Pd, resa dei conti dopo il voto:
parte il processo al governatore

Pd, resa dei conti dopo il voto: parte il processo al governatore
di Adolfo Pappalardo
Martedì 13 Marzo 2018, 11:15
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Mentre, tutto sommato, nella direzione nazionale si trova un debole accordo per andare avanti dopo la batosta elettorale, in Campania, anzi sulla Campania, inizia la resa dei conti. Dall'assise blindatissima del Nazareno, infatti, l'intervento del governatore scatena repliche dure che segnano ora l'isolamento di De Luca. Perché ci si aspettava una parola, magari un accenno di mea culpa sulla disfatta campana e invece trapela un tirarsi fuori che indispettisce i presenti. Proprio nel giorno più duro e più cupo del Nazareno quando, quasi a sorpresa, il partito riesce a compattarsi su Martina traghettatore in questa difficilissima fase post Renzi. Nessun processo all'ex sindaco di Firenze fattosi da parte dalle opposizioni interne che, anzi, non bocciano il documento finale. Con il ministro Orlando che, addirittura, depone (per ora) le armi: «Dopo la peggior sconfitta della sinistra nella sua lunga storia repubblicana, non si può affrontare con conte o con competizioni fra leader ma solo con una discussione seria sul perché abbiamo perso interi settori della società».

Ma sulla Campania, dove il tonfo è stato peggiore che altrove, l'aria diventa tesa. Specie se da De Luca non arriva un accenno, come ci si aspettava, sulla debacle campana ma, anzi, trapela un ostentato tirarsi fuori dalla disfatta.

«Siamo al bivio tra la ricostruzione del partito e l'avviarci verso la deriva. C'è stato un grande movimento verso il futuro ma totale disattenzione verso la gente in carne e ossa. Un estraniamento del Pd rispetto al sistema dell'essere umano», è uno dei passaggi di De Luca che filtra dalla direzione a porte chiuse. «Serve - continua il governatore - una direzione di partito che possa discutere veramente, non con dei tweet, e serve lavorare sul territorio. A partire da un grande piano per il Sud». Dalla platea, raccontano, scattano i brusii. È il gelo.
 
A replicare due giovani esponenti del Pd. Marco Sarracino, portavoce nazionale della mozione Orlando, ma sopratutto arriva, quasi inaspettatamente, una sciabolata anche da Gennaro Migliore, sottosegretario renziano alla Giustizia. Il segnale come ora sia calato un muro di freddezza tra il gruppo dirigente legato al segretario nazionale dimissionario e l'inquilino di palazzo Santa Lucia. Perché Migliore nel suo intervento risponde a muso duro al governatore: «Mentre tu attacchi il governo, il governo ti ha dato una mano con finanziamenti su finanziamenti. Ripagati da un'irrilevanza amministrativa che in campagna elettorale ha pesato eccome». Replica durissima e diretta per far notare come le cause del tonfo in Campania sono additabili anche al più autorevole dirigente democrat di questa regione. Per il suo lavoro, per la campagna elettorale ma anche per il risultato finale che ha segnato un tonfo anche nella roccaforte di Salerno.

Più tagliente, ancora, Marco Sarracino che prima esplica i numeri della batosta («Nel mio seggio a Scampia i grillini hanno preso il 68 per cento», sottolinea) ma poi vira verso il cuore dell'attacco: «Al Sud non abbiamo appaltato il Pd nelle mani dei notabili, ma addirittura delle cordate familiari. Una forza politica che predica il merito ma pratica il familismo - aggiunge riferendosi alla candidatura di Piero, il primogenito del governatore - è naturale che venga punita». E rispondendo all'intervento di De Luca: «È inaccettabile che chi gestisce il potere al Sud venga qui a pontificare contro le correnti. Anche per questo credo sia giusta una gestione collegiale del partito che pratichi una discontinuità rispetto alle modalità di composizione dei gruppi dirigenti che ci hanno portato a questa situazione».

Intanto si corre ai ripari partendo dal territorio. «Abbiamo seimila circoli, realizziamo seimila assemblee aperte tra venerdì, sabato e domenica prossimi. Io inizierò dal circolo Pd di Fuorigrotta a Napoli», annuncia il segretario reggente Maurizio Martina ieri in direzione. «La scelta di Martina di cominciare da Napoli - spiega il consigliere regionale Antonio Marciano - significa aver compreso che tocca mettere mano soprattutto dove nel tempo si sono concentrati ritardi, sconfitte pesanti, insufficienze nella direzione politica, senza che nulla cambiasse mai. Abbiamo subito una sconfitta senza precedenti, a maggior ragione la risposta deve essere adeguata, seria, rigorosa». Mentre oggi pomeriggio a Scafati nel circolo democrat, inaugurato alla viglia delle elezioni, inizia il tour del presidente nazionale Matteo Orfini.
 
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