C'è un donatore per Elisa, la piccola di tre anni malata di leucemia che commosse il web

C'è un donatore per Elisa, la piccola di tre anni malata di leucemia che commosse il web
Venerdì 19 Gennaio 2018, 14:59 - Ultimo agg. 20 Gennaio, 15:58
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Non perdere mai la speranza, soprattutto se la speranza è quella di salvare la vita alla propria figlia. E qualche volta quella speranza viene ripagata: dopo tanta sofferenza finalmente si vede una via d’uscita al dolore. La storia di Elisa, la bimba di 3 anni e mezzo di Pordenone ma da mesi ricoverata in un ospedale di Roma, affetta da una rara forma di leucemia, ha fatto negli ultimi mesi il giro del web e non solo: ha commosso e smosso l’Italia, ha varcato i confini della penisola alla ricerca di un donatore di midollo osseo compatibile e soprattutto ha sensibilizzato decine di migliaia di persone a tipizzarsi, ossia ad effettuare un esame di compatibilità. E ora, dopo sette mesi, finalmente quel donatore è stato trovato, per la gioia dei genitori della piccola, di suo padre Fabio Pardini che proprio al Mattino raccontò, per la prima volta, il suo dramma.

Dopo mesi di attesa senza mai mollare la speranza, finalmente una buona notizia: c’è un donatore per Elisa. Di che donatore parliamo? 
«Finalmente! Dopo aver aspettato per più di anno la diagnosi (Elisa è affetta da leucemia mielomonocitica infantile, ndr) e vari mesi di attesa abbiamo finalmente trovato il donatore: non è compatibile al 100% ma al 90%. Ma diciamo che rientriamo nella fascia di quelli fortunati: il 40% delle persone malate non ha ancora la possibilità di trovare un donotare. L’alternativa eravamo noi genitori, compatibili però solo al 50%».

Quando e come vi è stata data la notizia? 
«In realtà, ci avevano accennato qualcosa un mese fa ma dovevano capire se il donatore avesse malattie genetiche. Poi una decina di giorni fa, ci hanno detto che era compatibile al 90% e che non aveva malattie genetiche, era sano».
 
Cosa sapete del donatore? 
«Praticamente nulla. Non sappiamo da dove viene. Pare che sia una donna ma non so dire l’età. È top secret. E lei non sa che donerà per Elisa. In alcuni casi si potrà sapere dopo il trapianto, ma di solito c’è molta riservatezza. Noi vorremmo abbracciarla quando sarà tutto finito e quando tutto andrà bene, ma non sappiamo se ne avremo la possibilità. Probabilmente no»,

Quando è previsto il trapianto? 
«Non abbiamo la data ma a giorni».
 
Che sensazione avete provato quando vi hanno dato la notizia?
«Gioia infinita ma anche un poco di sconforto quando abbiamo saputo che la compatibilità era del 90%, anche se ci hanno detto che il 100% di compatibilità in natura non esiste».

Come sta la piccola Elisa?
«Ha passato una settimana di chemio devastanti: per portarla al trapianto devono azzerare le cellule cancerogene insediate nel midollo osseo. Ma la chemio azzera tutto, anche globuli bianchi e rossi: si chiama “aplasia”, questa forma di azzeramento».
 
Esiste il rischio di rigetto?
«Come dicevo prima, pulito il midollo viene fatto il trapianto che in realtà è una trasfusione: esce il sangue della bimba ed entra quello nuovo. Ci vorrà un mese per capire se è andato tutto bene ma noi siamo fiduciosi».

La storia di Elisa ha fatto il giro del web e ha smosso la sensibilità di migliaia di persone: cosa avete visto in questi mesi? 
«Beh, una mobilitazione internazionale! Ci sono state star come Anastacia che hanno condiviso il nostro appello, c’è stato Fiorello e c’è stata la famiglia di Umberto Tozzi, che per prima ha parlato del dramma della nostra bambina. E poi tantissime persone comuni. Tantissime davvero! E soprattutto le persone del Sud Italia, ci hanno dimostrato un affetto e una vicinanza enormi». 

Quanta gente si è tipizzata per Elisa?
«Non saprei dare un numero. Quel che so è che per tre mesi i centri trasfusionali sono andato in tilt! Qualcuno ha addirittura pensato di andare all’estero organizzando veri e propri gruppi. Se dovessi dare una cifra, credo che siano diverse decine di migliaia di persone».
  
Cosa vi ha insegnato questa esperienza?
«Abbiamo imparato che c’è una solidarietà in giro che ha dell’incredibile! Non avrei mai pensato che qui, da solo, in una camera di ospedale con un telefono, insieme alle tante persone che hanno creato la pagina Facebook “Salviamo Elisa” potessi fare tanto. Forse il nostro esempio è che fare solidarietà può essere estremamente importante. Quello che è successo a mia figlia, può succedere a tutti. E ci ha insegnato che i social possono anche fare qualcosa di buono. Anche i media hanno avuto un ruolo importante e tra l’altro proprio Il Mattino fu il primo ad intervistarmi e a permettermi di parlare del mio dramma».

Cosa racconterete ad Elisa di tutto questo?
«Fino alla qualche mese fa Elisa non si rendeva conto di nulla: per lei era quasi una specie di gioco. Ora invece inizia a percepire qualcosa. Noi, io e mia moglie, speriamo solo di farle recuperare il tempo perduto passato in un lettino di ospedale, speriamo che non ricordi molto di questi mesi. Di tutta questa storia le racconteremo però, che la solidarietà è stata capace di muovere migliaia di persone e grazie a quella solidarietà, lei potrà vivere».  
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