Ron canta il suo Dalla
«Buon compleanno Lucio»

Ron e Lucio Dalla
Ron e Lucio Dalla
di Enzo Gentile
Domenica 4 Marzo 2018, 15:07 - Ultimo agg. 16:51
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Sono date che non cadono a caso. Nei giorni in cui ricorrono i sei anni dalla scomparsa (1 marzo 2012) e quello che sarebbe stato il settantacinquesimo dalla nascita (4/3/1943, lo sappiamo tutti), arriva l'omaggio forse più sentito e prezioso alla memoria di Lucio Dalla. Lo realizza l'amico di sempre, Ron, che all'indomani della felice partecipazione al Festival di Sanremo, con «Almeno pensami», propone tutto un album con le canzoni più famose del suo mentore: «Lucio!» ripercorre in dodici titoli il repertorio dell'omino piccolo così, attraverso gli occhi di un artista che spesso è stato al suo fianco, in sala di registrazione, sul palco, a comporre o arrangiare. Ron lo ammette senza indugi: «Se non ci fosse stato lui, io non sarei qui a fare questo mestiere. Lucio vedeva molto lontano, amava il successo e le realizzazione delle persone che gli erano vicine. Nel nostro rapporto la musica è sempre stata al centro, io mi nutrivo di West Coast, Neil Young, Joni Mitchell, lui era cresciuto a jazz, black music, James Brown e si discuteva, si cercavano soluzioni. Lucio stava per ore alla ricerca di una trovata sui suoni».
Il suo Sanremo rimanda anche a una delle ultime esperienze di Dalla, che nel 2012 era stato al festival per supportare un giovane in gara, Pierdavide Carone: una coincidenza singolare.
«Per parte mia devo ringraziare molto Claudio Baglioni, che essendo uno di noi, ha una sensibilità di artista fondamentale in certi casi. Mi ha invitato a cantare questo pezzo, ha tolto, le eliminazioni, ha restituito la centralità della musica dimostrando agli italiani, con poche mosse, che anche nel nostro mondo artistico bisogna cambiare direzione e modi di fare. Quanto al Festival del 2012, poche settimane prima di morire, avevo sentito Lucio proprio dall'Ariston: era abbattuto, intristito dal clima che si respirava, proprio non si divertiva. Per me quest'anno, invece, ha funzionato tutto a meraviglia, compreso il duetto con Alice, che a entrambi piacerebbe poter registrare, prima o poi».
Come è nata la scaletta di questo disco, inevitabilmente dedicato anche alla memoria di Michele Mondella, che fu vosto press agent? Troviamo grandi hit quali «Piazza Grande», «4-3-43», «Attenti al lupo» che avete scritto insieme, «Futura» e «Quale allegria», ma anche pezzi meno noti: come ha scelto la scaletta?
«In modo del tutto istintivo. Ho messo giù, di getto, una serie di titoli che mi sarebbe piaciuto cantare e che sentivo a me particolarmente affini. Volevo anche poter rappresentare un pezzetto di una storia lunghissima e straordinaria in grado di abbracciare le diverse anime di Lucio, consapevole che tanto sarebbe rimasto fuori. Ma nello spettacolo che porterò in teatro nei prossimi mesi, dopo le due date del 6 maggio al Del Verme di Milano e del giorno dopo all'Auditorium Parco della Musica a Roma, ci sarà spazio anche per altri brani, per parlare, per proiettare. Adesso sono partito con una scelta di semplicità e di trasparenza, come era la stessa dimensione artistica di Lucio».
Nelle note del cd un ringraziamento importante va anche agli eredi: che ruolo hanno avuto? Sono possibili anche altri ritrovamenti negli archivi?
«Il loro contributo e appoggio è stato fondamentale, senza quel tipo di aiuto non sarebbe successo niente, a cominciare da Almeno pensami, che Lucio avrebbe dovuto incidere per un album che non ha avuto tempo di realizzare e di cui esisteva solo un provino, che io ho lavorato e ho cercato di adattare al mio mondo. Io spero che possa affiorare ancora qualcosa: di sicuro, da qualche parte, esistono appunti, stralci di testi non finiti, abbozzi di canzoni, che Lucio era abituato a disseminare qua e là».
Perché ha voluto attendere tutto questo tempo per un lavoro compiuto sull'artista a cui ha maggiormente legato la sua carriera?
«Ci sono casi in cui l'elaborazione del lutto è più lunga e complicata, dove c'è bisogno di restare defilati, fuori dalla mischia. Dopo che Lucio ci ha lasciati ho visto troppa gente affannarsi per ricordarlo e manifestare la sua amicizia. Mi sono fermato, ho provato a capire come andare alla radice, alla genesi di quelle canzoni, evitando il pericolo di esagerare, di strabordare: abbiamo fatto tutto in quattro musicisti, suonando in diretta, per recuperare lo spirito che diede la vita a quei brani. Pensando anche a cosa sarebbe piaciuto a Lucio. In fondo non sarà un caso se quando è stata comunicata la data delle elezioni di domani in molti, anche di altre generazioni hanno pensato: ma il 4 marzo è il compleanno di Lucio. Io mi sono sempre fidato di lui perché era uno che non voleva tenere niente per sé e perché amava quando qualcuno ce la faceva. La gente, il pubblico, si è fidato così tanto di lui e della sua arte da trattarlo come una persona di casa, un familiare».
Una foto all'interno della copertina vi mostra come due amici appena sbarcati in Sicilia per fare concerti che decidono di prendersi una pausa salendo su un gommone a motore lanciato in mezzo al mare.
«Lucio amava il mare. Avere lui come riferimento è stato qualcosa di unico, perché quando mi sono affacciato al mondo della musica avevo solo 16 anni, e ho subito incontrato lui. Vedeva lontano e intuiva subito le potenzialità di qualcuno. Samuele Bersani, Luca Carboni, gli Stadio...siamo tutti figli suoi».

 
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