«Do not disturb» addio: dopo la strage di Las Vegas gli hotel bandiscono l'avviso da appendere alla maniglia

«Do not disturb» addio: dopo la strage di Las Vegas gli hotel bandiscono l'avviso da appendere alla maniglia
di Carlo Ottaviano
Sabato 13 Gennaio 2018, 08:30 - Ultimo agg. 15 Gennaio, 15:12
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Stephen Paddock il 28 settembre ha preso una camera al 32esimo piano del Mandalay Bay Hotel di Las Vegas e l'ha riempita di fucili d'assalto e pistole, 47 in tutto. Un arsenale contenuto in 10 valigie. Tre sere dopo - erano le 22,05 del 1° ottobre - ha sparato contro la folla che proprio sotto la sua finestra stava assistendo a un concerto di musica country. Con 58 uccisi e 489 feriti ha compiuto la peggiore strage della storia degli Stati Uniti dopo l'attentato alle Torri Gemelle dell'11 settembre 2001. Subito dopo si è suicidato. 

Nei giorni precedenti nessuno era entrato nella camera del 64enne originario dell'Iowa neanche per fare le pulizia. Paddock – si sono giustificati in albergo - aveva infatti applicato il cartellino “Do not disturb”. Tre mesi dopo, zitti zitti, i responsabili sicurezza di alcuni hotel stanno eliminando gli storici cartellini, ambiti oggetto anche di collezionismo vintage. 

A posto dei tradizionali “non disturbare” ora c'è l'indicazione di “Room Occupied”, come a suggerire al cameriere che vuole entrare solo di bussare per non trovare l'ospite in desabigliè o in altre situazioni imbarazzanti. 

L'ultima in ordine di tempo a cambiare la scritta sulle etichette è stata la Walt Disney nei suoi quattro hotel in Florida, a Orlando. Da ora, a due passi dal Magic Kingdom di Paperino e Topolino, almeno una volta al giorno verrà fatto un discreto controllo della camera. Il gruppo Walt Disney ha assunto la decisione in modo assolutamente autonomo, perché anche dopo quell'ennesima strage nessun provvedimento di limitazione dell'uso delle armi era stato preso dalle autorità americane. Contattati dalla CNN, alla Disney non hanno confermato la diretta correlazione della loro decisione alla sparatoria di Las Vegas. 

Già in ottobre a Las Vegas il Boyd Gaming e il Wynn Resorts avevano adottato nuove misure di sicurezza e così subito dopo tutti gli Hilton del Nevada. In pratica il cliente che intendeva mantenere per parecchie ore il cartello “do not disturb” avrebbe dovuto avvisare personalmente il concierge dell'hotel e offrire non meglio precisate garanzie. 

«La Disney – ha scritto ieri il Telegraph - ha fatto un ulteriore passo in avanti aggiungendo la dicitura "The Disney Resort hotel and il suo staff si riservano il diritto di entrare nella tua stanza per manutenzione, sicurezza o qualsiasi altro scopo, anche quando il cartello “Room Occupied” è visualizzato». Secondo il Telegraph il provvedimento sarà adottato anche negli altri hotel Disneyland in California, nonostante le reazioni inferocite dei clienti. I siti della catena sono stati infatti inondati di mail e messaggi che denunciano la violazione della privacy. Alcuni hanno persino affermato che si tratta di una politica intenzionale volta ad aumentare la sorveglianza segreta degli ospiti. «Gli alberghi hanno tutto il diritto di far entrare il personale nelle stanze», hanno risposto al New York Times i responsabili dell’American Hotel & Lodging Association. 

Fatto sta che il terrorismo rischia di mandare in pensione anche le targhette degli hotel. Un danno collaterale – in verità - davvero innocuo se non per i collezionisti del genere.  Ma in Italia è possibile che qualcuno segua l'esempio americano? Alessandro D'Andrea, presidente dell’Associazione Direttori d’Albergo, intervistato dal sito specializzato Italia a Tavola ha spiegato che «in Italia l'attenzione esiste un modo forse diverso ma efficace» e che comunque «il cartellino "Non disturbare" è un sistema per consentire maggiore privacy e non solleva gli addetti dall'applicare la propria professionalità». Per Ezio Indiani, presidente della sezione italiana di Ehma (European Hotel Managers Association) «al di là delle situazioni estreme, mi sembra una buona cosa entrare in camera passate le dodici ore di silenzio da parte dell'ospite». 
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