Pacific Palisades

Pacific Palisades
Venerdì 9 Febbraio 2018, 12:18
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Sfuggente. “Pacific Palisades” (Einaudi) di Dario Voltolini, è tutto ritmo, e, infatti, bisognerebbe leggerlo e poi ascoltare Alessandro Baricco che lo recita, per essere attraversati dal suono. Voltolini è uno dei pochi scrittori italiani che ha la musica nella scrittura, compone note con le parole. Una trasfigurazione sinfonica. Geometria che unisce tigli e puttane. Un trucco. Dietro ogni scena una coincidenza che diventa canto. Sembra Hubert Selby Jr., si cerca un riparo, ma senza pavidità, un riparo dopo la lotta, dopo l’azzardo, la ferita, il possibile risanamento. La sua è una investigazione geografica dove c’è un tempo poundiano, una linea di pacifiche palizzate che ogni cosa uniscono. Ora freneticamente, ora lentamente, Voltolini, diretto: sale e scende come onde, anzi onde, correnti che il lettore prova a unificare, perdendosi. Che è poi quello che tutti facciamo, prima o poi, davanti alla vita.
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