A San Pietro una messa per i migranti, il Papa: «Non ci rubano nulla, ma devono rispettare le leggi»

A San Pietro una messa per i migranti, il Papa: «Non ci rubano nulla, ma devono rispettare le leggi»
di Franca Giansoldati
Domenica 14 Gennaio 2018, 11:38 - Ultimo agg. 15 Gennaio, 14:31
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CITTA' DEL VATICANO Contro la paura che i 
migranti ci «rubino» qualcosa la risposta è quella 
dell’incontro e non dell’ «alzare barriere per difenderci». Loro però, i migranti, nuovi arrivati nel luogo di arrivo, devono «rispettare le leggi, la cultura e le tradizioni dei 
Paesi in cui sono accolti». Papa Francesco martella sulle porte aperte ai migranti e non fa distinzione tra migranti economici e profughi che fuggono dalle guerre mentre celebra  nella 
Basilica di San Pietro la Giornata mondiale del Migrante e del 
Rifugiato con una grande messa alla quale hanno partecipato, tra i 
fedeli, i rappresentanti di 49 Paesi (soprattutto africani) che hanno esposto le loro bandiere nazionali. In basilica 
anche una settantina di rappresentanti diplomatici accreditati 
presso la Santa Sede e l’Italia. 
Nel corso dell’omelia, Papa Francesco ha ribadito che «ogni 
forestiero che bussa alla nostra porta è un’occasione di incontro 
con Gesù Cristo, il quale si identifica con lo straniero accolto 
o rifiutato di ogni epoca».

Tra i nodi più seri da sciogliere c'è naturalmente la paura dell'altro. «Nel mondo di oggi, per i nuovi arrivati, accogliere, 
conoscere e riconoscere significa conoscere e rispettare le 
leggi, la cultura e le tradizioni dei Paesi in cui sono accolti. 
Significa pure comprendere le loro 
paure e apprensioni per il futuro». Mentre per le comunità 
locali, il trinomio: accogliere, conoscere e riconoscere 
significa «aprirsi alla ricchezza della diversità senza 
preconcetti, comprendere le potenzialità e le speranze dei nuovi 
arrivati, così come la loro vulnerabilità e i loro timori».

Naturalmente, ha riconosciuto il Papa, 
non è facile entrare nella cultura altrui, mettersi nei 
panni di persone così diverse da noi, comprenderne i pensieri e 
le esperienze. E così spesso rinunciamo 
all’incontro con l’altro e alziamo barriere per difenderci. Le 
comunità locali, a volte, hanno paura che i nuovi arrivati 
disturbino l’ordine costituito, ’rubino’ qualcosa di quanto si è 
faticosamente costruito. Anche i nuovi arrivati hanno delle 
paure: temono il confronto, il giudizio, la discriminazione, il 
fallimento». Tutte paure «legittime, fondate su dubbi pienamente 
comprensibili da un punto di vista umano. Avere dubbi e timori 
non è un peccato. Il peccato - ha concluso Francesco - è lasciare 
che queste paure determinino le nostre risposte, condizionino le 
nostre scelte, compromettano il rispetto e la generosità, 
alimentino l’odio e il rifiuto. Il peccato è rinunciare 
all’incontro con l’altro, con il diverso, con il prossimo, che di 
fatto è un’occasione privilegiata di incontro con il Signore».







 

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