Addio a Della Monica, l'anima napoletana dei Planet Funk

Addio a Della Monica, l'anima napoletana dei Planet Funk
di Federico Vacalebre
Lunedì 19 Febbraio 2018, 10:43
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Domenica, maledetta domenica. Sergio Della Monica, chitarrista e bassista, non c'è più, ha smesso di lottare con la malattia, ci ha lasciati ad appena 58 anni, dopo anni di dialisi e il tormento del trapianto non riuscito. Affranti, i fratelli dei Planet Funk si chiudono in un silenzio-gesto di amore. «Ora il mondo non è per niente perfetto... Ci mancherai tu, Sergio, amico grande, dal cuore gigantesco e dalla dolcezza infinita. È stato un onore averti conosciuto in questo cammino di vita e musica», twitta Giuliano Sangiorgi dei Negramaro, che aveva prestato la sua voce a uno dei brani - il primo in italiano per il gruppo - di «The great shake», «Ora il mondo è perfetto» appunto.

Con Alessandro Sommella e Domenico «GG» Canu, Sergio era l'anima partenopea della band, ed era fiero di esserlo, felicissimo quando era riuscito ad aprire uno studio di registrazione con vista su Palazzo Donn'Anna, un po' contrariato quando aveva dovuto spostare sala e baricentro a Roma, dove viveva con la moglie ei figli. I tre erano insieme già ai tempi dei Souled Out, che sfiorarono il successo internazionale nei primi anni 90 con l'album che portava il nome della band e, soprattutto, con il singolo «Shine on», e, ancor prima, con «Stuck on love», cantato da Dee Lewis. Venivano dal mondo della dance, ma avevano una cultura indie, e decisero di dare al dancefloor un tocco radicale quando si fusero con i toscani Kamasutra, ovvero Marco Baroni ed Alex Neri.

Il debutto, nel 2002, con «Non zero sumness», fu un successo non solo italiano, trascinato da brani come «Who said» (il loro maggior hit, con la voce di Dan Black dei Servant), «Chase the sun», «Inside all the people», «The switch» e «Paraffin», poi rafforzato dalla collaborazione con i Simple Minds in «One step close». L'electropop di Depeche Mode e Gary Numan incontrava i Chemical Brothers e i Daft Punk.

«The illogical consequence» del 2005 (con il singolo «Stop me» usato nello spot della Coca Cola), «Static» (con il brano omonimo nella colonna sonora del videogioco Fifa) del 2006 cercavano un'evoluzione per il sound della formazione, che nel 2009 tornava al cocktail dance-rock con un brano come «Lemonade», quasi un'anticipazione di «Another sunrise» e dell'album «The great shake», del 2011, anno anche della cover di «These boots are made for walkin'» per il film «La kryptonite nella borsa »di Ivan Cotroneo, poi usata nello spot degli Europei di calcio 2012. I PF recuperavano la new wave inglese anni 80: gli Psychedelic Furs, i Simple Minds pre-«New gold dream», certo synth-pop decadente, stiloso, retromodernista.

Nel 2015 regalarono «We-people» a Save the Children, l'anno scorso fecero uscire senza troppi clamori l'album «Recall». Dopo collaborazioni con tanti, da Elisa a Jovanotti e Raiz, Della Monica spiegava così il Pianeta Funk: «Noi non ci sentiamo un ibrido, semplicemente teniamo insieme le cose che amiamo, le musiche con cui siamo cresciuti. Rock e dance sono le culture musicali con cui siamo cresciuti, sono la nostra lingua».

Ciao, Sergio, ciao.
 
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