M5S va alla conquista del Sud:
​è boom in Campania e Sardegna

M5S va alla conquista del Sud: è boom in Campania e Sardegna
di Carlo Porcaro
Martedì 16 Gennaio 2018, 09:09 - Ultimo agg. 15:18
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Spazzati via i luoghi comuni sul Sud. Nelle regioni meridionali non attecchisce soltanto il cosiddetto voto «clientelare», finalizzato a soddisfare un interesse personale alimentato dal legame con il notabile locale di turno. Alle prossime elezioni politiche, da Roma in giù attecchirà anche il voto cosiddetto di «opinione» premiando in primis il M5s. Al Meridione i grillini nei sondaggi volano, superando con discreto margine Fi e con uno scarto notevole il Pd. A confermare la tendenza, un sondaggio commissionato dai berlusconiani alla Euromedia Reaserch di Alessandra Ghisleri, esperta di flussi elettorali che difficilmente sbaglia.

Secondo la rilevazione effettuata per conto di Fi, i pentastellati viaggiano in Campania in una forbice tra il 33 e il 35%, tra il 34 e 36% in Sardegna, tra il 33 e il 35% in Sicilia ed infine tra il 30 e il 32% in Puglia. Numeri che parlano da soli, a testimoniare una crescita esponenziale del M5S solitamente debole dove contano i portatori di voti, quelli abituati a rastrellare consensi porta a porta. In Campania, basti pensare che alle ultime Regionali vinte da Vincenzo De Luca per 120mila voti in più dell'uscente Stefano Caldoro, i grillini racimolarono appena il 17%; alle politiche e alle successive europee si assestarono intorno al 23. Ora, a cinquanta giorni dal voto dove puntano su Luigi Di Maio come candidato premier, si ritrovano in dote almeno dieci punti in più.

Nel dettaglio i Cinquestelle sono nettamente avanti rispetto ai competitor soprattutto nelle città medie sopra i 50 mila abitanti e nelle fasce costiere del Golfo; a Caserta viene segnalato un testa a testa col centrodestra, che in zona esprime da venti anni una classe dirigente radicatissima; a Napoli e Salerno, invece, i grillini sono dati ancora in fase di rincorsa, dato facilmente interpretabile con la presenza rispettivamente del sindaco partenopeo Luigi de Magistris e del governatore De Luca. In generale, il Mezzogiorno sembra voltare le spalle agli uomini forti che hanno ereditato un bacino elettorale a cui attingere con relativa facilità. Ora, è questa l'analisi di fondo che sta dietro a questo ultimo sondaggio, gli elettori sentono sulla loro pelle grandi problemi sociali: la mancanza di lavoro, la sanità che funziona male, le pensioni troppo basse e i servizi pubblici inefficienti.

 

I grillini non potranno proporsi per risolverli in maniera spicciola e pragmatica, ma vengono visti come una speranza da cogliere, forse l'ultima, la extrema ratio contro il vecchio sistema politico di ogni colore.
Intanto è caccia ai prof e ai candidati eccellenti. «Arruolato un c...»!». Inequivocabilmente infuriato l'allievo del celebre mass-mediologo Marshall McLuhan, Derrick De Kerchove, con chi lo ha associato al M5S per la sua lezione che terrà al meeting dei grillini a Pescara nel prossimo weekend. Il sociologo dell'Università Federico II parteciperà ad una tavola rotonda per discutere di cittadinanza digitale «ma questo non significa per niente che faccio parte in qualche modo degli M5s». Non sposa dunque il progetto né tanto meno si candida a rappresentarlo nelle Istituzioni.
Eppure Di Maio è alla disperata ricerca di accademici che possano dare un volto nuovo ed un contenuto di spessore al Movimento. Da oggi sulla piattaforma on-line gli iscritti cominceranno a votare esprimendo un massimo di tre preferenze alle parlamentarie, ma uno spazio libero per ospitare l'elite che vuole diventare classe dirigente da marzo in poi resterà aperto fino all'ultimo giorno possibile.
La ricerca è continua. La società civile, insomma, il terreno di conquista dei pentastellati. A Napoli, c'è chi ha compiuto un passo ufficiale autocandidandosi su sollecitazione del loro amico Di Maio: il docente ordinario di Diritto privato all'Università Parthenope Ugo Grassi, fervido sostenitore del No al referendum costituzionale e difensore dell'aspirante presidente del consiglio negli errori (presunti, secondo lui) sull'uso del congiuntivo: «Per svelare che l'errore sta solo nell'ignoranza dei giornalisti basta invertire la posizione della principale e della subordinata che noi volessimo fare un referendum, io da sempre (l')ho detto». Classe dirigente del futuro di sicuro vorrebbero esserlo in molti avvocati di grido come il presidente dell'Ordine di Nola Francesco Urraro, anch'egli in attesa del vaglio della Rete, ed un avvicinamento c'è stato col numero uno dei Commercialisti napoletani Vincenzo Moretta in passato vicino agli ambienti di Forza Italia. Hanno contribuito a scrivere il programma del Movimento molti docenti (per lo più romani) tra cui l'economista Giulio Sapelli, l'esperto di diritto tributario Pasquale Tridico, Paolo Morozzo della Rocca in tema di cooperazione internazionale e contrasti agli sbarchi, il prof di Diritto penale Daniele Piva.
Hanno gentilmente rifiutato qualsiasi approccio che portasse ad un impegno diretto il procuratore anti ndrangheta Nicola Gratteri, noti economisti come Carlo Cottarelli (quello della spending review con il governo Letta), Mariana Mazzuccato e Roberto Perotti, solo per citare i più noti. Restano le incognite dei magistrati Pier Camillo Davigo e Nino Di Matteo, nomi pesanti che al massimo potrebbero accettare l'incarico di ministro della Giustizia anche se al momento sostengono di non prendere in considerazione l'ipotesi. Lo scouting di Di Maio non sembra registrare i successi sperati. A confermarlo la presa di distanza di altri due docenti esperti di nuove tecnologie e algoritimi, Massimo Di Felice e Mario Pireddu: saranno a Pescara per discettare di piattaforme digitali per la partecipazione, cittadinanza digitale, «ma senza avere tessere».
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