Spia russa avvelenata, inchiesta su 14 morti sospette. Londra aspetta chiarimenti da Mosca

Spia russa avvelenata, inchiesta su 14 morti sospette. Londra aspetta chiarimenti da Mosca
Martedì 13 Marzo 2018, 14:04 - Ultimo agg. 19:39
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Una inchiesta sul possibile ruolo di Mosca nei diversi casi di morti sospette in Gran Bretagna negli ultimi anni - l'Evening Standard ne aveva elencate 14- sarà aperta dai servizi di intelligence dell'MI5 e dalla polizia, ha anticipato la ministra degli Interni Amber Rudd in risposta a una richiesta in questo senso da parte della presidente della commissione Interni della Camera dei comuni Yvette Cooper e dall'ex capo della polizia Ian Blair. «Nelle prossime settimane, voglio capire se le voci si limitano a questo», ha affermato. Tra i fascicoli, chiusi a suo tempo come non sospetti, quello relativo al chiacchierato oligarca Boris Berezovski: morto in Inghilterra dopo essere entrato in rotta di collisione con Vladimir Putin.

La Gran Bretagna, intanto,  è incoraggiata dalla «forza del sostegno» degli alleati nella risposta da dare alla Russia nel caso in cui non arrivassero i richiesti chiarimenti sull'avvelenamento dell'ex spia Sergei Skripal, per il quale Londra ritiene Mosca responsabile. Lo ha detto il ministro degli Esteri britannico Boris Johnson, ricordando che il Cremlino ha fino alla mezzanotte di oggi per dire se sia dietro l'attacco o se abbia in qualche modo permesso che l'agente nervino Novichok utilizzato sia finito nelle mani sbagliate. «Se riusciranno a dare una risposta convincente - ha sottolineato il titolare del Foreign Office - allora ovviamente vogliamo che ci sia una comunicazione piena all'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche all'Aja». Se, al contrario, da Mosca non dovesse arrivare alcuna spiegazione credibile, secondo le indiscrezioni Londra potrebbe espellere alcuni diplomatici russi - ben più dei quattro espulsi dopo la morte per avvelenamento dell'ex agente Alexander Litvinenko nel 2006 - o potrebbe lanciare un cyberattacco contro il Cremlino. 


La Russia non ha nulla a che fare con il caso dell'ex agente dei servizi russi avvelenato in Gran Bretagna insieme alla figlia e non risponderà all'ultimatum del Regno Unito sino a che Londra non le darà accesso alle analisi sulla componente tossica. Così il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov rispondendo alle parole di Theresa May, secondo quanto riporta Interfax.

Il presidente della Duma, Viacheslav Volodin, ritiene che dietro all'avvelenamento dell'ex ufficiale dell'intelligence militare russa (GRU) Serghei Skripal ci siano le autorità e i servizi speciali britannici. «Il Parlamento britannico dovrebbe studiare il caso e porre delle domande dure a Theresa May sulla situazione: è evidente che sono coinvolti i servizi segreti e le autorità britanniche», ha detto aggiungendo che la Russia non solo «non ha a che fare» con il caso ma non ha nemmeno «interesse» a una cosa del genere.

Secondo quanto scrive oggi il Times, spunta anche l'ipotesi di «un cyber attacco» britannico alla Russia fra le possibili ritorsioni contro Mosca sul caso Skripal. Il giornale di Rupert Murdoch cita una fonte governativa secondo cui l'opzione di «una cyber offensiva è qualcosa che abbiamo nel nostro arsenale» ed evoca programmi già avviati al riguardo dal ministero della Difesa e dal GCHQ, la versione britannica dell'Nsa americana. Di fatto si tratterebbe delle prima guerra elettronica fra due Stati, seppure non fosse apertamente dichiarata. Il viceministro Dominic Raab frena però in queste ore sulle ipotesi più estreme, inclusa una possibile reazione della Nato in quanto tale, notando come le parole di Theresa May siano state dure «ma misurate». Il Daily Telegraph e altri tornano a evocare da parte loro un possibile «boicottaggio dei Mondiali» di calcio di Russia 2018. Mentre Tony Brenton, ex ambasciatore britannico a Mosca, pronostica «misure più dure» rispetto alle sanzioni e all'espulsione di quattro diplomatici seguite al caso della morte per contaminazione radioattiva da polonio 210 di Alexander Litvinenko nel 2006. Ma si limita a parlare di «opzioni diplomatiche, economiche e altre cose
».

 

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