perché ha rivelato i misteri del suo regno ai piccoli. Chi sono questi piccoli, che sanno accogliere i segreti di Dio? I piccoli sono quelli che hanno bisogno dei grandi, che non sono autosufficienti, che non pensano di bastare a se stessi. Piccoli sono quelli che hanno il cuore umile e aperto, povero e bisognoso che avvertono la necessità di pregare, di affidarsi e di lasciarsi accompagnare». Ecco perché - spiega il Pontefice - Dio predilige i piccoli, si rivela a loro, e la via per incontrarlo è quella di abbassarsi, di rimpicciolirsi dentro, di riconoscersi bisognosi”. E infine “chi si prende cura dei piccoli sta dalla parte di Dio e vince la cultura dello scarto, che al contrario predilige i potenti e reputa inutili i poveri».

Infine, La Sapienza, ultima parola dell’omelia. La vera sapienza per il Papa
«non risiede nel l’avere grandi doti e la vera forza non sta nella potenza. Non è sapiente chi si mostra forte e non è forte chi risponde al male col male». E poi aggiunge: «L’unica arma sapiente e invincibile è la carità animata dalla fede perché ha il potere di disarmare le forze del male.
San Pio ha combattuto il male per tutta la vita e l’ha combattuto sapientemente, come il Signore: con l’umiltà, con l’obbedienza, con la croce, offrendo il dolore per amore. E tutti ne sono ammirati; ma pochi fanno lo stesso. Tanti parlano bene, ma quanti imitano?”. Da qui un riferimento ai social network: “Molti sono disposti a mettere un “mi piace” sulla pagina dei grandi santi, ma chi fa come loro? Perché la vita cristiana non è un “mi piace”, ma un “mi dono”
».

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