Babygang, incontro tra le madri: «Tuo figlio è innocente? Cerca i colpevoli»

Babygang, incontro tra le madri: «Tuo figlio è innocente? Cerca i colpevoli»
di Maria Chiara Aulisio
Venerdì 2 Febbraio 2018, 08:37 - Ultimo agg. 09:46
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Ha aspettato circa due mesi che fosse lei a offrirle un gesto di solidarietà per quello che era successo a suo figlio. Ha atteso invano che la chiamasse, anche solo per condividere, da mamma a mamma, quel dramma che entrambe, seppur diversamente, stanno ancora vivendo. «Lo aveva dichiarato anche a un giornalista qualche giorno fa: voglio incontrare la mamma di Arturo, invece non si è mai fatta sentire. Allora ho deciso di andare io da lei. Desideravo guardarla negli occhi e chiederle che cosa aveva da dirmi». Maria Luisa Iavarone - come sta dimostrando da quel pomeriggio di dicembre quando suo figlio è stato accoltellato senza ragione - è una che non le manda a dire. E così ha fatto anche stavolta: seguita da una troupe della trasmissione «Piazzapulita» di Corrado Formigli, in onda su La7, con l'inviata Micaela Farrocco è andata al rione Sanità e ha bussato alla porta del basso dove vive la madre del 15enne detenuto nel carcere di Nisida con l'accusa di essere il gancio del branco che aggredì il figlio a colpi di coltello.

È andata a casa di quello che chiamano 'o nano?
«Certo. Era da un po' che volevo farlo ma continuavo ad aspettare sperando che lo facesse lei, sua madre, visto che lo aveva dichiarato pubblicamente».

A chi?
«A un giornalista che le chiedeva di commentare l'aggressione nei confronti di Arturo, gli disse che avrebbe voluto addirittura abbracciarmi».

Invece non si è mai vista.
«Non le avevo mai creduto troppo a dire la verità, però incontrarla mi incuriosiva e l'altro giorno ho pensato di fare il primo passo».
 
Come l'ha accolta?
«Anche bene inizialmente, i problemi sono sorti quando ho cominciato a farle delle domande forse un po' scomode».

Che cosa le ha chiesto?
«Un commento sulle foto del figlio postate su Facebook che lo ritraevano con bastoni e pistole. Mi ha risposto che era solo un atteggiamento perché invece è un ottimo ragazzo, bravo a scuola e diligente. Peccato non poter avere la contro prova visto che dalla preside dell'istituto Casanova, quello che o nano frequentava, non ho mai ricevuto neanche una telefonata».

Vi siete dette altro?
«Ha difeso il figlio: dice che è innocente, lo hanno solo scambiato con qualcuno che gli somiglia. E poi ha aggiunto che la sua, ha tre figli da tre uomini diversi, è una famiglia di persone perbene e non di pregiudicati. Le ho dovuto ricordare che il fratello è in carcere perché faceva il rapinatore, forse se l'era scordato».

Insomma per la madre o nano sarebbe innocente?
«E certo. Allora le ho proposto un'alleanza: siamo madri di due vittime, le ho chiesto di starmi accanto in questa battaglia per la legalità, di collaborare alla ricerca dei veri responsabili dell'aggressione a mio figlio visto che il suo non c'entra. Alla fine non sapeva più che cosa dire».

Come sta Arturo?
«Senza voce e ancora molto provato. La prossima settimana sarà dura. Oggi lo ascolterà il procuratore in vista dell'incidente probatorio nei prossimi giorni quando dovrà riconoscere uno dei suoi presunti aggressori. Intanto, gli altri tre sono ancora in circolazione e continuo a chiedermi come sia possibile».

Eppure le telecamere la scena l'hanno inquadrata.
«Ecco, questo è il punto. Riusciamo a vedere il prima e il dopo, manca il tassello centrale, quel frame che riprende la scena dell'aggressione. Perché non c'è? Forse la telecamera non funzionava? Oppure in quell'area non era neanche stata installata? Gli inquirenti devono essere supportati dalle tecnologie altrimenti diventa tutto più difficile».

Grazie alle telecamere è stato infatti possibile identificare gli aggressori di Gaetano.
«Nel caso di Arturo invece siamo fermi ai riscontri della gente che non parla. Devono dirmi a chi fa riferimento il sistema di sorveglianza e chi deve occuparsi della manutenzione. Si tratta di una grave responsabilità amministrativa sulla quale ritengo debba farsi chiarezza. Come pure vorrei sapere se quei cento agenti di cui parlò il ministro sono mai arrivati?»

La promessa di Minniti qui a Napoli in occasione del comitato per la sicurezza?
«Mi piacerebbe sapere dove sono e che fine ha fatto quel piano anti baby gang di cui si parlò. Ieri mattina in via Foria ho scattato più di una foto che ritraeva situazioni di illegalità assoluta e ho inviato tutto in questura. Se i napoletani cominciassero a denunciare così forse potremmo ottenere qualche risultato».
 
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