Stese ad altezza d'uomo: a Napoli
intimidazioni a suon di ​kalashnikov

Stese ad altezza d'uomo: a Napoli intimidazioni a suon di kalashnikov
di Leandro Del Gaudio
Lunedì 12 Marzo 2018, 22:59 - Ultimo agg. 13 Marzo, 14:03
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Stanno insistendo. Hanno deciso di sfondare la linea della provocazione, di alzare il tiro e di mandare qualcosa in più di un messaggio dall’altra parte della staccionata: hanno deciso di usare i kalashnikov contro auto in sosta, saracinesche di qualche negozio, portoni di edifici per chiarire bene le idee a tutti. Questa zona è nostra, i traffici di cocaina e hashish non vi appartengono. 

Un messaggio firmato dal gruppo di famiglie che ora controllano la zona del Cavone e che puntano dritto al «sistema» Pignasecca, quello spaccato che un tempo veniva chiamato «delle Chianche» e che era rigorosamente controllato dalla dinasty dei Terracciano: una terribile terra di mezzo, che da sempre fa gola a tutti. Scenario cambiato, anche se oggi la nuova faida torna ad essere tutta lì, alla Pignasecca. Domenica notte, sono le 22.32, un’altra stesa. Sventagliate di mitra ad altezza d’uomo, auto crivellate di proiettili, paura e rabbia. Masticano amaro i residenti, costretti ad improvvisarsi difensori civici, a bloccare per precauzione due turisti inglesi rimasti spaesati per quella improvvisa giostra di colpi esplosi, di urla di paura, di puzza di polvere da sparo: «Men and guns, be carefull... that’s mafia», dice un cittadino napoletano di origini indiane, «uomini e pistole, occhio! Roba di mafia», meglio aspettare che passi il pericolo. Ancora qualche minuto, lì tra via e piazza Pignasecca - zona ricca di ristoranti e negozi, un mercato naturale - che la scena torna ad animarsi. Da via San Liborio e dalle altre strade vicine alla piazza principale, spuntano le prime comparse di questa nuova emergenza criminale. 

Sono donne, per lo più: abitano in questa zona e conoscono ogni particolare dell’ultima stesa. Sanno chi è stato, nel senso che hanno capito bene chi sono i mandanti e per quale motivo sono stati usati i mitra nel corso dell’ultima spedizione criminale. Uno scenario che rimanda a quanto avvenuto venerdì notte, sempre intorno alle undici, sempre nella stessa zona. Cinque giorni fa, è stata una avvisaglia, un messaggio iniziale; domenica notte il sequel. 
Quanto basta a costringere gli inquirenti a ragionare in termini di emergenza, a ripercorrere le tappe di uno scontro che aveva già destato qualche preoccupazione nei mesi scorsi.

Ora la situazione sembra degenerata e si attendono reazioni a stretto giro. Clima da coprifuoco, quando chiudono i localini e i ristoranti, non è difficile capire cosa sta accadendo in questa zona. Sono due i fronti, almeno a leggere le informative di polizia giudiziaria che sono state depositate in questi mesi: da un lato ci sono i Saltalamacchia, una famiglia cresciuta nel vuoto criminale dei Quartieri spagnoli, scenario polverizzato da arresti, condanne e qualche pentito blasonato. I Saltalamacchia sono in buoni rapporti con i Ricci, i «fragolella», che - negli anni d’oro del loro dominio - erano legati al potente clan Sarno di Ponticelli. Fatto sta che in quest’ultimo periodo, i Saltalamacchia e i Ricci vengono indicati come i più attivi nella zona dei Quartieri, pur avendo scelto come propria roccaforte uno dei vicoli a ridosso di piazza Mazzini. Vengono avvertiti come un pericolo da quelli che stanno dall’altra parte. A chi pensano in queste ore gli inquirenti? Attenzione rivolta ad un’altra consorteria di famiglie, vale a dire quelli del gruppo Ferrigno e degli Esposito, ritenuti a loro volta particolarmente attivi nella zona del Cavone.

 

Facce diverse, scenari simili: venuto meno il potere dei Mariano e dei Lepre (per anni egemoni rispettivamente in zona Quartieri Spagnoli e Cavone), nuove famiglie si affacciano nello scacchiere criminale cittadino. Puntano a serrare le fila degli incassi di droga, in particolare. E la zona della Pignasecca fa gola. Tecnicamente si tratta di una zona di spaccio ad alto potenziale, grazie al nuovo metodo usato dai pusher del centro cittadino. Sono fluidi, si muovono sul territorio, agiscono in sella a scooter e sanno come materializzarsi all’occorrenza. Garantiscono incassi rapidi, con scarsi rischi sotto il profilo giudiziario. Sono le nuove leve dello smercio di droga, che intercettano un’utenza rappresentata da giovanissimi, da studenti, ma anche da professionisti e insospettabili della zona. Un mercato vivo, fluido e ricco, quello della droga, da queste parti, un buon motivo per scatenare l’inferno per chiarire le idee a tutti. Mitra, sventagliate ad altezza d’uomo, a pochi passi dalla roccaforte dei Saltalamacchia e dei Ricci, per chiudere ogni varco rispetto alla loro espansione verso l’interno della città, verso il Cavone. È la guerra della Pignasecca, in una zona che ha conosciuto una nuova forma di rilancio proprio negli ultimi anni, grazie al boom del turismo e alla nascita di percorsi alternativi rispetto al Lungomare e ai Decumani. Una guerra che provoca contraccolpi immediati, specie nel sistema di vita della maggioranza di residenti. Ore notturne, cala il coprifuoco. C’è paura in una risposta, di un nuovo round in questa faida a colpi di «stese» e agguati improvvisi. Uno scenario che ha spinto uno dei boss dei Quartieri spagnoli a presentarsi scortato da alcuni presunti guardaspalla in una delle ultime udienze di un processo napoletano. Un’udienza in corte di appello, per fatti di camorra, nel corso della quale il presunto boss è apparso «coperto» dalla presenza di alcuni amici di vecchia data. Effetti collaterali, scenari vistosi, indizi di una nuova guerra nelle zone più popolari della città. Meno di dieci anni fa - correva l’anno 2009 - una «stesa» colpì a morte il musicista Petru Birladeanu, raggiunto da un proiettile esploso nei pressi della stazione della cumana. 

Un agguato nel pomeriggio, alla luce del sole estivo, pieno giorno, scenario criminale diverso anche se con modalità identiche a quelle attuali. Petru era lì che camminava assieme alla propria fidanzata, aveva un’armonica, lavorava come ambulante. Scene orribili, ricordate quel video raccolto da una telecamera piazzata dall’allora pm anticamorra Sergio Amato? Petru ferito si accosciò al suolo nei pressi dei tornelli, mentre la sua donna inutilmente invocava aiuto, di fronte a quel flusso di passeggeri che fuggivano dopo aver sentito la giostra di colpi e paura. 

Anno 2009, ad uccidere quel musicista romeno fu un proiettile esploso dai Sarno (alleati all’epoca ai Ricci), che erano andati a fare una stesa contro i parenti di Marco Mariano (fresco di scarcerazione).

Quasi dieci anni dopo si torna a sparare in zona Pignasecca, tornano i mitra ad altezza d’uomo. Inevitabile qualche domanda: la morte di Petru è stata inutile? Chi riuscirà a fermare l’ennesima guerriglia urbana prima di una nuova vittima sacrificale?

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